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Eveleen era quasi sicura che, se avesse abbassato lo sguardo sulle sue gambe, le avrebbe viste trasformate in due blocchi di pietra tanto le sentiva pesanti.
Il tragitto per arrivare al suo armadietto sembrava allungarsi a ogni nuovo passo che faceva e nemmeno la musica delle sue cuffie riusciva ad aiutarla.
Si costrinse a pensare che ormai il peggio era passato e solo un'ora la separava dal tornare a casa. Dopo, avrebbe potuto rinchiudersi nella sua stanza e restare lì a poltrire per tutto il tempo che desiderava o forse solo fino a quando sua madre non le avrebbe intimato di smettere di comportarsi come la larva di un insetto.
Sospirò di sollievo quando con la mano toccò il metallo freddo del suo armadietto.
Prese il libro di letteratura inglese e diede un veloce sguardo all'interno per assicurarsi di non scordare nulla. Stava per chiudere l'anta quando un forte rumore accanto a lei la fece sobbalzare.
«Wright!»
Eveleen chiuse gli occhi e respirò a fondo nel tentativo di non cedere al crollo nervoso che sentiva sopraggiungere. Con movimenti calcolati chiuse l'anta, sperando di poter rimandare il più a lungo possibile il momento in cui avrebbe visto il suo viso.
Zack la guardava con un sorrisetto fastidioso sulle labbra, uno di quelli che di sicuro non prometteva nulla di buono.
Eveleen ricambiò l'occhiata per qualche secondo. Le ritornò in mente il consiglio datole da Michael di ignorarlo, fino a quando non se ne sarebbe andato sconfitto.
«Il tuo amichetto non è con te? Ti ha lasciata sola?» La provocò lui, usando un finto tono dispiaciuto e un'espressione che le faceva venire voglia di colpirlo con tutta la forza che possedeva. Ed Eveleen non era mai stata a favore della violenza.
Il suo umore era talmente nero che sicuramente non le sarebbe dispiaciuto urlargli contro, almeno per sfogarsi un po', ma non sarebbe stata una grande idea dato che l'unica cosa che avrebbe ottenuto sarebbe stato un maggiore accanimento nei suoi confronti.
Perciò, lo guardò un'ultima volta, si voltò e iniziò ad allontanarsi.
Per un po' continuò a sentire la pelle bruciare sotto lo sguardo attento di Zack.
Cercò di rilassare i muscoli delle spalle ma, proprio in quel momento, sentì una presa attorno al suo polso. Uno strattone la costrinse a voltarsi e se lo ritrovò davanti.
Pensò di non aver mai visto tanta rabbia quanta ne traspariva dai suoi occhi azzurri in quel momento.
Per riflesso, anche l'espressione di Eve mutò. Rimpianse di non avergli dato un pugno. Tentò di liberarsi, ma ottenne solo che la morsa attorno al suo polso si rafforzasse.
«A meno che non sia improvvisamente diventato invisibile, allora no, non è qui» gli rispose e serrò i denti per impedirsi di aggiungere altro.
In un'altra occasione avrebbe lasciato perdere; non le piaceva discutere, soprattutto con quel genere di persone. Avrebbe attirato l'attenzione su di sé ed era una cosa che proprio non sopportava. Ma la sua pazienza aveva un limite e la settimana passata gliel'aveva consumata tutta.
«Chi ti credi di essere per potermi rispondere così?» Le domandò Zack, alzando il tono della voce.
Eveleen si costrinse a mantenere il contatto visivo, non voleva farsi vedere debole. «Il signorino qui presente ha delle manie di grandezza, a quanto pare.»
In effetti, ci stava prendendo gusto.
Ma, all'improvviso, l'espressione di Zack cambiò di netto e sulle sue labbra apparve un ghigno che la fece rabbrividire. «Dimmi Wright, come ci si sente a essere abbandonata anche dal proprio migliore amico?»
In un attimo, Eveleen sentì tutto il peso del mondo gravarle sulle spalle. La tristezza, il dolore, la delusione, tutti i sentimenti negativi provati in quei giorni la travolsero.
Zack Mikkelsen era la personificazione della cattiveria e scoprire tutti i punti deboli delle proprie vittime era la cosa che sapeva fare meglio.
Quella parola non era stata messa lì per caso, Eveleen ne era sicura. Lei era come una nave e Zack sapeva con precisione dove colpire per farla affondare. Ed Eve era certa che sarebbe crollata proprio lì, davanti all'ultima persona che avrebbe dovuto vederla debole, perché sarebbe stata la prima ad approfittarsene.
«Sicuramente qualcosa che tu non proverai mai Mikkelsen, dato che non hai amici.»
A sentire quella voce, Eveleen non sapeva se sorridere o se scoppiare in un pianto disperato.
«Cooper, anche tu qui? Credevo non ci fossi oggi» lo provocò Zack, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
Neanche Eveleen si mosse di un centimetro e fu la prima a sorprendersi del fatto che preferiva tenere gli occhi puntati sul bulletto davanti a lei, piuttosto che guardare il suo migliore amico. A patto che lo fosse ancora.
«Beh, a quanto pare ti sei sbagliato. Come sempre del resto» lo rimbeccò Michael, avvicinandosi di qualche passo ai due ragazzi. Poggiò una mano sulla spalla dell'altro. «Toglile subito le mani di dosso» continuò, scandendo bene.
Trattenendo un lampo di dolore per la stretta, Zack ghignò divertito e lasciò andare il polso di Eveleen. Sollevò le mani con finta arrendevolezza e rivolse un ultimo sguardo alla ragazza, prima di allontanarsi come se niente fosse.
Quando la situazione divenne fin troppo imbarazzante, Eveleen si costrinse a parlare: «grazie.»
«Figurati» fu la risposta secca di Michael e lei non provò nemmeno a sollevare lo sguardo dal pavimento.
Sarebbe stato troppo doloroso e di sofferenza ne aveva già provata abbastanza.
Decise di andare via, senza aggiungere altro. Forse, sarebbe stato meglio per entrambi, avrebbe fatto la scelta più adeguata. Allo stesso tempo, però, non poteva fare a meno di sentire di star sbagliando ogni cosa. Un'amicizia di quattro anni non poteva essere buttata via per una discussione del genere, non importava quanto lei fosse ferita e Michael arrabbiato.
Stanca, accennò ad andarsene, ma venne bloccata di nuovo.
«Eveleen, aspetta.»
La sua stretta, rispetto a quella fastidiosa di Zack, era più simile a una dolce carezza prolungata e immobile. Sembrava essere in grado di sanare ogni ferita che lei si portava dentro da tempo. Eve si accorse di quanto Michael le fosse davvero mancato. Ogni cosa di lui le era mancata: dalla sua voce ai suoi occhi, dalla sua risata alle sue espressioni buffe, inclusi gli abbracci e le carezze.
Voltò appena la testa per fargli capire di avere la sua attenzione e lui continuò: «possiamo parlare un attimo?»
La campanella ormai era suonata da un pezzo e, se fossero arrivati a quell'ora a lezione, si sarebbero beccati una bella sgridata dal professore.
Eve annuì appena e seguì Michael in una delle aule che rimanevano inutilizzate durante il periodo scolastico.

°°°°°°

«Non ricordavo che parlare per te fosse sinonimo di comunicare telepaticamente» cercò di scherzare, per rompere il silenzio soffocante che si era creato di nuovo.
Come battuta non era un granché, ma sperava di farlo almeno sorridere, oppure di fargli pena. Le sarebbero andate bene entrambe le cose. Per sua sfortuna, invece, non accadde.
Michael puntò lo sguardo freddo sul suo volto.
Eveleen chinò il capo e le sue mani divennero ciò che di più interessante ci fosse nella stanza.
Michael in realtà non era arrabbiato, come credeva Eveleen. La sua espressione era il frutto delle tre notti passate senza chiudere occhio, che gli rendevano difficile anche solo reggersi in piedi. Si passò le mani sul viso tentando di riordinare i pensieri e si sedette su uno dei banchi.
Eve, invece, temeva anche solo di muoversi. Si sentiva sull'orlo del precipizio e credeva che il minimo spostamento d'aria avrebbe fatto precipitare gli eventi verso la loro inesorabile fine.
Poi, però, le riapparve davanti agli occhi l'immagine di quell'orribile uomo dalla pelle pallida e il volto scarno, il tempo, e decise che non ne avrebbe sprecato altro.
«C'erano almeno dieci modi per reagire a ciò che ti ho detto e tu hai scelto il peggiore» mormorò, con lo sguardo fisso a terra.
Michael scattò in avanti, avvicinandosi a grandi falcate. «Oh, ma davvero? Dopo quello che mi hai detto avrei anche dovuto reagire diversamente?»
Ed ecco che succedeva ancora: ciò che lui pensava, usciva deformato e storpiato dalle sue labbra.
Eveleen, sentendosi accusata per l'ennesima volta, alzò il volto ed eliminò la distanza che li separava. «Sì che avresti dovuto, Michael! Cazzo, sei il mio migliore amico, mi fidavo di te e per questo ho deciso di parlartene e cosa ho ricevuto in cambio? Uno sguardo disgustato e di pura delusione.»
Michael sapeva che aveva ragione, sapeva di aver sbagliato nelle parole e nel tono usati, ma ognuno è carente in qualcosa e lui lo era nel porre un freno alla sua preoccupazione.
Con la frustrazione ad appannargli la mente, si ritrovò a urlare. «Eveleen, tu non ti rendi conto di ciò che mi hai detto quel giorno. Se solo lo facessi, allora capiresti il motivo della mia reazione!»
Sulle labbra di Eve spuntò un sorriso incredulo mentre le braccia, prima incrociate contro il petto, le ricadevano prive di forza lungo i fianchi. «D'accordo, allora se credi che io non me ne sia resa conto, perché non mi illumini dall'alto della tua immensa intelligenza, Cooper? Spiegami perché cazzo hai reagito in quel modo!» gridò ancora, sfogando una parte del nervosismo che provava colpendogli il petto.
Lui non si mosse di un millimetro; i ricci biondi gli sfioravano la fronte corrugata, nei suoi dolci occhi verdi non c'era più traccia della gentilezza che lo caratterizzava e la mascella serrata sembrava indurire ogni lineamento del suo volto.
Sapeva che, nel momento in cui avesse schiuso le labbra, avrebbe combinato l'ennesimo disastro: avrebbe ammesso ciò che si era ripromesso di non dire mai, per non ferire Eveleen, per non darle un altro peso da sostenere e per non farla allontanare da lui. Purtroppo però, sarebbe stato inevitabile e, se proprio doveva finire tutto in quel momento, almeno si sarebbe assicurato di non tenersi nulla dentro.

-Angolo Autrice🥀
Ciao a tutti, come state?
State seguendo la vicenda dei ragazzi bloccati nella grotta in Thailandia?
Se sì, come credete che si evolverà la situazione?
Io personalmente, credo sia troppo azzardato farli uscire immergendosi, ma mi rendo conto che potrebbe essere l'unica soluzione.
Spero davvero che riescano ad uscire da lì sani e salvi, hanno vissuto abbastanza in questo incubo incredibile.

Passando al capitolo: abbiamo avuto il "piacere" di rincontrare Zach. Con il passare del tempo, quali sono le vostre impressioni che lo riguardano?
E cosa intendeva con "anche dal proprio migliore amico"?
Nel prossimo capitolo scopriremo il motivo per cui Michael ha reagito male alla notizia datagli da Eve. Secondo voi, qual è la motivazione?
Grazie mille per aver letto il capitolo♡

||Out of the Sky|| P.Jm.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora