3-Brother&Sister

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Michael pov's

La situazione era letteralmente precipitata nel giro di una manciata di minuti.
Diedi un occhiata a Mia che ancora stringeva la mia mano visibilmente sconvolta da quello che era successo pochi istanti fa, a dirla tutta anche io lo ero, Luke non si era mai comportato così soprattutto nei confronti di mia sorella, non lo riconoscevo né tantomeno capivo il perché, era innamorato di Tiffany ok, ma veramente veniva prima di noi, la sua famiglia?!

Kat odiava vederci feriti, odiava vedere qualcuno farci del male, ricordo ancora quando in quinta elementare un bambino spinse Luke che si mise a piangere fu lei a difenderlo, dando un altra spinta al bulletto facendolo cadere nonostante fosse il doppio di lei, alle superiori venivo spesso preso in giro per via dei mie capelli dai colori bizzarri, un giorno si presentò a scuola con i capelli del mio stesso colore e da li ogni volta che cambiavo colore anche lei lo faceva.
Lei era cosi, e anche questa volta voleva farlo, anche questa volta voleva proteggerci,  perché lei sapeva benissimo che un cuore spezzato é peggio di una qualsiasi ferita, una ferita si cura in pochi giorni, un cuore spezzato a volte non bastano anni, e lei lo sapeva bene e non voleva che anche Luke lo provasse, era impensabile per lei.

«Michael vado da Kat» Mia sciolse le nostre mani e la vidi sparire su per le scale.
Davanti a me un Luke distrutto, non l' avevo mai visto così, era per terra, in ginocchio, con la testa fra le mani, era come se quello schiaffo da parte di mia sorella l'avesse risvegliato riportandolo in sé , facendogli realizzare le parole crudeli che gli aveva riservato, soprattutto su Travis, colui che l'aveva fatta più soffrire.
Mi avvicinai a lui poggiandogli una mano sulla spalla, tremava come una foglia.
«Luke»
Luke alzo finalmente la testa, i suoi occhi erano arrossati, lividi, e le lacrime gli rigavano il viso, sembrava un altra persona.
«Cosa ho fatto Michael? Cosa ho fatto!?» Luke affondo la testa nella mia spalla, di colpo percepii un forte odore  di alcol, capii che non era stato Luke a parlare, ma probabilmente l'alcol, ciò non lo giustificava certo, la mia voglia di prenderlo a ceffoni non era diminuita certamente, e probabilmente uno gle l'avrei tirato volentieri ma vederlo così ora mi faceva capire che era abbastanza già quello che stava provando ora.
Rimanemmo fermi li per non so quanto tempo, in silenzio rotto solo dai singhiozzi di Luke.
Mia apparve vicino a me scuotendo la testa guardandomi dritto negli occhi.
«Niente da fare, non mi ha aperto la porta, l'ho sentita solo piangere, Michael ti prego vai da lei a te darà ascolto, ci penso io a Luke » la voce di Mia andò via via muorendo diventando un sussurro.

Lasciai Luke con Mia, salii a due a due gli scalini che portavano alle nostre camere, la porta della camera di Kat era chiusa a chiave, mi ricordai che  nascondeva una chiave di riserva dietro al quadro vicino alla sua porta, era incline a perdere cose, così ne teneva sempre una di scorta per sicurezza.
Aprii la porta, Kat era lì rannicchiata nel letto con la testa nascosta nelle ginocchia.
Mi faceva sempre male vederla così, ogni volta era come se una fitta al petto mi colpisse era come se potessi sentire il suo dolore.
Avevo paura a toccarla, sembrava un vaso di cristallo che al solo tocco poteva andare in mille pezzi, cautamente mi avvicinai al suo letto per poi stringerla a me.
«Michael mi dispiace, io non volevo, non volevo colpire Luke » la sua voce era a malapena udibile e rotta dai singhiozzi.
Ancora una volta metteva davanti gli altri, invece che se stessa, Luke gli aveva riservato parole dure che l'avevano finita ma l'unica cosa di cui si stava preoccupando era chiedere scusa per l'aver colpito Luke.

La strinsi ancora più a me accarezzandogli i capelli, quasi cullandola, senza dire nulla.
Senti una lacrima farsi spazio sul mio volto, avevo paura, paura di come ora  sarebbero drasticamente cambiate le cose fra noi tre, non potevo nemmeno lontanamente immaginare come le cose sarebbero pricipitate ancora di più di lì a poco...

Katherine pov's

Nella mia testa rimbombabavano ancora le parole di Luke.
Ero veramente invidiosa di quello che avevono lui con Tiffany e Michael con Mia?!
Una parte di me diceva di sì, non avevo mai avuto fortuna in amore.
Mi ero innamorata solo una volta e mi era bastato, avevo deciso che non volevo più amare, non volevo più una storia dopo quello che mi era successo.

Travis Swan il quarterback della squadra di fottball, alto, moro, occhi verdi, insomma  sembrava il principe della sirenetta, aveva tutte ai suoi piedi.
Avevo anche io una cotta per lui in terza liceo, quello stesso anno mi fece credere che anche lui aveva una cotta per me e quel estate iniziammo ad uscire.
Al inizio del quarto io e lui ormai eravamo una coppia io ero così innamorata di lui, e anche lui lo sembrava di me fin quando non fui umiliata davanti l'intera scuola, uscì fuori che ero solo una scommessa.
Esatto una scommessa, la squadra di football aveva scommesso se  Travis sarebbe riuscito o meno a conquistarmi e portarmi a letto.
Ci era riuscito, per me lui era stata la mia prima volta in tutto, la prima volta che mi ero innamorata, il primo bacio, la prima volta, il primo fidanzato.
Mi lascio dicendomi che appunto  era solo una scommessa e che gli avevo fatto vincere un bel po' di soldini, e che non mi aveva mai amato, in quel istante il mio cuore andò in frantumi riducendosi in mille pezzi come un bicchiere di cristallo, infondo era così che mi ero sentita, un oggetto, un giocattolo che quando ti stufi lo butti via.

Non volevo assolutamente che Luke provasse un dolore simile, non l'avrei mai permesso, ma tutto era andato a rotoli, avevo rovinato tutto ed ora Luke mi odiava e faceva male, faceva quasi più male di cio che mi aveva fatto Travis.

Mi alzai svogliatamente dal letto, controllai i messaggi nessuna traccia di Luke, ormai era passato qualche giorno e non l' avevo più né sentito né visto.

Mi infilai una vecchia maglia di mio fratello e scesi in cucina, mi preparai un caffè ed uscii nel giardino beandomi della pace che regnava in casa.
«Finalmente ho l'onore di godere della tua presenza» la voce calda e roca di mio fratello mi fece sussultare per lo spavento.
Si avvicino a me poggiando la sua testa sopra la mia, i bei tempi quando eravamo alti uguali o addirittura quando io ero più alta di lui erano definitivamente finiti, mente io mi ero bloccata lui aveva continuato a crescere ed ora erano trenta i centimetri che ci dividevano.
Beh dicevo sempre che avevo una giraffa domestica in casa, Michael dalla sua diceva sempre che aveva un criceto che scoreazzava liberamente per casa, ed ad essere onesti me lo meritavo.

Presi un sorso del mio caffè annuendo così da dare fastidio a Michael, che al mio gesto come previsto sbuffo infastidito.
«Senti ti va se io e te, solo io e te, tu ed io..»
«Michael taglia corto, sputa il rospo non farla troppo lunga mi metti ansia» sputai acida, i giri di parole mi innervosivano e non poco.
“mio dio quanto sei acida" borbotto Michael prima di continuare «stavo per dirti, ti va di andare al cinema?»
Io e Michael adoravamo guardare film insieme, sin da bambini, mano a mano che crescevamo quando uno dei due era giù proponeneva all'altro di guardare un film.
Nostro padre ebbe la geniale idea di farci una stanza adibita a cinema con, un gigantesco televisore, poltrone e anche la macchina per i pop corn.

«Perché invece di andare al cinema non andiamo nella sala film e c'è ne scegliamo uno?!» pensai un attimo, per poi voltarmi verso mio fratello lo guardai dritto negl'occhi puntandogli  un dito contro «maratona Star wars» sentenzia.
«Ti amo, ringrazio il celo di avere te come sorella e non una che mi propone la maratona di twilight» Michael mi abbraccio quasi soffocandomi.
Mi liberai dalla sua presa dirigendomi di nuovo in cucina «oh quella ci sarà dopo la maratona di star wars»
"ma perché non sto mai zitto?!" lo sentii borbottare dietro di me.
Mi sfuggì una risatina alla sua reazione, ma duro ben poco perché mi torno in mente che noi le maratone di star wars l'avevamo già fatte, anche più volte ma questa volta sarebbe stato diverso non ci sarebbe stato qualcuno, quel qualcuno che ormai da giorni aveva lasciato un vuoto in me, un vuoto che aumentò la grandezza della voragine che ormai sentivo al posto del cuore e che più passavano i giorni più faceva male.

Business love affair ||Luke Hemmings Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora