9. Oltre

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OLTRE


Esplorare i propri limiti
conduce alla scoperta
di territori vastissimi.
Enrico Maria Secci



Quel giorno Claudio era particolarmente nervoso.

Era da una settimana, e cioè dalla sera del loro primo bacio, che lui e Mario non si vedevano e se Claudio inizialmente aveva creduto alle scuse che gli aveva propinato il moro, beh, con il passare dei giorni aveva finito per non crederci più.

Devo studiare.
Ho tirocinio.
Devo preparare gli esami.
Ho un impegno.

Queste solo alcune delle motivazioni che gli aveva rifilato quando gli aveva chiesto aiuto con Pietro o semplicemente di vedersi.

E ci aveva creduto, i primi giorni, perché sapeva che Mario fosse indietro con lo studio e che a giorni avrebbe avuto un esame da sostenere, ma a distanza di una settimana gli sembrava evidente che non fosse solo quello il problema.

Che si fosse pentito di quello che era successo tra di loro?

A Claudio pareva abbastanza impossibile perché l'aveva sentito fin dentro le ossa quanto fosse stato ricettivo e partecipe Mario una volta lasciatosi andare. Aveva sentito come l'aveva stretto a sé, come batteva forte il suo cuore mentre si baciavano. Ed era altrettanto certo che lui, a Mario, piacesse da qualche tempo, nonostante tutto. E il fatto che il quasi ostetrico avesse dato il suo primo bacio a 23 anni proprio a lui sicuramente ne era una prova.

Prese in braccio Pietro che si era appena svegliato dal suo sonnellino piangendo. Se lo portò sul petto e iniziò a dondolare a destra e a sinistra per placare i suoi lamenti.

Ci provò per almeno dieci minuti, cambiò moto di oscillazione, posizione e canzoncina, ma nulla sembrava calmarlo.

Certo, Claudio in quei mesi era migliorato molto e aveva imparato ad accettare Pietro come presenza costante nella sua vita, ma aveva ancora parecchi problemi con lui.

Provò a dargli un po' di latte ma lo rifiutò, stessa cosa fece con il ciuccio.

Non voleva saperne di smettere di piangere così provò a chiamare Mario, già consapevole del fatto che gli avrebbe detto di chiamare Martina perché lui non sarebbe potuto andare da loro nemmeno quel giorno.

"Claudio, dimmi", accettò la telefonata dopo qualche squillo. Ci pensò Pietro con le sue urla a rispondere. "Oh, lo sento bello sveglio", ridacchio sprigionando però tensione dal tono di voce.

"Mario... almeno oggi, ti prego, potresti venire? Lo senti come frigna? Non so più che fare", spiegò con un sospiro mentre vagava per la casa ciondolando il bebè. Sentì Mario sospirare a sua volta dall'altro lato della cornetta e diede un piccolo calcio al divano sapendo già quale sarebbe stata la risposta.

"Non puoi chiamare Martina? Io dev-".

"Non impegnarti nemmeno a cercare una scusa Mario", lo interruppe alterato prima che l'altro si spiegasse, perché intanto era da una settimana che succedeva sempre la stessa cosa e di essere preso per il culo dal quasi ostetrico non ne aveva proprio voglia. Non ci pensò due volte e gli sbatté il telefono in faccia.

Era arrabbiato. Non capiva il comportamento di Mario e non si spiegava perché non volesse nemmeno aiutarlo con Pietro.

Si maledì mentalmente per essersi lasciato beffeggiare ed addolcire dall'ingenuità del tirocinante, e decise che da quel momento in poi le cose sarebbero cambiate.

Chiamò Martina chiedendole se potesse raggiungerlo subito e non appena la babysitter arrivò uscì di casa pronto ad affrontare l'altro faccia a faccia.

L'aria per me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora