29. Caos

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CAOS


Tutte le più potenti emozioni vengono dal caos:
paura, rabbia, amore.
Soprattutto l'amore.
L'amore è il caos in sé. Pensateci! L'amore non ha senso.
Ti scuote e ti fa girare.
E poi, alla fine,
cade a pezzi.
Kirsten Miller



Le strade buie di Verona costellate solo dalle luci dei lampioni, alcune funzionanti solo ad intermittenza, sembravano volerlo inghiottire.

Le mani chiuse a pugno ad altezza nove e un quarto sul volante facevano male per l'energia con cui le stringeva.

La testa, poi, per il troppo caos quasi non la sentiva più.

A Claudio in certi momenti sembrava addirittura di avere gli arti completamente atrofizzati e avvertiva, talvolta, di avere delle difficoltà nel mantenere il controllo dell'automobile.

Anche la vista in qualche frangente gli giocava brutti scherzi, ma per tutta la durata della corsa cercò di mantenere gli occhi ben saldi sulla strada che doveva percorrere senza farsi intimorire da nulla.

Nessuna delle difficoltà che la sua mente e il suo corpo gli stavano presentando davanti come conto da pagare per quella vita da miserabile sembrava spaventarlo al punto di indurlo a fermarsi sul ciglio della strada a calmarsi e magari ad assicurarsi, pensandoci lucidamente, se quanto stava per fare fosse davvero la cosa migliore anche per se stesso, troppo determinato a voler mettere la parola fine al male che aveva commesso per rendersi davvero conto di quanto la sua vita di lì a poco avrebbe potuto cambiare.

Il percorso che doveva compiere non era nemmeno tanto lungo, sfrecciando in quel modo tra le vie completamente vuote ci sarebbe arrivato entro qualche minuto, eppure gli sembrava di non arrivare mai.

Il dolore che aveva visto nelle lacrime e nei gesti di Mario lo spingeva a voler correre sempre di più, e la consapevolezza di essere caduto in quella specie di depressione a causa di tutto quello che si portava dentro e di tutto quello che aveva provocato semplicemente esistendo lo invitava a premere il piede sul pedale dell'acceleratore superando qualsiasi limite imposto dalla segnaletica stradale.

Arrivò a destinazione nel tempo di una sigaretta e prima di scendere se ne accese una che recuperò con mani tremanti dal vano portaoggetti sotto al cruscotto in cui teneva varie cianfrusaglie sparse. La fumò avidamente, come se da quel filtro dipendesse tutta la sua intera vita, poi chiudendosi lo sportello dietro di sé la gettò a terra calpestandola con la scarpa con tutta la brutalità con cui avrebbe voluto essere sotterrato lui in quel momento.

Percorse i pochi passi che lo dividevano dalla porta d'ingresso e con un ultimo, grande, sospiro, si preparò ad entrare.

*

Mario si svegliò con un mal di testa allucinante e il telefono nel comodino accanto a lui che squillava.

Si stiracchiò un po' allungandosi nel letto, poi con una mano cercò a tastoni quell'aggeggio diventato per lui ormai infernale.

Era certo si trattasse o di Claudio o della sua tutor di tirocinio, perché guardando la sveglia si accorse che fossero appena le sette e trenta di mattina e la gente a quell'ora non lo chiamava mai. Se fosse stato sicuro al cento per cento che si fosse trattato della prima opzione avrebbe direttamente rifiutato la chiamata senza nemmeno controllare, ma era uno studente universitario e soprattutto un ostetrico tirocinante e avrebbero potuto contattarlo per qualsiasi cosa.

Facendo quindi leva sulla sua professionalità si lasciò accecare dalla luminosità dello schermo e ciò che vide lo lasciò interdetto perché non era nessuna delle due persone a cui aveva subito pensato. Lì campeggiato, infatti, c'era un numero sconosciuto e stropicciandosi gli occhi con il pugno della mano libera e schiarendosi la voce rispose.

L'aria per me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora