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Quel lunedì mattina Normann ammonì il suo amico per ricordargli i suoi doveri alla Cal. «Non credi sia arrivato il momento di rientrare?»

Durante la notte aveva smesso di piovere, il prato era ancora bagnato, ma il cielo era ormai ripulito da ogni nuvola.

Si trovavano in veranda e Zack e Clara si erano abbandonati placidamente sul dondolo.

«Ancora cinque minuti.» scherzò di rimando. «Che stai bevendo?»

«Tè freddo alla pesca.» dichiarò soddisfatto Normann dalla sua poltrona di vimini, facendo scioccare la lingua. Diede un altro lungo sorso al bicchiere ricoperto di condensa. Il ghiaccio all'interno tintinnò come per accompagnare il cinguettio degli uccelli tra i rami.

«Cavoli, mi hai fatto venire sete solo a guardarti. Vado a prendermene uno. Clara, lo vuoi anche tu?»

«Sì, grazie. È bello vederti fare moto ogni tanto.» Gli scoccò la frecciatina insieme ad un bacio.

Zack si alzò comunque a fatica e controvoglia per andare in cucina, nel momento in cui il rumore di una macchina attirò la sua attenzione e quella degli altri. Si voltarono a guardare un taxi che stava percorrendo il viale di ingresso fino a fermarsi all'entrata della villa.

Dopo qualche secondo la portiera posteriore si aprì e scese Paul; fece il giro della macchina per aprire l'altro sportello e aiutò Alex a scendere a sua volta.

Il taxi ripartì lasciandoli mano nella mano, occhi negli occhi. Poi si abbracciarono: le gli cinse il collo con le braccia, lui le tenne le mani sui fianchi. Poco dopo si stavano già baciando.

«Credi che dovremmo dirlo a Zack? Voglio dire, è il nostro capo. Tu lo conosci meglio di me, come la prenderebbe?»

Paul le sorrise. «Credo che cercherebbe un bicchiere per brindare. E poi...» Si voltò raggiante verso la casa e alzò il tono della voce. «... Non penso che il problema si ponga.»

I loro amici erano rimasti immobili, a bocca aperta e con gli occhi sgranati per la sorpresa.

Il primo a riprendersi fu proprio Zack. «Già, credo proprio che il tè non basti per brindare.»

Alex arrossì nel rendersi conto che si erano scambiati quelle effusioni davanti a loro, ma Paul le fece forza, le mise una mano dietro la schiena e la accompagnò sulla veranda. «Abbiamo avuto un guasto alla macchina.» provò a giustificarsi.

«E questo lo so. Ora prova a dirmi qualcosa che non so.» disse Zack maliziosamente.

Clara si accorse dello stato in cui erano i loro vestiti. «Che avete combinato? Sembra che vi siate rotolati nelle pozzanghere.» I pantaloni macchiati, le camicie stropicciate.

«Già.» Alex era sempre più in imbarazzo. «Abbiamo dovuto camminare a bordo strada sotto la pioggia. Ora andiamo a cambiarci.»

«Io e Alexandra pensavamo di tornare a Berkeley questo pomeriggio e... Come dire?... Ci servirebbe una macchina.»

«Sì, credo di capire la situazione.» Il sorriso di Normann si unì alla malizia dell'amico. «Potete prendere la mia.»

Paul tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un paio di chiavi che porse a Normann. «Queste sono della mia auto. Hanno detto che ci vorrà un giorno per ripararla; la riporteranno qui domani. Se la prendi tu, potremo riscambiarcele in osservatorio.»

«Perfetto.» esordì Zack trionfante. «A quanto pare la nostra vacanza dovrà prolungarsi di un altro giorno.»


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