Capitolo 31 " Decisioni scomode"

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Guardo l'orologio che segna le due di notte.
Gabriel dorme cingendomi la vita con le mani, cerco di scivolare fuori dal suo abbraccio senza svegliarlo.

"Scappi di nuovo?" Mi dice riprendendo con forza i miei fianchi e attirandomi nuovamente contro il suo petto.

"Devo andare, lo sai. Non posso rimanere"
"Non va bene così, Jess, non puoi fare l'amore e poi sgattaiolare via per correre di nuovo tra le braccia di Patrick. Poi cosa fai? Scopi anche lui per placare  la tua coscienza ?"

"Per favore, ti prego, non dire così. Io..." ma le parole mi muoiono in bocca.
Cosa posso dirgli? Ha ragione da vendere, sono confusa.

"Cos'è che vorresti da me, Maxwell?" Gli chiedo guardandolo negli occhi.

"Te" risponde semplicemente lui mentre mi prende il viso tra le mani e mi bacia dolcemente.

"Ho bisogno di tempo" gli dico sulle labbra
"Si ma non farmi aspettare troppo, sono sette anni che aspetto!"
"Ma cosa dici?"
"Avery, non ho smesso un minuto di pensarti. Ho provato a sostituire il tuo viso, il tuo corpo, con decine di altre ragazze, ma nessuna, mai, era te"

Le sue parole mi lasciano a bocca aperta, non avrei mai creduto possibile che in quegli anni lui mi avesse pensata e desiderata. Anni in cui io, lentamente, ricostruivo la mia vita senza Gabriel, con un altro uomo.
"Ora devo proprio andare." Mentre lo dico sono già fuori dal suo abbraccio. Non so perché ma l'unica cosa che desidero è correre a casa, a rifugiarmi tra le mie coperte. Sento la necessità di mettere spazio tra me e lui perché se mi sta così vicino non riesco a pensare lucidamente.

Mi rivesto in fretta e chiamo un taxi.

"Jess, aspetta" sento dire alle mie spalle ma io sono già fuori e corro veloce sulle scale senza neanche aspettare l'ascensore. Lui mi raggiungerebbe e non me la sento di parlargli ancora, il senso di colpa e' un macigno sul mio petto e mi illudo che allontanandomi da lui in qualche modo si attenui.

Il taxi è già ad aspettarmi sul marciapiede e in pochi minuti sono a casa.

Vedo la macchina di Patrick parcheggiata nel vialetto e, sentendomi una vera stronza, preparo una scusa confezionata sul momento.

"Ehi, ciao! Stavo per chiamarti, ma dov'eri finita?" Mi dice lui che deve essere appena rientrato.

"Con Ally... quando sei andato via non mi andava di finire la cena da sola, l'ho chiamata e mi ha raggiunto al ristorante e dopo siamo andate a bere una cosa in centro." Gli rispondo con una tranquillità esteriore che cozza totalmente con la tempesta che ho nella testa e nel cuore.

"Amore, scusami. Ti prometto che mi farò perdonare" mi dice avvicinandosi ed abbracciandomi.

Resto fredda tra le sue braccia. Le sue parole hanno scovato una voragine nera nella mia anima. Non è lui a doversi far perdonare, non è lui ad avermi tradita.

"Jess, mi dici cos'hai?"

"Nulla, sono solo stanca." Gli rispondo scostandomi e dirigendomi verso il bagno.

"Faccio una doccia veloce e arrivo a letto"

"Amore è tardissimo. Non ti conviene farla domani mattina ?"

"Ci metto cinque minuti. Abbiamo fatto quattro salti con Ally ed ho sudato"

"standing ovation alla notte degli Oscar per Jessica Avery", penso sentendomi sempre di più una merda.

"Ok, ti aspetto." Mi dice con la voce carica di aspettative, vuole fare l'amore. Lo conosco.

L'acqua calda lava via dal mio corpo l'odore di Gabriel e dopo, mi sento di nuovo, in parte pulita.

Mi attardo più del dovuto sperando che il sonno e la stanchezza abbiano avuto la meglio su Patrick e infatti, lo trovo addormentato. Il suo bel viso è rilassato e le sue labbra carnose sono leggermente socchiuse. Ripenso a tutto quello che lui ha fatto per me e con me in questi ultimi sette anni. Mi ha guarita dalle ferite profonde che Gabriel mi aveva lasciato e io lo sto ripagando tradendo la sua fiducia. Io lo amo anche se l'amore che provo è un sentimento più tiepido rispetto alla passione dirompente che Maxwell provoca in me solo guardandomi. Non amo Patrick di un amore passionale, lo amo di un amore caldo e sereno.
Guardandolo dormire mi rendo conto di non essere disposta a rinunciare a lui e al nostro progetto di vita. Gabriel è una felicità effimera, di scarsa durata, non riesco ad immaginare un futuro con lui, con una vita sempre vissuto sul filo del rasoio, sempre con la paura che una contrarietà minima turbi il nostro equilibrio.
Mentre faccio questi pensieri sento il cellulare vibrare.

"Mi manchi, vorrei tu fossi qui"

Non rispondo anzi spengo il cellulare rimettendolo nella borsa non prima di aver cancellato le ultime conversazioni con Gabriel.

Domani chiederò di cambiare i turni attuali che, al momento, coincidono con i suoi e mentalmente mi preparo il discorso che ho deciso di fargli.
Questa storia tra di noi non ha senso, è solo una forte attrazione fisica, senza sentimento.

Mentre mi sdraio accanto a Patrick e mi accoccolo tra le sue braccia penso che non vorrei essere in nessun altro posto al mondo.

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