Capitolo 13

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Scattai delle foto alla scatola prima di aprirla, come ogni detective che si rispetta.
L'aprii direttamente e vidi all'interno della scatola, la foto di uno scivolo e con sotto un biglietto avente come oggetto la frase che mi ripeteva, ogni notte.
Chiamai Fran e Anna sperando che loro potessero darmi una mano, entrambi erano convinti che fosse uno scherzo di cattivo gusto, nulla di complicato, io sentivo che stava per succedere qualcosa.

Erano mesi ormai che non vedevo Peter a scuola, anche di svista sembrava essersi dissolto nel nulla.

Ho provato molte volte di chiedere a Christine se l'avesse visto ma lei ha semplicemente ignorato la mia esistenza.

Come ogni adolescente che si rispetti, chi appartiene al rango più elevato della scala adolescenziale, di certo non può parlare con i comuni mortali.
Nascondeva qualcosa, me lo sentivo.

Decisi di ritornare da sola nel bosco, ormai nessuno più mi dava peso a cosa dicevo.

Gli adolescenti passano sempre quella fase in cui si sentono in una bolla, nonostante gli altri provano a perforarla, non saranno mai all'altezza di comprendere i nostri pensieri ecco perché, decisi di restare un po' da sola con me stessa.

Misi una felpa nera con cappuccio e mi addentrai oltre la recinzione, sembrava tutto così buio e grigio che iniziai a pensare che fossero solo, proiezioni della mia mente.

Sentii un rumore provenire dai cespugli circostanti, mi posi le cuffiette alle orecchie, fingendomi ignara di cosa mi circondava.

Mi sentivo seguita, iniziai ad avanzare il passo ma avevo la sensazione, di qualcuno che mi stesse mettendo il fiato sul collo. Iniziai a pensare a tutte le volte che mia madre, mi indirizzava sulle cose da non fare per non mettermi nei guai.

Ovviamente era troppo tardi per poter tornare indietro così, tirai un sospiro di sollievo e mi voltai verso il suono.

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