☄VI☄

964 133 11
                                    

Quando Eveleen vide i cancelli della struttura farsi più vicini, avvertì un moto di gioia riscaldarle il cuore.
Era quasi una settimana che mancava dal Glenn Mental Health, sia a causa del troppo studio, sia della presenza asfissiante dei suoi genitori che non le permetteva di uscire.
Camminando tra i corridoi sentì il suono di alcuni strumenti musicali provenire da uno dei laboratori. Nonostante fossero ancora un po' disarmonici tra loro, era bello ascoltarli. Eveleen ne traduceva il suono come rappresentazione dell'unione nella difficoltà e nella solitudine, situazioni che spesso i disturbi psichici andavano a esaltare.
Si fermò ad ascoltarli, poggiando le spalle contro il muro.
«Sei stata via tanto.»
Eveleen sobbalzò quando sentì una voce parlare accanto a lei e si portò una mano sul petto come se potesse rallentare il suo cuore che, a causa dello spavento, aveva preso a correre.
«Gwen, mi hai fatto prendere un colpo!» Ma non riuscì a trattenere un sorriso. Era incredibile come avesse la capacità di avvicinarsi senza che gli altri se ne accorgessero.
«Lui era triste» disse di nuovo, parlando con la voce piena di dispiacere.
Eveleen non capì subito a chi si stesse riferendo, ma dopo pochi istanti le sembrò chiaro che dovesse trattarsi per forza di Jimin. Dopotutto, le uniche cose di cui Gwen parlava erano Eveleen e Jimin. E beh, anche le lucciole.
«Mi dispiace, sono stata incasinata con lo studio.»
Gwen annuì, la mente persa in qualche mondo che esisteva solo per lei.
«Magari la prossima volta, se lo vedi da solo, potresti fargli tu compagnia, che ne dici?» Le propose Eveleen, sperando che quello presente sulle sue labbra fosse un sorriso d'incoraggiamento.
Nell'udire quelle parole, Gwen si risvegliò e, con uno scatto, spostò lo sguardo dal pavimento alla ragazza che aveva di fronte. «Sei pazza? Lui non è come noi, credevo l'avessi capito ormai.»
Eveleen sbatté le palpebre un paio di volte. Era rimasta sbalordita dalla risposta della ragazza: lei pazza? Le venne da sorridere pensando all'ironia della situazione, ma durò poco.
«Le lucciole non sono ancora tornate, puoi stare tranquilla per ora» le sussurrò Gwen, mentre le passava accanto per dirigersi in giardino.

°°°°°°

Eveleen si offrì di aiutare le educatrici per cercare, almeno in parte, di distrarsi dalla strana conversazione avvenuta poco prima.
Forse, però, quel giorno la sorte si stava divertendo a giocare con lei: tra tutte le stanze che avrebbe potuto riordinare, le avevano assegnato proprio quella della pittura.
Prese i pennelli per sciacquarli, dato che rimaneva sempre un residuo di colori tra le setole. Osservando i sottili fili spostati dall'acqua e dai movimenti delle sue dita, si perse a riflettere. Sapeva di essere in un ambiente un po' particolare e di sicuro non poteva credere ciecamente a quello che dicevano lì dentro, eppure ciò che Gwen le aveva riferito l'aveva colpita: cosa intendeva dire con 'lui non è come noi'?
Negli ultimi tempi, alcune volte Eve aveva pensato che Jimin non avesse alcuno squilibrio mentale; tuttavia, se si trovava in quella struttura qualcosa doveva pur esserci. E poi, c'erano quelle lucciole di cui Gwen parlava e che nessuno, a parte lei, vedeva. Perché erano sempre collegate a Jimin?
Eveleen si fermò quando si accorse di stare quasi per rovinare i pennelli per la troppa forza adoperata nel lavarli.
Sospirò chiudendo l'acqua e appoggiò le mani sul bordo del lavandino.
Sentiva come il bisogno di proteggere Jimin, ma non capiva da cosa. Dagli altri pazienti? Assurdo, lì dentro nessuno era pericoloso.
Durante il corso di preparazione, gli incaricati delle lezioni ci avevano tenuto molto a precisarlo.
Ripose i pennelli nel barattolo di ceramica fatto a mano e cercò di togliere delle macchie dal pavimento che faticavano ad andare via. Accantonò le mille domande sul perché diamine sentisse il bisogno di proteggere quel ragazzo e spostò la sua attenzione sul Glenn Mental Health.
Si sentì sollevata all'idea che esistessero strutture come quella, che si prendevano cura di chiunque ne avesse bisogno.
Prima di iniziare il volontariato al Glenn, aveva deciso di informarsi un po' e, così, aveva scoperto le cose terribili che accadevano molti anni prima in quei posti.
Fece un veloce paragone tra le strutture moderne e i manicomi del secolo passato, nei quali si effettuavano pratiche terribili come la lobotomia. Da quello che sapeva, alcuni medici lo facevano con la convinzione di curare il paziente, ma finivano solo col distruggere le sue capacità mentali e, talvolta, anche fisiche. Altri invece, usavano gli ospiti delle strutture come cavie umane e, a quel pensiero, Eveleen rabbrividì.
A quanto pare, durante l'epoca Vittoriana, le persone erano quasi affascinate dal dolore e dalla sofferenza dei manicomi, tanto da essere disposte a pagare un biglietto per vedere i malati. Questi, venivano spesso legati con catene e camice di forza e sottoposti a torture orribili.
Eveleen scosse la testa, nel tentativo di allontanare le urla di sofferenza e le lacrime di dolore la sua immaginazione le aveva ricreato nella mente.
Non poteva nemmeno pensare agli attuali pazienti del Glenn che venivano fatti vivere in quelle condizioni, senza diritti e privati dell'identità di esseri umani. Anche se di rado conversava in modo significativo con gli ospiti, era affezionata a ognuno di loro. Da quando svolgeva volontariato lì, aveva conosciuto malattie di cui prima ignorava del tutto l'esistenza. Nonostante i nomi fossero abbastanza complicati da ricordare, alcuni le erano rimasti impressi.
Ad esempio: Ryan, che aveva la stanza accanto a quella di Jimin, era affetto da Intermetamorfosi. Era sempre stranito e confuso quando si trovava in compagnia di altre persone, perché la sua patologia lo portava a vedere una continua metamorfosi di coloro che aveva attorno, come se si fondessero gli uni con gli altri, trasformandosi in continuazione.
Sorrise pensando che le sarebbe piaciuto lavorare nel campo della psichiatria, ma lo riteneva un percorso di studi davvero complicato.
Infatti, era convinta che non si dovesse solo conoscere bene la parte scientifica, ma che fosse importante anche riuscire a entrare in sintonia con i pazienti per poterli aiutare al meglio.
Eveleen credeva fermamente che, oltre alle medicine e alle sedute terapeutiche, molto curativi fossero anche i rapporti con gli altri. Il modo in cui il mondo esterno si relazionava con il paziente può giocare un ruolo fondamentale nel miglioramento della salute di quest'ultimo. Quelle strutture non dovevano essere delle prigioni nelle quali rinchiudere quelli "strani" o quelli "diversi", dovevano piuttosto essere dei lunghi nei quali si potessero insegnare i valori e le regole fondamentali del vivere insieme.
Eveleen per poco non urlò quando una mano si poggiò sulla sua, che teneva stretto lo straccio.
«Ehi, sono io, tranquilla» cercò di rassicurarla Michael, poggiando l'altra mano sulla sua guancia.
Eveleen sospirò, con le labbra che le tremavano per lo spavento. Era già la seconda volta nel giro di due ore che qualcuno la coglieva di sorpresa e nella sua mente si confermò il giudizio che non fosse per niente divertente. Pensò seriamente alla possibilità di attaccare un campanellino al collo di ogni singolo essere vivente lì dentro.
«Lascia lo straccio» le disse Michael, aiutandola ad alzarsi. «Andiamo a prendere qualcosa nel bar qui fuori» continuò, vedendo che Eveleen non si era ancora calmata del tutto.
Non sapeva se fosse per colpa dello stress derivante dallo studio, per la tensione accumulata a causa degli spaventi o per quella maledetta stanza, ma non riusciva proprio a smettere di tremare.
Avrebbe voluto opporsi: dopotutto si era impegnata a portare a termine un lavoro ma, appena uscita dalla sala pittura, le sembrò di scorgere la figura di Gwen che li osservava da lontano e, così, si ritrovò a pensare che uscire per un po' da lì non le avrebbe fatto per niente male.

-Angolo Autrice🥀
Hei, buona sera, come va? 
Questa settimana triplo aggiornamento credo (con quello di domani).
Non so esattamente il perché, diciamo che sono felice perciò sforniamo capitoli a gogo hahaha. Avrete sicuramente capito che Gwen è un personaggio un po' particolare : ha uno strano ruolo nella storia che ancora non è possibile comprendere a fondo e forse non lo sarà mai. In lei coesistono il mistero delle sue frasi e delle sue apparizioni fulminee, ma anche l'ingenuità e l'innocenza causate dal suo disturbo.
Voi come rispondereste alle domande che si è posta Eveleen?

Quella di parlare dei vari disturbi mentali da cui sono affetti i pazienti del Glenn, era un'idea che avevo già da un po' ma che non sapevo bene come sviluppare.
Mi piacerebbe inserire nei prossimi capitoli patologie diverse per rendere la storia un po' "istruttiva".  Il tema attorno al quale ruotano le vicende dei vari personaggi, è tanto delicato quanto importante.  Personalmente credo sia semplicemente orribile e disumano il modo in cui venivano trattate le persone con disturbi mentali prima della chiusura dei manicomi e mi piacerebbe molto poter discutere maggiormente di questo tema.
Voi che ne pensate? Potrebbe essere interessante o renderebbe i capitoli pesanti?

Comunque sia, spero che la storia vi stia piacendo! Come sempre, se avete qualche dubbio o cose del genere chiedete pure. Un bacio e a domani xx

||Out of the Sky|| P.Jm.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora