Capitolo 10: 29 ottobre - 31 ottobre

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Giorno 31, giovedì (mattina)

Harry osservò il petto di Malfoy che si sollevava e si abbassava lentamente, e si chiese se si sarebbero mai più parlati. Decise che non era poi così importante.

Si era svegliato da un sonno profondo ed era rimasto in uno stato di dormiveglia per quelle che erano sembrate ore, pensando a nulla tranne la morbidezza delle lenzuola e il calore della nuca di Malfoy contro il suo volto, mentre dormivano distesi su un fianco, abbracciati, e all'odore di miele, di sudore, di sesso, e dei capelli di Malfoy. Profumavano di... gelsomino, forse? O per lo meno di qualche erba dall'odore piacevole. Erano anche morbidi, e molto sottili. Vi aveva soffiato sopra dolcemente, sentendoli svolazzare contro le sue labbra, e aveva percepito che Malfoy si stava lentamente svegliando, ma Harry aveva aperto gli occhi solo quando Malfoy si era girato sulla schiena. Malfoy gli aveva fatto un sorriso assonnato toccandogli brevemente le labbra con le dita prima di sospirare e richiudere gli occhi, con una mano appoggiata sulla gamba di Harry, le dita che si muovevano in modo assente, tracciando piccoli motivi sulla sua pelle.

Era ancora abbastanza presto: se si fossero affrettati, sarebbero arrivati ancora in tempo per la colazione. Ma Harry sapeva di non avere l'energia di alzarsi dal letto in quel momento, tanto meno di camminare fino alla Sala Grande. Non aveva neanche fame. E, a quanto pareva, neanche Malfoy ne aveva. Quindi restarono stesi sul letto, l'uno di fianco all'altro, immobili tranne per le dita di Malfoy, il loro respiro l'unico rumore nella stanza.

Molto tempo più tardi, Harry dette un'altra occhiata all'orologio. Avevano mancato la colazione. E se non si fossero alzati entro dieci minuti, sarebbero arrivati in ritardo a Trasfigurazione. Sospirò e si mise lentamente a sedere, e Malfoy si passò una mano sul viso e prese un respiro profondo, raccogliendo le forze. Si raddrizzò lentamente a sedere e fece una debole smorfia.

Harry gli toccò la spalla, sollevando le sopracciglia, e Malfoy gli fece un piccolo sorriso e scosse la testa, scacciando le preoccupazioni di Harry, mentre si stiracchiava lentamente e si alzava dal letto. Harry aggrottò la fronte, osservando Malfoy che si vestiva e si preparava a uscire. Malfoy si muoveva come se dovesse costringersi a non stendersi sul letto e rimettersi a dormire. E, a giudicare dalle occhiate preoccupate che di tanto in tanto gli rivolgeva, anche Harry aveva probabilmente un aspetto simile.

Trasfigurazione. Era l'unica cosa che importava. Arrivare in classe, e arrivarci in orario. Non perché avessero paura di perdere punti o di prendere un'altra punizione, ma perché l'alternativa era stendersi e cedere alla stanchezza.

ooooooo

La professoressa McGranitt alzò gli occhi nel sentire il debole mormorio che attraversò la classe quando entrarono, e subito fece loro cenno di avvicinarsi alla cattedra. Harry aggrottò la fronte, confuso; non erano arrivati in ritardo. Appena in tempo, ma non in ritardo.

"Potter, Malfoy, Madama Chips vorrebbe vedervi in infermeria. Ci sono due Auror che vogliono parlare con voi."

"Auror?" ripeté Malfoy, e Harry si rese conto che quella era stata la prima parola che avevano pronunciato in tutta la mattina. "Perché–"

"Non lo so, signor Malfoy. Ora andate e non fateli aspettare; sono arrivati a colazione."

"Auror," disse Harry mentre si trascinavano verso l'infermeria. "Perché? Madama Pantere ci ha già parlato di dove era posizionato l'incantesimo e di cosa stava succedendo quando ci siamo passati attraverso; che altro vorranno sapere?"

"Forse altri dettagli sulla stanchezza e quella roba lì," disse Malfoy, stropicciandosi gli occhi. "Ora che sono preoccupati che l'incantesimo sia stato pensato per farci del male."

Bond di Anna FugazziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora