Capitolo 19: 27 febbraio - 16 marzo

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Giorno 152, sabato, continuato

"Oh mio dio," mormorò Harry entrando di corsa in infermeria all'ora di pranzo, con Hermione e Ron alle calcagna. Draco, con Pansy al suo fianco, era seduto su un letto, col braccio sinistro ingessato, una garza che gli copriva una guancia, e il labbro inferiore spaccato. Dio, era peggio di quanto avesse pensato – aveva sentito solo che c'era stata una 'zuffa' e che Draco era in infermeria.

Draco fece un sorriso sardonico. "Aspetta di vedere come sta messo l'altro," scherzò.

Harry scosse la testa, inorridito, e allungò il braccio con esitazione per prendere la mano di Draco, incerto se l'altro avrebbe accettato una manifestazione di affetto in pubblico. Sicuro solo del fatto che chiunque avesse ridotto Draco in quel modo avrebbe dovuto essere raccolto dal pavimento con un raschietto dopo che Harry aveva finito con lui.

"No, sul serio, aspetta di vedere come sta messo l'altro," disse Pansy stancamente, mentre Draco prendeva la mano di Harry e gli indicava di sedersi sulla sedia più vicina a lui, di fronte a Pansy.

"Chi è stato?" chiese piano Hermione, mettendosi vicino a Pansy.

"Goyle," disse Pansy.

"Cosa?" esclamò Harry, infuriato e incredulo, mentre Ron imprecava alle sue spalle.

"Oh, calmatevi, scemi," disse Draco stancamente. "Non è quello che pensate."

"Quando ha finito stava piangendo a dirotto," disse Pansy, scuotendo la testa. "Povero Goyle."

"Ehm... cosa?" chiese Harry, incerto.

"Gliel'ha chiesto Pansy," disse Zabini, avvicinandosi al letto e mettendosi di fianco a Ron con le braccia incrociate. "E non le è stato facile spiegarglielo con parole facili che anche lui potesse capire."

I Grifondoro si guardarono a bocca aperta, completamente confusi.

"Mio padre mi ha disegnato un bersaglio sulla schiena con quella cazzo di Strillettera," disse Draco con impazienza. "Non sarei stato al sicuro se fossi tornato a Serpeverde–"

"Allora perché cavolo non sei venuto a Grifondoro insieme a me?" chiese Harry, esasperato. "Te l'ho detto dopo la colazione che–"

"Sta' zitto, per favore; parlare mi fa male e non voglio sprecare tempo cercando di zittirti. Sì, ti sei offerto ma, come credo di averti già detto, non potevo semplicemente scappare via da Serpeverde. Perché a quel punto, se mio padre decidesse di riprendermi nella famiglia, sarei bollato come un vigliacco senza spina dorsale. Quindi Pansy ha chiesto a Goyle di picchiarmi abbastanza da permettermi di venire qui, senza causare danni permanenti. È stato anche bravo – non mi ha rotto il naso, non mi ha fatto l'occhio nero, solo un paio di costole incrinate, il braccio rotto e il labbro spaccato."

"Siete fuori di testa, tutti quanti," disse Ron, sul punto di svenire.

"Forse, ma qui in infermeria sono anche al sicuro, e non ho perso la faccia, come sarebbe successo se fossi scappato via prima che succedesse qualcosa. E Goyle ha potuto aiutare un amico, e avrà l'approvazione di mio padre e del suo. Tutti ci hanno guadagnato qualcosa."

"Completamente fuori di testa."

"Sai una cosa? Dopo aver passato gli ultimi venti minuti con Goyle che singhiozzava e mi smoccolava la cravatta, non credo che tutti ci abbiano guadagnato qualcosa," disse Zabini con voce tesa.

"Gli passerà," disse Pansy in tono indifferente. "E con un po' di fortuna tutto questo aiuterà Draco a perorare la sua causa quando andrà da suo padre." Zabini fece uno sbuffo di derisione, ma non la interruppe. "Lucius potrebbe pensare che Draco sia già stato punito abbastanza. O, anche meglio, lo potrebbe far sentire in colpa per aver permesso che a Draco venisse fatto del male."

Bond di Anna FugazziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora