Capitolo 24 "Di nuovo tu nei pensieri"

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La sua voce.
Quant'è che non la sentivo? È più bassa e più roca di come la ricordavo.

Mi giro lentamente. Quasi timorosa di trovarmi nuovamente inchiodata ai suoi occhi verdi.

Mio malgrado mi trovo a trattenere il respiro.
Toglie il fiato. Indossa un abito grigio scuro che sembra fatto su misura per lui. Le spalle sono, se possibile, più ampie e possenti di quando non fossero prima.
Il suo bellissimo viso è coperto da una barba leggera, molto curata. Il capello più corto.
Il ragazzo che ricordavo è diventato un uomo splendido.

"Ciao Maxwell"

"Ti trovo bene." Mi dice non distogliendo i suoi occhi dai miei.

"Anche tu."
Il mio cuore traditore accelera i suoi battiti.
Fermo. Basta. Non puoi emozionarti solo per uno scambio di convenevoli!

"Sei con Flynn?"
"Si. " rispondo indicando un punto alle sue spalle.

Lui si gira e posa gli occhi su Patrick che, ignaro, sta ancora conversando amabilmente con zia Abby.

"State insieme da parecchio oramai."
"Si sono sei anni. Mi ha chiesto di sposarlo."
Non so perché me ne sono uscita con una frase così infelice. Nessuno è a conoscenza della proposta.
Mi pento di quello che sto dicendo nel momento stesso in cui lo dico.

Vedo i suoi occhi ridursi ad una fessura mentre mi risponde.

"Allora congratulazioni."
"Ma io ancora non ho accettato"
Sempre peggio. Ma cos'ho che non va?

Lui inarca un sopracciglio ma ha la decenza di non commentare.

Mentre siamo lì, io imbarazzata e lui divertito, dalle sue spalle spunta una mano dalle unghie laccate di rosso.
"Ah eccoti" dice lui" volevo presentarti Jessica Avery, la figlia del miglior amico di mio padre."

"Ciao" mi fa lei allungando la mano per stringere la mia "Sono Erin"

Mi odio per la sensazione fisica che mi provoca vedere la ragazza di Gabriel.

È alta quanto me, con lunghi capelli castani. I suoi occhi invece, sono grandi e scuri.

"Ciao, Jessica... Jess." dico
"Gabriel non mi ha mai parlato di te"
"Perché avrebbe dovuto." Rispondo. "In fondo sono solo la figlia del migliore amico di suo padre"
Guardo Gabriel che sta ridendo sotto i baffi. Ha capito che sono indispettita.

Fortunatamente la cerimonia sta per iniziare e liquido Gabriel ed Erin con un generico "ci vediamo in  giro".

Raggiungo Patrick che nel frattempo si è liberato da zia Abby e ci andiamo a sedere.

"Ho visto che stavi parlando con Maxwell. Tutto ok?" Mi chiede cercando di dissimulare la sua preoccupazione.

"Certo. Tutto ok! Ci siamo semplicemente salutati. Sono passati tantissimi anni. Non sono più una ragazzina infatuata del belloccio di turno. " gli rispondo protendendomi verso di lui e lasciando un bacio leggero sulle sue labbra.

Lui non mi lascia andare e con la mano impedisce alla mia testa di scostarsi.
Il bacio a fior di labbra diventa un bacio più passionale, un rincorrersi di lingue.
Mi accorgo però che mentre mi sta baciando, il suo sguardo corre oltre le mie spalle. Premo i palmi delle mani sul suo petto e lo scosto da me.

Seguo la traiettoria disegnata dai suoi occhi che termina, due file dietro la nostra, su Gabriel.
I suoi occhi verdi sono cupi. La sua mascella contratta.
Distolgo lo sguardo e torno a concentrarmi sui miei genitori, non prima di aver fatto capire a Patrick quanto non mi piaccia essere usata a beneficio esclusivo di Gabriel.

Cerca di scusarsi ma sono molto infastidita.
La pressione che mi sta mettendo addosso da quando mi ha chiesto di sposarlo, sta diventando insostenibile.
Attendo la fine dello scambio delle promesse e dopo essermi congratulata con i miei, sento il bisogno di allontanarmi così entro in casa e salgo le scale che portano alla mia vecchia camera.
Dentro è tutto rimasto come lo ricordavo. Il letto ad una piazza e mezza, la scrivania, il pannello con le mie foto preferite, i miei libri.
Mi siedo sul letto e vengo sommersa dai ricordi.

Ricordi di incursioni notturne, di baci, di mani addosso, di corpi che si cercano nel buio della notte. Il calore del suo corpo contro la schiena, la notte che si è fermato a dormire in camera mia, il lago, i giochi in acqua,  la prima volta che l'ho sentito dentro di me.  Sospiro.

"Disturbo?"
L'oggetto dei miei pensieri si materializza sull'uscio della porta.

"Cosa ci fai qui?"

"Ti ho vista entrare in casa. Mi sembravi turbata."

"Ti sbagli." Rispondo secca.
Faccio per alzarmi dal letto ma lui, fulmineo, mi raggiunge, sedendosi accanto a me.
Sono a disagio. Sento nelle narici il suo profumo.
Le nostre cosce si sfiorano. Sposto impercettibilmente la mia, ma lui  la segue, riaccostando la sua.

"Maxwell mi dici cosa diavolo vuoi ? Non mi hai seguita fino in camera per fare conversazione!"

"E se invece fosse così, Avery? Se volessi solo parlare un po' con te?"

"E fossi io a non volerti parlare?"

"Ancora non sei riuscita a perdonare la cazzata che ho fatto, vero?" I suoi occhi catturano i miei, mi guardano fin dentro l'anima.
Con quella domanda sospesa nell'aria rimaniamo a fissarci per un momento che sembra infinito.

L'ho perdonato? Mi chiedo.
E la risposta è si. Eravamo giovani ed immaturi. Si  sbaglia e lui, ha sbagliato. Non posso ancora avercela con Gabriel, anche se ha distrutto il mio amore, anche se ha distrutto me. Non si può pretendere che qualcuno sia diverso da quella che è la sua natura. E' Lui era così. Leggero, acerbo.
E allora perché sono così turbata. Perché vorrei che sparisse dalla mia vita? Perché il mio cuore non smette di fare le bizze?

"No, non ce l'ho con te Gabriel. È passato tanto tempo." Gli dico abbassando lo sguardo.
Lui alza la mano per sistemare un ciuffo di capelli che mi copre parte del viso.
"Li porti più lunghi" sussurra.
Al suo tocco, tanti piccoli brividi mi attraversano.
Alzo di nuovo gli occhi verso di lui, stupita e sorpresa dal suo gesto.

"Maxwell, che fai?"

"Shhhh.... " si avvicina pericolosamente annullando la distanza che separa le sue labbra dalle mie.

"Jess, sei di sopra?"
La voce si Patrick mi fa sobbalzare.
Mi scosto velocemente da Gabriel.
Dio! Stavamo per baciarci!

"Si sto scendendo!" Rispondo "tu aspetta qui" intimo a lui che nel frattempo si è alzato.

"Hai paura che il tuo fidanzato possa pensare male?"chiede impertinente.

"Gabriel, smettila. Ti ho perdonato. Di acqua ne è passata sotto i ponti. Abbiamo la nostra vita. Non possiamo dimenticare tutto? In fondo un weekend di sesso non può essere così sconvolgente da doverne ancora a parlare a distanza di anni!" Gli dico mentre mi dirigo fuori dalla camera.

Lui rimane solo, in piedi, al centro della stanza.

" Invece si, Avery. Può essere sconvolgente."
Ma io non lo sento perché sono già uscita.

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