2. La vita

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LA VITA

Chi è più saggio?
Colui che accetta tutto
o colui che ha deciso
di non accettare nulla?
La rassegnazione è saggezza?
Eugène Ionesco


Lo scorrere del tempo tra le mura bianche di quell'ospedale procedeva in maniera lenta ed estenuante. La mente di Claudio continuava ad affollarsi di pensieri e possibili scenari che vedevano sua sorella ed il suo piccolo naturalmente coinvolti. Si interrogava sulla natura del problema insorto, sulla sorte di Anna e del bambino, e si diceva che qualsiasi cosa sarebbe successa non l'avrebbe scalfito.

Aveva imparato, nel corso degli anni, a gestire le sue emozioni più crude e viscerali in maniera egregia. Non aveva più paura del male. Se fosse capitato, lo avrebbe accettato.

Era semplicemente diventato un essere umano impassibile di fronte alla cattiveria della vita e qualsiasi cosa stesse succedendo a sua sorella - si ripeteva, perché in realtà dentro di sé le emozioni scalpitavano per fuoriuscire in tutta la loro violenta natura - sarebbe stata motivo del suo stesso destino e lui avrebbe solo potuto rassegnarsi alla realtà e continuare a vivere la sua vita indisturbato.

Passò un'altra buona mezz'ora prima che un dottore si avvicinasse a Claudio, chiamandolo per cognome - probabilmente appreso dalla sorella -. Il viso contratto in una smorfia tutto fuorché rassicurante.

Gli chiese se fosse il fratello di Anna e se potesse chiamare i suoi genitori affinché li raggiungessero in quel luogo pregno di quell'odore forte, agro, di disinfettante.
Claudio all'epoca odiava quell'odore perché lo associava a brutti ricordi ormai seppelliti nella sua anima. Ancora non lo sapeva che presto, invece, sarebbe diventato l'aroma di casa sua.

"No, non posso", rispose duramente, "noi non abbiamo i genitori. Può dire a me".

"Oh", rimase ampiamente stupito il dottore di fronte a lui, corrugando le sopracciglia. Poi lo guardò a lungo, probabilmente soppesando le parole con cui rivolgerglisi, e infine gli strinse le spalle tra le mani, in un gesto sicuramente di supporto.
"Mi dispiace, ragazzo".

*

Sua sorella era morta.

Se n'era andata per sempre.

Anna non ci sarebbe mai più stata.

Claudio si guardava attorno spaesato, non un accenno di pianto sul suo volto, non un indizio di disperazione sul viso. Solo tanto, ma non troppo, smarrimento.

Si era ripromesso di stare bene, di accettare qualsiasi tipo di inconveniente o avversità, e così avrebbe fatto.

Fin da subito.

Fin da subito cercò quindi di essere forte.

Sua sorella era morta e decise di accantonare questa notizia prima ancora di comprenderla appieno e realizzarla totalmente. I medici gli avevano spiegato cos'era successo e quello che loro avevano fatto per salvarla, ma a lui non importava. Voleva solo andarsene da quel posto angusto e puzzolente, fumarsi qualche sigaretta, bere qualcosa, dimenticare e ricominciare la sua vita direttamente a partire dal giorno seguente, come se niente fosse successo.

Mario dal canto suo, incitato dal capo reparto che sicuramente voleva metterlo alla prova e testare le sue abilità, lo osservava a qualche metro di distanza. Era bello, quel ragazzo dagli occhi verdi - si concesse di pensare. Poi gli si avvicinò.

L'aria per me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora