Capitolo 11: 2 novembre - 5 novembre

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Giorno 35, lunedì

Oggi non avremmo dovuto provare ad andare a lezione, pensò Draco appoggiandosi disperatamente al muro, i suoi pensieri lenti e annebbiati. Saremmo dovuti andare direttamente in infermeria dopo essere usciti dalla Torre di Grifondoro. O forse tornare ai nostri alloggi.

Perché non ci siamo andati?

Perché... perché Potter ha detto che dovevamo provare. Ha detto... qualcosa sul fatto che andare in infermeria è troppo facile, troppo simile all'ammettere che siamo spacciati.

E cosa c'è di male?

Dio, non lo ricordava più. La pietra sotto le sue dita era fredda e liscia, e stava litigando con se stesso, e nemmeno ricordava più su cosa stesse litigando.

Andare in infermeria è un male perché... perché non vogliamo arrenderci. Giusto.

Perché non possiamo tornare ai nostri alloggi invece di andare a lezione di Pozioni?

Perché poi avremmo voglia di fare sesso, e poi sverremmo e nessuno ci troverebbe e...

E cosa c'è di male?

Al diavolo, non lo so.

Avrebbe dovuto protestare di più con Potter. Non avrebbe dovuto lasciare che lo convincesse ad andare a lezione. Ma era nel territorio dei Grifondoro, circondato da loro, e gli altri sembravano dubbiosi, ma in pratica volevano che fosse il loro adorato Harry a vincere, e lui voleva andare a lezione, e Draco non aveva la forza di prendersela con tutti. E poi, aveva pensato, forse hanno ragione, ce la possiamo fare.

Cattiva idea, fidarsi dei Grifondoro, figurarsi fare affidamento sulla loro capacità di giudizio quando si parlava di Potter. Lo adoravano, credevano che potesse fare praticamente tutto. Sebbene Weasley e Paciock e Thomas avessero impiegato circa mezz'ora per farli alzare dal letto, volevano credere che fosse solo una questione di volontà e che, se Harry si fosse impegnato, Harry lo avrebbe potuto fare, perché Harry poteva fare qualsiasi cosa.

Che cazzo, questi stupidi Grifondoro non hanno la più pallida idea del fatto che Harry si tiene a malapena dritto. Loro non avevano un Legame che glielo facesse sentire, e non avevano il buon senso che Dio aveva dato anche al più stupido dei bambini Serpeverde. Un cazzo di senso della realtà.

E la realtà ce l'avevano avuta davanti agli occhi per giorni interi. La realtà era che il giorno prima erano riusciti a malapena a funzionare, e che gli sforzi dell'intera Squadra di Prevenzione del Sonno – come si erano immediatamente soprannominati, alla tipica maniera dei Grifondoro – non erano stati sufficienti a farli restare svegli dopo le otto di sera. La realtà era che quella mattina lui e Potter erano talmente esausti che quasi non erano riusciti a indossare i vestiti, e Seamus Finnigan aveva inventato qualche ragione per cui doveva assolutamente uscire dalla stanza mentre gli altri tre facevano coraggiosamente finta che non gli importasse affatto vedere lui e Potter a letto insieme, nudi come il giorno in cui erano nati e troppo deboli per tirare su le coperte. Se non era quella la realtà, non aveva idea di cosa fosse.

Avrebbe dovuto protestare di più. O forse di meno. Perché anche lo stesso litigio aveva spossato Potter. E Potter era riuscito a percorrere la maggior parte del corridoio che conduceva all'aula di Pozioni, ma in quel momento, con la classe in vista, si era fermato, si era appoggiato al muro, e aveva chiuso gli occhi. E Draco non aveva altra scelta se non fermarsi e aspettarlo, mentre gli altri Grifondoro proseguivano ed entravano in classe.

"Potter." Draco si spinse via dal muro. "Dai."

Potter scosse la testa, e aveva gli occhi vitrei quando incrociò quelli di Draco, e iniziò a scivolare lentamente verso il pavimento.

Bond di Anna FugazziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora