21. Completamente rotto

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21
COMPLETAMENTE ROTTO


I drammi più commoventi
e più strani
non si svolgono nei teatri
ma nel cuore degli uomini.
Carl Gustav Jung



Mario era bello.

Era bello nella sua semplicità e naturalezza di ragazzo timido ed ingenuo di soli ventitré anni.

Più Claudio lo osservava nella penombra della sua stanza, più se ne rendeva conto.

Aveva i lineamenti dolci e le labbra sottili ma piene al punto da risultare letali, e raggomitolato tra le lenzuola bianche del suo letto sembrava terribilmente piccolo.

Alzò leggermente il lenzuolo per coprirlo meglio, poi gli si avvicinò un po' di più per bearsi del suo odore buono.

Sapeva di loro.

Ancora non riusciva a crederci di aver davvero fatto ciò che aveva fatto la sera precedente. Non si capacitava del fatto di aver compiuto davvero un gesto così meschino.
Si sentiva uno schifo dentro ed era già dovuto correre in bagno per vomitare i suoi sensi di colpa e il suo malessere ben due volte.

Mario aveva conservato intatta la sua purezza per tutti quegli anni e lui gliel'aveva portata via bruscamente in una notte di incoscienza in cui non era in sé. Gliel'aveva portata via con cattiveria, in un impeto di ferocia ed egoismo, senza prestare attenzione ai suoi bisogni e alle sue richieste.

Faceva schifo.

Non avrebbe mai pensato di toccare così tanto il fondo.

Eppure era successo.

Con la persona che più si era fidata di lui e affidata a lui negli ultimi anni.

Con la persona che più sentiva vicina.

Sua nonna poteva avere tutte le ragioni del mondo, ma su una cosa si era sbagliata.

Claudio non sarebbe mai stato un uomo e quella notte aveva perso per sempre anche l'ultimo briciolo di dignità e di valori che gli era rimasto.

*

Erano le dieci di mattina.

Claudio non riusciva a fare nient'altro che rimanere steso nel suo letto ad osservare Mario.

Da ore.

Si era alzato solo per correre in bagno e per scendere a dare la pappa a Pietro, poi aveva chiamato Martina chiedendole di portare il bebè un po' all'aria aperta e di accudirlo per qualche ora perché lui non si sentiva bene. 

Non appena era arrivata, poi, era tornato al piano superiore e si era steso nuovamente accanto al quasi ostetrico senza più muoversi.

Era bello avercelo lì, nel suo letto.

Non lo avrebbe mai pensato possibile e invece in quel momento quasi rimpiangeva il fatto di non averglielo mai concesso prima di allora.

Temeva il momento in cui si sarebbe svegliato dal suo sonno profondo e, consapevole del fatto che da quel momento in poi sarebbe potuto cambiato tutto, cercò di memorizzare ogni singolo dettaglio e particolare di quel ragazzo che da lì a poco gli sarebbe molto probabilmente scivolato via dalle mani.

Ed era giusto che andasse così.

Non aveva scusanti né giustificazioni.

Solo rabbia, dolore, follia.

Quelle cose che lo avevano spinto ad agire in quel modo dopo aver sentito Mario chiedergli di fare l'amore con lui.

Quelle cose che lo avevano portato a voler dimostrare a se stesso che non si sarebbe mai fatto plagiare e piegare da una parola così forte, da un sentimento così grande.

L'aria per me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora