25. Anestetizzato

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ANESTETIZZATO


Tutte le emozioni,
anche quelle che vengono
soppresse e inespresse,
hanno effetti fisici.
Le emozioni inespresse tendono
a rimanere nel corpo come
bombe a orologieria e
nel loro piccolo ticchettio
sono malattie in incubazione.
Marilyn Van Derbur



Claudio stava male.
E non solo per modo di dire.

No.

Da quando Mario gli aveva detto di sparire dalla sua vita accusandolo di avergliela resa peggiore, Claudio viveva in uno stato di shock emotivo intenso. Lo aveva detto il dottore che Cristiano si era premurato di chiamare a casa Sona perché troppo preoccupato per il suo amico.

Stava male davvero. Dal punto di vista clinico.

Viveva come anestetizzato, come se nulla avesse più senso o significato, come se fosse disconnesso dal mondo. Perfino verso Pietro sembrava essere diventato nuovamente indifferente.
Il bimbo lo cercava ma lui lo guardava senza realmente vederlo.

Parlava poco e ascoltava a stento le parole che gli venivano rivolte. Si era chiuso in se stesso e passava le giornate a stretto contatto solo con il suo dolore esploso tutto in un colpo che si traduceva in apatia e solitudine.

Le parole di Mario, ancora una volta, erano state la goccia che aveva fatto traboccare il vaso già ricolmo di tante gocce che nient'altro erano se non tanti piccoli traumi già subìti e accumulati l'uno sull'altro. Che lui forse aveva il potere di distruggere fisicamente le persone, è vero, ma Mario stava lentamente distruggendo lui a livello psicologico.

Cristiano e Martina - che nel frattempo era tornata a lavorare per Claudio - erano a dir poco preoccupati. Cercavano di essere presenti il più possibile alternandosi ma il loro esserci o meno sembrava non interessarlo. Più volte avevano cercato di convincerlo ad alzarsi e uscire un po', che magari l'aria gli avrebbe fatto bene, ma da un mese Claudio aveva deciso di non mettere più piede fuori casa perché si sentiva insignificante e aveva paura di ferire le persone. Cristiano aveva anche provato a parlargli seriamente della possibilità di iniziare un percorso con un professionista in grado di aiutarlo ma lui non si sentiva ancora pronto ad affrontare un cammino di quel genere. Sentiva solo il vuoto. E il male che aveva provocato.

Fu Martina a prendere in mano le redini della situazione. Claudio era talmente tanto perso che non si accorse di nulla.

Un giorno chiamò Mario.
Non per parlargli di Claudio e di quello che stava attraversando, perché non lo riteneva corretto. Voleva solo fare in modo che si vedessero. Era infatti convinta del fatto che, pur senza sapere cosa fosse accaduto tra i due, solo la presenza di Mario avrebbe potuto risollevare Claudio da quello stato di impotenza in cui era caduto, e nonostante Cristiano le avesse sempre chiesto di non intromettersi nella loro storia, che avevano condiviso e che ormai era finita, lei ritenne di doverlo fare per il suo bene. Si prese quindi la responsabilità di qualsiasi cosa ne sarebbe derivata, e attese che il ragazzo dall'altra parte della cornetta le rispondesse.

Mario era appena rientrato a casa dopo una giornata in facoltà, sulle spalle ancora in peso di quanto era successo due sere prima con Lorenzo a quella dannata festa universitaria.
Aveva appena premuto invio al messaggio di risposta proprio a quest'ultimo che gli chiedeva di vedersi, quando il telefono prese a suonare tra le sue mani.
Non aveva quel numero salvato nel cellulare, così rispose senza remore.
Rimase stupito nel sentire la voce della babysitter annunciarsi e salutarlo, ma la lasciò parlare. Pietro gli mancava da impazzire e se avesse avuto bisogno del suo aiuto sarebbe accorso senza pensarci due volte.
E infatti fu proprio del bambino che Martina iniziò a parlargli, inventando su due piedi la scusa di aver bisogno di lui per un piccolo consulto. A Pietro probabilmente stavano spuntando i primi dentini, gli fece sapere lei, e a Mario si riempirono gli occhi di commozione per come stava crescendo in fretta il suo piccolino.

L'aria per me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora