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Il tessuto della maglietta, assieme ai lattei raggi lunari, scivolò giù dalle sue spalle di Eveleen, sfiorandole la pelle in una delicata carezza.
Jimin trattenne il fiato per un istante, poi passò le labbra tremanti sulle sue clavicole, ricalcandone il contorno con attenzione.
La sentì stringere le braccia attorno al suo collo, mentre il suo respiro accelerava e il suo petto si muoveva più velocemente.
Nonostante fosse passato parecchio tempo e di cose ne avesse imparate, riguardo quell'ambito Jimin ancora non ne capiva molto.
Le brevi e imbarazzanti lezioni con Michael si erano fermate fino a un certo punto, cosa di cui Jimin era sicuramente stato sollevato: certi argomenti sicuramente non era interessato a trattarli con lui.
Così, in quel preciso momento, si ritrovò in balia delle proprie emozioni, senza una scaletta di azioni da eseguire e un calore insopportabile nel basso ventre, che gli rendeva difficile il ragionamento.

Eppure, nonostante l'impaccio, l'iniziale imbarazzo e la preoccupazione di essere scoperti, la loro prima volta fu splendida.
<<Quella dovresti toglierlo tu, non scomparirà se continuerai a fissarlo intensamente>> gli aveva sussurrato Eveleen, dopo averlo beccato con lo sguardo perso e fisso sul reggiseno che lei aveva indosso.
<<Avrei dovuto chiedere a Michael un preservativo, anche se non credo che i suoi mi sarebbero andati bene>> aveva scherzato lui, per tentare di distrarre Eveleen dal dolore di una prima intrusione.
Le battute e le risatine avevano arricchito il loro momento speciale, senza abbassare le dosi di romanticismo o di amore.
Si erano ritrovati entrambi in una situazione totalmente nuova.
Desideravano solo assaporarla il più possibile e far sentire bene la persona amata.
Avevano esplorato l'uno il corpo dell'altra, scoprendo punti sensibili, arrivando anche a ricordare vecchi aneddoti magari per un profumo che si diffondeva nell'aria all'improvviso, per un colore o per un suono.
La loro prima volta era stata speciale, differente da qualsiasi altra ci sarebbe mai potuta essere, per il semplice fatto che erano assieme.
Jimin aveva stretto le loro mani e intrecciato le dita, lasciandole poi un bacio sulla fronte prima di spingersi in lei.
Per Eveleen era come se Jimin riempisse ogni spazio attorno, tutto era concentrato su di lui: i grilli sembravano frinire il suo nome, le fronde degli alberi parlare col vento della sua bellezza, il cielo guardare con tenerezza un figlio che cresce e cambia.
Ed Eveleen si sentiva al sicuro, protetta, come se il creato acconsentisse alla loro unione e mettesse in questa piccoli dettagli per renderla ancora più speciale.

Per Jimin, tutto quello che stava accadendo era magico.
Non era interessato a conoscere la biologia, la chimica o l'anatomia, non in quel momento almeno.
Per lui non si trattava di ormoni, di un processo naturale volto a riprodursi.
Jimin vedeva in quelle azioni l'espressione più alta e concreta dell'amore che una persona può provare per un'altra.
Vedeva la fiducia e la passione, l'attenzione e l'altruismo impiegati nel far stare bene e nel sentirsi bene.
Era un continuo dare e ricevere, un alternarsi e un ripetersi di azioni delle quali non avrebbe saputo dare una corretta definizione.
Magari era un tocco appena accennato, uno sguardo intenso per dare sicurezza, l'accenno di un sorriso, un bacio leggero come una farfalla, una dolce parola sussurrata.
Tutto ciò per lui era la più palese e chiara espressione dell'amore.

Così quella notte, a metà tra il cielo e la terra, sotto la volta celeste e gli astri luminosi, accadde ciò di cui raramente si è testimoni: il sottile e fragile filamento del destino di un essere umano, si legò inesorabile a quello forte ed eterno di una Stella, seppur Cadente.

°°°°°

Andare via dal Glenn la mattina seguente per Eveleen non fu una passeggiata.
Tra qualche dolore ancora presente e le gambe che tremavano per l'emozione, solo alzarsi dal letto e uscire dalla stanza di Jimin le parve simile a una delle tredici fatiche di Ercole.
Non avrebbe mai voluto abbandonare quel caldo rifugio creato dalle loro braccia intrecciate, ma le regole dell'ospedale erano ben chiare: nessun esterno aveva il permesso di dormire all'interno della struttura e lei aveva già infranto quella regola la notte precedente, ma era necessario che nessuno lo sapesse.
L'incontro con Anne, proprio davanti le porte del Glenn, era poi stato per metà imbarazzante e per metà confortante.
La donna l'aveva guardata sorpresa, domandandosi cosa ci facesse lì mezz'ora dopo l'alba, ma la confusione era durata poco.
In qualche modo, Anne aveva capito senza che Eveleen le dicesse nulla.

||Out of the Sky|| P.Jm.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora