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La luce del sole filtrava attraverso le tende della finestra. Alex si rigirò nel letto e ci guardò attraverso, scorgendo i rami di uno degli alberi del cortile.

Era tranquilla, rilassata, appagata.

Il ricordo della notte appena passata la faceva stare bene.

Si voltò per guardare l'uomo steso al suo fianco, per sorprendersi sola nel suo letto. Si mise a sedere e si guardò intorno: i suoi vestiti erano sparpagliati per la stanza e riconobbe le scarpe di Nick. Sorrise: senza scarpe non sarebbe andato molto lontano.

Le arrivarono attutiti i rumori della cucina. Decise di alzarsi. Indossò la vestaglia e raggiunse Nick. Si fermò ad osservarlo di spalle, ai fornelli, intento a preparare la colazione.

«Buon giorno, mio dolce angelo.» la salutò appena la vide. «Sei bellissima.»

Lo sguardo che le stava rivolgendo la bloccò sulla soglia. Arrossì e sorrise al complimento. «Buon giorno.»

«La colazione sarà pronta tra un minuto.»

Alex era curiosa. «Sai cucinare?»

«Mia madre ha sempre detto che un vero uomo deve saper viziare la propria donna, a cominciare dalla cucina.»

«Mi piace tua madre.» ammise lei.

Si sedettero a tavola, dove li attendeva una colazione che avrebbe sfamato una squadra di football: caffè, fette biscottate, burro, marmellata di albicocche, uova con pancetta, frittelle e sciroppo d'acero. Di solito la colazione di Alex si riduceva a trangugiare una tazza di caffè mentre infilava le scarpe per andare a lavoro, ma quella mattina si lasciò viziare da Nick.

Poi, tra una fetta imburrata e una frittella, si fece coraggio e affrontò il doveroso discorso del "mattino dopo". «Nick, noi dobbiamo parlare.»

«Sono tutto orecchi.» fu la semplice risposta di lui. «Di cosa vuoi parlare?»

«Beh, di quello che è successo stanotte.» Lo guardava negli occhi mentre sorseggiava caffè. «Non avevo previsto che le cose andassero così tra noi.»

«Meglio allora che tu non sia una veggente. C'è il bello della sorpresa.» Tratteneva a stento una risata.

«Nick, non sto scherzando.» Sapeva di dover affrontare la cosa, ma non sapeva con quali parole. «È che, a un certo punto, io non ci ho capito più niente.» L'imbarazzo stava prendendo il sopravvento. Non era facile dichiararsi così vulnerabile.

«Stai cercando di dirmi che non ti è piaciuto?» Finse disappunto: sapeva benissimo l'effetto che aveva su di lei.

Alex cedette, al suo corpo e ai suoi sentimenti. «No. Anzi.»

«Vedo che siamo d'accordo. Tutto a posto allora.» Quel sorriso era disarmante. Alex non avrebbe potuto fare o dire niente, se non ammettere che Nick era riuscito a conquistarla. Le era entrato dentro. L'aveva amata come lei desiderava essere amata. E all'improvviso si rese conto che ricambiare quell'amore non le sarebbe costato fatica. «Sì, tutto a posto.» Però pensare che non sarebbe rimasto lì per sempre le strinse il cuore. Voleva stargli accanto e voleva che lui stesse con lei. «Ho una proposta per te, ma se sto correndo, ti prego, fermami.»

«Spara.» Si pulì la bocca con il tovagliolo prima di dedicarsi di nuovo alle uova.

«Tu hai affrontato questo viaggio pazzesco per me, e stai per affrontare una situazione ancora più dura per me. Io credo che il minimo che possa fare io per te è offrirti la mia ospitalità. Potresti recuperare la tua roba dall'albergo e venire a stare qui.»

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