thirty-nine

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Luce.

Jimin

Fischio.
Continuavo a sentire un rumoroso e fastidioso fischio nelle orecchie, ed era così assordante.

Al momento vedevo ancora tutto buio, ma non ne potevo più di quel rumore, e senza neanche rendermene conto aprii anche gli occhi, e non immaginai che anche l'aprire gli occhi risultasse tanto difficile.

Le mie palpebre sembravano sigillate e pesanti, quasi come se ci fossero dei mattoni sopra.

"Jimin! Jimin!"

Oltre a quel fischio si aggiunse anche quella voce, che però non risultava molto chiara, e mi sentivo sott'acqua.

La vista però, iniziò a dare cenni, e anche se appariva ancora offuscata, ero riuscito a intravedere una donna che molto probabilmente mi stava guardando.

Dannazione, era una sensazione orribile quella che stavo provando, mi sentivo quasi come se fossi stato pietrificato e ora stavo riuscendo a "liberarmi".

"Dottore dottore! presto! Jimin è sveglio"

La voce non era la stessa di prima, aveva una tonalità più roca e bassa.

Finalmente i miei occhi si aprirono.

La prima cosa che vidi erano macchine attaccate a me che controllavano il mio battito cardiaco, delle flebo attaccate alle mie braccia rinsecchite, e tre persone davanti a me che mi fissavano con le lacrime agli occhi.

Non feci in tempo a riconoscere neanche le facce, che la donna di prima si fiondò su di me, e mi strinse forte.

"Grazie al cielo il mio Jimin è salvo"

Le sue mani erano sui miei capelli, che stranamente arrivavano alle spalle, e quel profumo e quei tocchi, erano così rilassanti e piacevoli.

"Ti senti bene, ti fa male qualcosa?" si staccò poi, solo per guardarmi in faccia e rivolgere le sue attenzioni alle mie guance.

Non mi sembrava vero, non poteva essere.
"M-ma t-t-tu-"

"Eccomi. Spostatevi tutti per favore." disse l'uomo, facendo gentilmente spostare la donna prendendo poi il suo posto.

"Mi vedi Jimin? Mi senti?"

Annuii con la testa, per poi spostare lo sguardo sulla donna che fece un dolce sorriso, quasi per rassicurarmi.

Subito dopo, mi chiese il numero delle dita che metteva, e subito dopo mi puntò una luce in entrambi gli occhi.

"Ti ricordi come ti chiami?"

"j-j-" provai a parlare, ma sentivo la bocca asciutta, e quasi a leggermi nel pensiero il ragazzo dalla voce bassa, mi porse gentilmente un bicchiere d'acqua.

Mi sentivo tutto rigido, e ci misi un po' per alzare il braccio. Anche le dita non aiutavano, ad ogni minimo movimento non facevano altro che scrocchiare.

Il ragazzo allora, porse delicatamente il borso del bicchiere sulle mie labbra, e iniziai finalmente a bere.

"J-jimin" risposi finalmente all'uomo, che annuì.

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