CAPITOLO 14

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"Ciao." sussurró Federico osservandola dalla porta. Greta restó in silenzio, entrando in casa e poggiando la borsa sul divano. Si posizionó davanti a lui incrociando le braccia sotto il seno, evidenziandolo ancora di più. La cosa non sfuggì agli occhi di Federico che si posizionarono lì involontariamente, Greta scosse la testa lasciando le braccia lungo il corpo.

"Spiegami per favore." sentenzió con tono duro la ragazza appoggiandosi allo schienale del divano in pelle, Federico la raggiunse sedendosi accanto a lei. "Ti giuro su Dio, te lo giuro Greta. Io non ho fatto niente con lei, Greta guardami." Il ragazzo le afferró delicatamente il mento con due dita, girandolo verso di lui per guardarla negli occhi. Quegli occhi che fecero vacillare la corazza dura di Greta, quegli occhi di cui lei era follemente innamorata, tanto innamorata che in quel momento stava odiando Federico perché non riusciva a credere che lui le avesse potuto fare una cosa del genere.

Mentre odiava se stessa perché non riusciva a credere che Federico le potesse essere stato infedele. "E perché eri lì con lei, Federico? Per una rimpatriata fra ex?!" sputó acida distogliendo lo sguardo dal suo. "Lo sapevi che io e lei eravamo rimasti amici Greta, te l'ho sempre detto. Ci siamo rivisti dopo molto tempo e siamo entrati in quell'hotel perché avevamo visto che alcuni paparazzi avevano iniziato a seguirci."

"Perché non mi hai detto che vi sareste visti? Sono o non sono la tua ragazza, Federico?" il calciatore sorrise notando che Greta aveva utilizzato il presente e pensó che magari non era tutto perduto. "Non ti ho detto niente proprio per questo Greta, sapevo che sarebbe successo tutto questo casino. Tutti i miei amici sono parte di me così anche lei Greta, non sono pronto a perderla." spiegó Federico alzandosi.

"Se non sei pronto a perderla allora non sei pronto per noi Federico..." mormoró Greta sentendo la gelosia montare in lei. Veronica era stato il primo vero amore di Federico, uno di quegli amori che non si dimenticano mai. In più era bellissima, molto più alta di lei e molto più sexy." Mi stai ricattando Greta?! Stai dicendo che dovrei scegliere fra lei e te?" chiese Federico iniziando ad alterarsi.

"Mi dispiace, Fede." lo guardó per un'ultima volta imprimendosi nella mente ogni suo dettaglio. Molto probabilmente quella era una scelta affrettata, ma Greta era accecata dalla gelosia, non riusciva più a pensare  lucidamente. Salì in macchina e tiró un sospiro come se fino a quel momento fosse stata in apnea. Finalmente il cervello si ossigenó e Greta si rese conto dell'enorme cazzata che aveva commesso.

Una lacrima di frustrazione le solcó la guancia e sbattè svariate volte la testa sul volante. Prese il telefono pronta a scusarsi con Federico quando le immagini delle sue mani intrecciate a quelle di Veronica le passarono davanti agli occhi, strinse i pugni per evitare una crisi di nervi. Accese il motore e partì verso casa sua.

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Quel lunedì mattina Greta si sveglió prima del solito perché doveva passare in ufficio per sbrigare alcune pratiche, si vestì in fretta già percependo il caldo afoso di giugno e scese in cucina per fare colazione.

Quel lunedì mattina Greta si sveglió prima del solito perché doveva passare in ufficio per sbrigare alcune pratiche, si vestì in fretta già percependo il caldo afoso di giugno e scese in cucina per fare colazione

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"E tu che ci fai già qua?!" sorrise Greta vedendo il suo nipotino seduto sul seggiolone. "Zia!" Greta lo prese in braccio sbaciucchiandoselo tutto, erano un po' di giorni che non lo vedeva e le era mancato tantissimo. "Mi accompagni tu al campo estivo? Nonna ancora non è pronta!" sbuffó osservando il suo piatto di cereali ormai vuoto. "Certo, andiamo!" Greta afferró una mela iniziando a mangiarla e prese per mano Mattia.

In poco tempo riuscì a raggiungere il suo ufficio allo Juventus Center,il traffico non era molto essendo quasi Luglio e soprattutto non ancora le 8.
Si diresse velocemente al suo ufficio chiudendosi dentro e iniziando a lavorare su alcune foto fin quando a metà mattinata la sua porta fu spalancata e un profumo a lei più che familiare invase la stanza.

"E tu che ci fai qui? Bastardo non mi hai detto niente!" esclamò sorpresa Greta alzandosi di scatto dalla sua poltrona girevole e correndo verso il suo amico. "Siamo atterrati ieri sera e volevo farti una sorpresona, quindi... Sorpresa!" rise Paulo abbracciando stretta la fotografa. "Senti io devo finire qui ed ho ancora un po', mi aspetti e poi pranziamo insieme?" Paulo annuì spaparazzandosi sul divanetto in pelle.

L'ora di pranzo arrivó in fretta e i due amici raggiunsero la mensa a braccetto, parlando di tutto quello che non erano riusciti a dirsi, evitando però alcuni argomenti tabù. In mensa finalmente Greta conobbe il nuovo portiere, Mattia Perin. Era davvero esilarante con il suo accento romano corretto, inoltre era un ragazzo davvero alla mano e l'aveva fatta schiantare dalle risate. Una delle sue tante battute fu interrotta da Gaia, la signora della reception. "Greta, c'è un uomo che chiede di te. Ha detto di chiamarsi Alessandro e di essere tuo padre."

Il tovagliolo cadde dalle mani di Greta che diventó improvvisamente sbianca e sentì la gola seccarsi, si giró verso Paulo che, con sguardo preoccupato, si stava già alzando per accompagnarla ma lo fermó con un gesto facendogli capire che sarebbe andata da sola. Attraversó lentamente il lungo corridoio dalle pareti bianche e nere, ovviamente. Lo vide appoggiato ad una scrivania, con la barba grigia incolta e i capelli più lunghi del solito. Indossava dei semplici blue jeans ed una t-shirt, Greta non ricordava l'ultima volta in cui l'aveva visto senza uno dei suoi completi scuri.

La ragazza si avvicinó cautamente e non seppe neanche lei perché, infondo era sempre suo padre e non le avrebbe mai fatto del male, anche se le parole che aveva usato nell'ultima telefonata erano ancora impresse nella sua mente, scritte con l'indelebile nero. Appena Alessandro la vide fece per abbracciarla ma Greta si scanzó, come se il suo tocco bruciasse. "Perché sei qui?" domandó con voce ferma e fredda. "Volevo vederti e scusarmi per l'altro giorno." mormoró l'uomo spostandosi più vicino a lei. "L'altro giorno, come credi tu, è stato più di un mese fa. Papà, se sei qui per scusarti e dirmi che sei stato un padre orribile, non c'è bisogno. Lo so benissimo da sola." sputó Greta guardandolo un'ultima volta e girandosi per ritornare dai suoi amici. Il padre l'afferró per un braccio, impedendole di andare avanti. "Lasciami subito."ringhió stringendo i denti per il dolore." Ti prego fammi spiegare. "

" La lasci, mi sembra che le abbia chiesto solo questo, no?" intervenne prontamente Federico, che, fortunatamente, stava passando di lì dopo la doccia. Alessandro guardó prima il numero 33 e poi la figlia, protetta dal corpo di quest'ultimo." Ti prego." sussurró ancora verso Greta, che giró il viso per nascondere la lacrima solitaria che le stava solcando la guancia.

Riprese i suoi occhiali da sole ed uscì dallo Juventus Center, poggiando un altro macigno sul cuore della povera ragazza.

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Promise Me | Federico Bernardeschi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora