Eric servì l'ennesimo cocktail e tornò verso l'angolo dove la sua rossa preferita sedeva con le braccia incrociate e un broncio adorabile sulle labbra, «Dicevamo?», le chiese appoggiandosi sui gomiti.
Hazel lo guardò stringendo gli occhi verde acqua in due fessure, «Siamo amici, giusto?» il barman arcuò un sopracciglio, «Perché me lo chiedi?»
«Rispondi!»
«Si siamo amici, contenta?»
La ragazza lo guardò storto «Allora perché sono l'unica a parlare dei fatti miei?»
«Cosa?»
«Si ormai sai tutto di me, mentre io di te so che fai il barman, hai 26 anni e che i tuoi genitori sono ancora in Svezia.» Eric rise pensando che si, non le aveva raccontato molto di se ma non perché non volesse, solo perché reputava più importante conoscerla a fondo.
«Ma non stavamo parlando di tua sorella?» le chiese cercando di sviare il discorso, gli piaceva parlare con lei, ma preferiva di gran lunga ascoltarla, l'aveva osservata per tanto tempo prima che si conoscessero e adesso che aveva la possibilità di averla vicina, non voleva fare altro che passare sempre più tempo con lei, reprimendo i suoi sentimenti e cercando di essere l'amico di cui aveva bisogno.
«Skylar è stazionaria, è un vegetale sul divano... dubito anche che faccia la doccia...»
«Non deve essere stato facile...»
«Lo so... ho visto anche Nathan e anche lui sta a pezzi, ma è passato quasi un mese quindi o torna da lui o va avanti...ma tu non cambiare discorso! Voglio sapere subito una cosa che non hai mai detto a nessuno!»
L'attenzione dell'uomo venne attirata da Kaden, uno dei proprietari che lo stava chiamando, tornò a guardare la ragazza e le sorrise «Questa tua curiosità impellente può aspettare mezz'ora? Finisco il turno e ce ne andiamo da qualche parte, che dici?»
«Si!»«Deve essere una cosa imbarazzante?»
«No...magari qualcosa a cui tieni particolarmente...», si trovavano nella macchina di Eric, avvicinandosi sempre di più all' East Village, dove il barman divideva la casa con il suo migliore amico.
«Allora...quando mi sono trasferito qui a New York, ho abitato per un po' a Staten Island, lì ho conosciuto una famiglia italiana che mi ha quasi adottato...» parlare di quei momenti era sempre difficile per lui, aveva amato con tutto il cuore quella famiglia che per anni si era presa cura di lui.
Hazel lo guardò, notando gli occhi diventati leggermente lucidi, «Non ha un lieto fine, vero?»
Eric sorrise dolcemente «No, i ricordi che ho di loro sono tutti molto felici, mi hanno accettato così com'ero, senza pretendere nulla da me.»
Si fermò ad un semaforo e guardò la ragazza «I miei genitori volevano che prendessi in mano le redini dell'azienda familiare, ma io non ho mai voluto... la mia famiglia si arrabbiò molto, così io decisi di partire e rifarmi una vita lontano da loro.»
«Non deve essere stato facile cambiare completamente continente, lingua...» Hazel si immaginò un giovane biondo di diciott'anni mentre cercava di ambientarsi in un posto nuovo.
«Si ma io ero parecchio motivato!»
«Questo è certo!»
Eric ripartì guidando lentamente nel traffico del sabato sera.
«Praticamente per i primi tempi ho vissuto di lasagne e parmigiana, la signora Sofia diceva sempre che ero troppo magro.»
«Beh adesso non è più così!»
«Peccato non possano più vederlo...sono morti in un incidente...», l'uomo strinse forte il manubrio fra le mani, ricordando quei momenti orribili in cui fu proprio lui a causare quell'incidente. Eric era stato appena ammesso alla Hudson e Sofia e James avevano deciso di portarlo a cena fuori per festeggiare. Passarono una serata meravigliosa, mentre i suoi genitori "adottivi" lo elogiavano con chiunque capitasse a tiro, al ritorno fu Eric a guidare e mentre parlavano tra di loro, non si accorse del camion che gli andava contro a tutta velocità. Vennero travolti e il veicolo colpí il lato destro della macchina, uccidendo sul colpo i suoi genitori.
«Ehi...» la voce di Hazel lo riscosse dai suoi ricordi, guardò di sfuggita la ragazza che sembrava preoccupata «Mi dispiace Eric...»
«È passato tanto tempo ormai...»
«Gli volevi bene...è normale che tu ci stia ancora male.»
Eric spense il motore e tolse la cintura, Hazel fece lo stesso, guardò per un momento le sue mani e poi decise di buttarsi. Si sporse verso di lui e gli lasció un tenero bacio sulle labbra «Sei un uomo meraviglioso, e loro sarebbero orgogliosi di te...», gli disse arrossendo, quel gesto era stato così spontaneo e non pensò alle conseguenze che poteva avere. L'uomo rimase sorpreso da quel bacio e rischiò il tutto per tutto baciandola a sua volta, mantenendo il contatto leggero, non volendo spingerla. Si staccarono e Eric sorrise notando quello splendido rossore sulle sue guance, le sue labbra erano socchiuse e leggermente arrossate «Uhmm... »
«Non dire niente ok?» le disse accarezzandole una guancia, spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio «se vuoi possiamo rimanere amici e fare finta che questo bacio non sia mai successo... o possiamo...»
«Non voglio fingere che non sia successo!» la ragazza lo interruppe posando una mano sulla sua «ma io non so se sono pronta...»
Eric sorrise «Possiamo andarci piano, sarai tu a dettare il ritmo, ok?»
Hazel portò lo sguardo sulle loro mani unite e sorrise «Mi piaci Eric»
«Jag är kär i dig istället» "io invece sono innamorato di te " le disse inclinando il viso verso il suo per poterle baciare ancora una volta quelle labbra rosse, Hazel ridacchiò «Non ho capito!»
«Ho detto... che anche tu mi piaci molto».
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SWEET SEDUCTION
RomanceSkylar Reave è giovane, bella, studia arte a New York, ed è felice. La sua passione la rende solare e allegra ma nel profondo c'è qualcosa che la spaventa...la voglia di amare...la paura di essere ferita...ancora. Nathan King sembra avere tutto, un...