Capitolo 39 " Sei sempre stata tu"

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Ci siamo addormentati poco dopo aver fatto di nuovo l'amore. Mi risveglio con la testa poggiata sul petto di Gabriel e con le nostre gambe intrecciate.
Sento i battiti regolari del cuore mentre lui dorme ancora profondamente. Guardo il suo viso così bello e mi chiedo se nostro figlio avrà i tratti del padre. In ogni caso, sono sicura sarà bellissimo.
Faccio un sospiro perché so che devo andare ma non ne ho la minima voglia. Devo parlare con Patrick, voglio essere finalmente sincera e raccontargli tutto, lo devo a lui e a me stessa. Finalmente la nebbia che avvolgeva la mia mente si è dissolta e so chiaramente quello che voglio. E non so se questo coinciderà con quello che vorrà anche Gabriel, ma a prescindere, non posso più stare con Patrick. Gli voglio bene, tanto. Ma non posso più fare finta di amarlo e di voler costruire una vita con lui.
Cerco di alzarmi piano ma vengo trattenuta da due braccia muscolose.

"Ancora non hai capito che non mi piace che vai via senza dirmi nulla?"
Alzo il viso fino ad incontrare due giade bellissime.
"Stavo per andare a farmi una doccia, Gabriel. Ti avrei svegliato per salutarti." Gli dico lasciandoli un bacio leggero sulle labbra.

"Vai da lui?"

"Si" rispondo mentre vedo il suo sguardo incupirsi.

"Gabriel non posso non farlo. Gli devo delle spiegazioni. Patrick è stata la mia roccia in questi anni, il mio porto sicuro, quando ci siamo lasciati ero l'ombra di me stessa. Lui mi ha aiutato con pazienza e amore a risalire la china. Non posso semplicemente andare via. " Gli dico tutto d'un fiato.

Vedo un sorriso farsi largo sul suo viso.

"Ho capito bene?" Mi dice " Stai andando da lui per lasciarlo?"

"Si... ecco, non significa però che dobbiamo stare insieme io e te... non voglio che tu ti senta obbligato." Non riesco a finire di parlare che Gabriel mi prende e mi trascina sotto di sé, schiacciandomi con il suo corpo.

"La vuoi smettere di farneticare? Noi stiamo insieme. Prima lo capisci, meglio sarà. Sei la mia donna. Lo sei dal nostro primo bacio a dieci anni, Jess. Sei tu, sei sempre stata solo tu." Mi dice guardandomi negli occhi.
Sento una lacrima scivolare lentamente sulla guancia e la sua bocca chinarsi dolcemente a raccoglierla.

"Ti amo, Jessica Avery. Ti amo da una vita." La sua voce giunge come una dolce melodia alle mie orecchie. Le parole che ho tanto desiderato sentire, finalmente senza più nuvole all'orizzonte che ostacolano il nostro futuro.

"Ti amo anche io Maxwell. Con tutto il mio cuore." Gli dico avvicinando le nostre labbra.
Ci baciamo mente le lacrime si mischiano ai nostri sorrisi, le sue mani bloccano le mie sopra la testa, il suo desiderio mi preme addosso.
Penso di non essere stata mai più felice di così.

"Gabriel..."

"Mmmmm" mugugna lui non smettendo di baciarmi.

"Io devo andare, voglio chiarire per sempre questa storia. Poi torno qui.... andiamo fuori in un posto carino? Devo parlarti ."

"Di cosa?" Mi chiede allarmato alzandosi sui gomiti.

"Nulla di brutto, almeno spero... puoi avere ancora un po' di pazienza amore?"

"Ok, prenoto in quel ristorante in centro dove ci portavano sempre i nostri genitori, ti ricordi come si chiama?"

" Si certo! The Private Garden. È perfetto."

"Ti aspetterò per l'una."

"Si d'accordo" Gli dico scendendo a fatica dal letto, bloccata dal suo corpo bellissimo che non accenna a spostarsi di un millimetro.

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