6. Tensione

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TENSIONE


L'incomprensione tra le persone
è simile a un percorso
in un labirinto:
più ci si addentra
per trovare la via d'uscita
e più ci si ingarbuglia.
Emanuela Breda



A distanza di un mese, Mario si trovava totalmente ed irrimediabilmente nei casini.

Aveva continuato ad aiutare Claudio perché si era affezionato a lui e al piccolo Pietro, e Claudio aveva finito per pagarlo davvero per tutte le ore che aveva speso appresso al ranocchio come gli aveva detto tempo addietro. Mario in realtà non li aveva voluti quei soldi, ma l'altro aveva insistito così tanto che alla fine, quando gli si era avvicinato pericolosamente inserendoglieli lui personalmente nel taccuino che aveva recuperato dalla tasca posteriore dei suoi jeans neri sfiorandogli una natica, li aveva accettati a corto di parole.

In realtà, questa faccenda aveva fatto sentire Mario avvilito.
Si conoscevano da quasi due mesi e piano piano avevano imparato a conoscersi meglio osservandosi e imparando a parlarsi, eppure sembrava che il loro rapporto continuasse ad essere statico ed unidirezionale: Mario interessato a scoprire scorci del passato di Claudio, a memorizzare particolari, Claudio semplicemente un buon ascoltatore; Mario affascinato ed attratto da Claudio, Claudio divertito da Mario. Forse - si diceva il più grande - solo lui aveva imparato a conoscerlo meglio.
E il fatto che lo avesse pagato dimostrava ancora una volta che a lui non ci tenesse. Gli serviva per Pietro, nulla di più. E a farsi delle grosse risate ogni qualvolta lo mettesse a disagio. E capitava spesso.

Per tutto questo Mario si sentiva sconfortato, perché aveva capito di esserci ormai dentro con tutte e due le scarpe, mentre a Claudio la sua presenza non sortiva - almeno a sua detta - alcun effetto.

Claudio era il primo ragazzo che Mario volesse davvero conoscere, il primo con cui desiderasse davvero spingersi oltre i suoi stessi limiti. Ne era disastrosamente attratto e non sapeva come fare per uscire da quella situazione. Si era sempre trattenuto, Mario, sempre spaventato e troppo chiuso ed impacciato, e ora che aveva a che fare con una sottospecie di cattivo ragazzo da tenere alla larga, invece, sentiva di voler in qualche modo abbattere i suoi muri. Si ritrovò a pensare, entrando a casa Sona, che probabilmente tutte quelle leggende, storie e voci sul fascino dei badboy fossero in realtà vere. Claudio rappresentava tutto ciò che lui aveva sempre odiato: il fumo, l'alcol e il sesso random. Eppure più passava il tempo più sognava di fumare il suo respiro direttamente dalla sua bocca ed ubriacarsi del suo odore e del suo piacere. Si vergognava quasi, Mario, per quei pensieri, eppure non riusciva a prendere le distanze da Claudio. Ogni volta che l'altro lo chiamava, anche se unicamente per un po' di aiuto con Pietro, a Mario venivano le farfalle nello stomaco; ogni volta in cui si trovavano seduti nello stesso divano, gomito contro gomito, con il bebè a tenerli impegnati, a Mario venivano i brividi; ogni volta che Claudio lo guardava, gli sorrideva e gli parlava, Mario si sentiva al settimo cielo. Claudio era davvero il ragazzo più bello che avesse mai visto e la sua vicinanza lo destabilizzava, e non poco.

Si affacciò sul salotto e salutò Claudio che, dopo avergli aperto porta e cancello, era nel frattempo tornato a dondolare la carrozzina di Pietro.

"Si è calmato?", gli chiese dal momento che solo quindici minuti prima l'aveva contattato chiedendogli di raggiungerlo urgentemente perché non riusciva a far smettere di piangere il ranocchio.

"Sembra di sì. Forse sto imparando, hai visto?", gli sorrise sincero, "Piano piano mi sto abituando a questa vita".

"Finalmente! Almeno non ti servirà più il mio aiuto", la buttò lì Mario.

L'aria per me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora