17. Scuse

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A te. 💚
Tanti Auguri!

17
SCUSE


La gentilezza delle parole
crea fiducia.
La gentilezza di pensieri
crea profondità.
La gentilezza nel donare
crea amore.
Lao Tse



"Hey, ciao", lo salutò confuso, "non ti aspettavo qui".

Claudio era appena rientrato a casa dopo aver parlato con Cristiano al solito bar in cui andava a svagarsi e sfogarsi e aveva trovato inaspettatamente Mario ad aspettarlo in salotto.

Con la fronte aggrottata congedò velocemente Martina, la babysitter, e lo raggiunse sul divano.

Non si sarebbe mai aspettato la sua presenza lì, altrimenti sarebbe tornato a casa prima, e aveva maledettamente voglia di capire perché si fosse presentato da lui e cosa volesse dirgli.

"Devo parlarti", sospirò Mario allontanandosi un po' per mettere più distanza tra i loro corpi perché sapeva che sarebbe bastato un solo gesto di Claudio e lui si sarebbe immobilizzato sotto al suo tocco non riuscendo più a finire il discorso.

Claudio annuì serio e lo invitò a continuare.

"Mi dispiace per oggi", cominciò a parlare torturandosi le unghie delle mani, "è un periodo strano per me, in più sono sommerso di impegni tra l'Università e il tirocinio in ospedale", cercò di spiegare, "e a volte mi sembra di aver smarrito la via da percorrere, non solo per l'esame che non ho passato, ma proprio in generale, perché so che sto trascurando i miei studi di recente e, non so, ho paura di perdermi e non voglio che accada perché è il mio sogno, l'unico sogno della mia vita, diventare un bravo ostetrico".

"Pensi che io ti sia d'intralcio?", chiese serio ma pacatamente Claudio, davvero interessato a capire i suoi dubbi.

"Non... non lo so. Tantissime persone sono, per esempio, fidanzate, frequentano altri ragazzi o fanno altre cose oltre a studiare, lo so, eppure a me sembra di non riuscire più a dedicarmi all'ostetricia come prima", ammise, "e il problema è solo mio, tu non hai colpe", si zittì per qualche secondo, poi ricominciò: "tutta questa situazione mi ha fatto accumulare stress e nervosismo, senza contare che stavo studiando e tu continuavi ad interrompermi, così ho sbroccato ingiustamente contro di te. Mi dispiace", si scusò nuovamente, portandosi l'unghia del pollice tra i denti e iniziando a mangiucchiarla, nervoso.

A Claudio si sciolsero un po' i muscoli osservando quella scena. Soprattutto uno anche se fingeva di non cogliere alcuna sensazione strana e nuova all'altezza del petto.

"Non fa niente, Mario. Sono io che devo scusarmi per quello che ti ho detto. Non è vero che mi sei servito solo per Pietro", decise di rassicurarlo.
Mario lo guardò scettico e Claudio gli afferrò una mano stringendola tra le sue per infondergli tranquillità e trasmettergli la sua sincerità.

"Se tu non... se tu non vuoi più avere niente a che fare con me, Claudio, vorrei me lo dicessi ora. Sai quanto mi costa fatica fare le cose che faccio con te, e le voglio fare, non fraintendermi", sospirò arrossendo, "però se ci spingiamo... oltre... per me poi potrebbe diventare... difficile, non so se mi spiego", si morse il labbro, "preferirei finirla qui ora se tu sai già che non te ne frega un cazzo di me".

Claudio deglutì a disagio. Non sapeva come affrontare quella situazione.

"No, certo che no. Te l'ho detto: non volevo dirlo. È che mi dispiace che tu pensi ancora quelle cose su di me perché pensavo avessimo superato quella fase", spiegò.

L'aria per me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora