44. Forza e fragilità

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FORZA E FRAGILITÀ


Hai preso il mio giorno
e lo hai reso migliore;
e ora scrivo qui in fretta
per dirtelo ancora
che sei forte e fragile
senza paura.
Ultimo



Claudio aveva scoperto una nuova passione. Qualcosa che non avrebbe mai pensato possibile, che aveva ritenuto ridicola solo fino a poco tempo prima.

Guardare Mario dormire accanto a sé.

Gli era già capitato di farlo, chiaramente, ma ogni volta si rendeva conto un po' di più di quanto fosse bello e rilassante scrutare quel viso addormentato in tutti i suoi dettagli o seguire l'andamento del suo respiro.

E stava facendo esattamente quello quando improvvisamente il suo cellulare iniziò a squillare.

Perché non fosse in modalità silenziosa, vi potreste chiedere. Il solo fatto che avesse lasciato Pietro con Martina per tutta la notte è una risposta più che esaustiva. Quel bambino ormai era la sua priorità e la babysitter avrebbe potuto contattarlo per qualsiasi cosa in qualsiasi momento.

Acciuffò il telefono prima che potesse svegliare Mario - e pure Giulio dall'altro lato della parete - e cercando di fare meno rumore possibile rispose indossando il suo paio di mutande ancora sul pavimento chiudendosi poco dopo in bagno.

"Buongiorno, parlo con Claudio Sona?".

"Sì, sono io", rispose aggrottando la fronte non riconoscendo la voce.

"Chiamo dallo Spazio Ascolto Uomini di Verona. Abbiamo ricevuto la sua email in cui chiedeva informazioni sul nostro progetto Non agire violenza".

"Oh", deglutì, "certo. Mi dica pure".

"Se la sente di venire a trovarci oggi pomeriggio in sede? Così può parlarne a voce con il personale qualificato e assieme a loro decidere quale percorso è più adeguato alle sue necessità".

Claudio chiuse gli occhi per scacciare via quel senso di dolore che si riaffacciava ogni qualvolta che qualcuno o qualcosa gli ricordava quello che aveva fatto, poi prese un grande respiro e semplicemente accettò.

Certo che se la sentiva. Aveva chiesto lui informazioni. Eppure quella telefonata, quelle parole, quei nomi, lo avevano colpito come uno schiaffo in pieno volto.

Rimase pietrificato in quel vano per almeno dieci minuti dopo aver chiuso la telefonata, e solo dopo essersi costretto a rinfrescarsi la faccia e i polsi tornò a stendersi supino in quel letto troppo piccolo per due ma perfetto per loro.

Mario gli si strinse addosso ancora mezzo dormiente, eppure la rigidità del corpo dell'altro lo mise subito all'erta. Si costrinse ad aprire gli occhi quel tanto che bastò per vedere il profilo serio di Claudio, la mascella contratta e gli occhi fissi rivolti al soffitto e capì subito che ci fosse qualcosa che non andava.

"Clà", lo chiamò piano, la voce ancora impastata dal sonno, "che è successo?".

Il castano sospirò voltando appena il capo alla sua sinistra. "Hey", lo salutò accennando un sorriso, "niente, tranquillo, dormi un altro po'".

"Chi era al telefono?", insistette invece Mario stringendo le gambe dell'altro tra le sue.

Claudio sospirò dei respiri profondi passandosi una mano sul volto. "Il centro per uomini maltrattanti", confessò.

Il quasi ostetrico cercò di elaborare l'informazione, poi scattò seduto tra le lenzuola recuperando velocemente le sue mutande per indossarle.  "Centro per uomini maltrattanti?", domandò alzando il tono di voce.

L'aria per me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora