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COME OGGIAmare non è
guardarsi l'un l'altro,
ma guardare insieme
nella stessa direzione.
Antoine de Saint-ExuperyC'erano dei giorni in cui la mente di Mario faticava a ricordare cosa fosse successo di così grave tra lui e Claudio al punto da averli portati alla deriva.
Tutte le volte in cui era corso da lui, nonostante tutto, per esempio, erano alcuni di quei giorni.
Il fatto era che per quanto dolore gli avesse provocato quella relazione, c'era sempre, dall'altro lato, tutto il bene e l'amore che piano piano aveva iniziato a provare per l'altra persona a controbilanciare il peso opposto.
Però forse era per questo che poi se ne pentiva o riaffiorava la sofferenza tutta d'un tratto, perché comunque anche l'altra parte, purtroppo, c'era.
Solo che qualche volta si eclissava, talvolta per pochi minuti, altre volte per ore intere.Eppure quel giorno quando Mario si svegliò non si sentì andare in frantumi nel constatare di non essere nel suo letto e di aver compiuto un'altra cazzata sebbene fossero passate davvero parecchie ore. Anzi. Si girò verso il lato opposto per assicurarsi che Claudio fosse lì. Il dolore, l'angoscia, il rancore, ancora seppelliti in qualche remoto cassetto.
"Buongiorno", si sentì salutare in un sussurro mentre si avvicinava piano al corpo dell'altro, "tutto ok?".
Mario annuì con il capo premuto sul petto di Claudio e quest'ultimo lasciò andare il fiato trattenuto sciogliendo un po' i muscoli che si erano contratti per il terrore di vedere il quasi ostetrico fuggirgli via di nuovo. Da quando si era svegliato, un paio di ore addietro, aveva temuto così tanto il risveglio dell'altro da non aver mosso nemmeno un dito per paura di svegliarlo.
"Pietro dorme ancora?", domandò il quasi ostetrico stropicciandosi gli occhi sul tessuto leggero della canotta di Claudio e ricevendo un "sì" come risposta continuò: "allora stiamo un altro po' a letto anche noi?".
"Va bene", lo assecondò il castano, "se vuoi puoi dormire ancora".
"Tu no?".
"Sono sveglio da un bel po' ormai", scrollò le spalle trovando finalmente il coraggio di cingere il braccio attorno al bacino dell'altro, "non ho più sonno".
"Allora non dormo nemmeno io", sussurrò beandosi della stretta del castano alzando lentamente il volto verso il suo viso. "Oggi potremmo andare al lago con Pietro", propose poi, "se ce la fai con il piede".
"Mi fa un po' male appoggiarlo a terra ma magari ci metto due dischetti di cotone così attutiscono il fastidio", spiegò acconsentendo, "Pietro sarà entusiasta!".
"Anche io", ammise Mario, poi fissandogli le labbra cambiò discorso, "non mi hai ancora salutato come si deve".
Claudio alzò di qualche centimetro il capo dal cuscino per guardarlo meglio negli occhi. "Non sapevo se potevo", ammise leggermente a disagio.
"Ci siamo baciati anche ieri... e anche prima che andassi a Roma", gli ricordò ovvio Mario, "non dovresti nemmeno porti il problema" ridacchiò in imbarazzo.
"D'accordo", concordò allora Claudio dopo qualche attimo di silenzio perso a pensare, "se è quello che vuoi va bene". Gli sembrava così strano, quasi surreale, che Mario fosse ancora lì dopo tutte quelle ore, dopo aver acconsentito a rimanere a mangiare qualcosa assieme e addirittura di rimanere a dormire - senza fare niente, naturalmente -. Aveva come la sensazione che si potesse trattare di un brutto scherzo nei suoi confronti, di una presa in giro per poi assestargli un altro colpo letale. Stava sul "chi va là", non più certo di nulla.
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L'aria per me
FanfictionMario, giovane tirocinante timido ed impacciato, da sempre dedito unicamente allo studio e alla sua carriera futura, ambisce a diventare un ottimo ostetrico. Ce la farà anche se nel suo percorso si interporrà Claudio, ragazzo solo e ribelle, complet...