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Era riuscita ad addormentarsi solo alle prime luci dell'alba e si svegliò molto tardi. Sentiva ancora una pesante stanchezza addosso.

Si affacciò alla finestra: la piscina era deserta.

Forse una nuotata l'avrebbe aiutata a rilassarsi. Indossò costume e copricostume.

La casa era stranamente immersa nel silenzio.

Si stese su una sdraio a prendere il sole, mentre il vento le portava il profumo dell'erba.

Si chiese che fine avessero fatto i suoi amici chiacchieroni. Si alzò e provò a guardare verso il campo da golf: forse Zack e Normann avevano deciso di fare un'altra partita. Ma non le sembrava di scorgere nessuno in lontananza.

«Sono andati in città a fare spese pazze.» Paul stava uscendo in quel momento dalla casa e si stava dirigendo verso di lei. «Lo hanno deciso ieri sera.» Inclinò la testa a destra come per studiarla meglio. «Delusa? Se vuoi posso accompagnarti io.»

Irritata, non delusa. Ma non con i suoi amici.

Era irritata da lui, perché sembrava aver dimenticato completamente gli avvenimenti di quella notte.

«No, grazie. Preferisco rimanere qui.» Si tuffò sott'acqua.

Quando riemerse dall'altro lato, Paul l'aveva raggiunta su quel bordo. «Per favore, non fuggire ancora.»

Tornò a nuotare nell'altra direzione. «Pensavo avessimo chiarito la cosa.» riuscì a dire tra una boccata e l'altra.

La sua risata la raggiunse dall'altra parte. «No, non l'abbiamo chiarita. Ho l'impressione che non riusciamo mai a stare nella stessa stanza... da soli. Detesti così tanto la mia presenza?»

Alex era stanca. «Perché sei qui?»

Stanca di lottare. «Perché non sei rimasto in Europa?»

Uscì dall'acqua e si avvolse in un telo.

«Ne avevo abbastanza di Caren.»

Se l'avesse pugnalata alla schiena le avrebbe fatto meno male.

Gli sorrise sarcastica. «Certo. Una a Londra, una a Berkeley... Dimmi, Paul, quante ce ne sono ancora?»

Lui la guardò confuso.

«E ti permetti di insultare me.»

«Di che stai parlando?» Aggrottò le sopracciglia.

«Che c'è? La sbronza di ieri sera ti ha fatto dimenticare tutto?»

«Ieri sera?» I suoi occhi sfuggirono a destra cercando di afferrare i ricordi. «Sì, ieri sera dopo cena ho bevuto un po' nello studio.»

Alex diventò ancora più cinica. «Un po'. Nient'altro? Bene, vuol dire che l'alcol ha fatto il suo dovere.» Prese la sua roba e si diresse verso l'interno della casa.

«Aspetta.» Paul la prese per un braccio. «Stanotte sei venuta nello studio, questo me lo ricordo, ma... Sì, mi hai coperto con la giacca e...»

«Ti sta tornando la memoria. Buon per te.»

Si voltò ma lui la trattenne ancora. «Aspetta! Non abbiamo finito.»

Alex sentiva crescere il peso del dolore. «Puoi essere solo tu a decidere quando è finita, giusto? Ti è così difficile accettare un no da una donna?»

«Stai mentendo. Tu mi vuoi, ammettilo! Mi vuoi qui e ora. Mi vuoi nel tuo letto. Mi vuoi ogni volta che mi guardi.»

I suoi nervi crollarono in una risata isterica. «Tu sei pazzo. Perché pensi che verrei a letto con te?»

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