22. Ferite

3.1K 275 41
                                    


22
FERITE


È inutile ricoprire di terra
le ferite psicologiche,
bisogna farle respirare
affinché possano cicatrizzare.
Isabel Allende



Quando Mario era entrato in casa sfigurato in volto dal pianto, Giulio credette di non poterlo vedere preso peggio di così mai più nella vita.

Si era sbagliato.

Due ore dopo Mario non sembrava nemmeno più se stesso.

Non gli aveva ancora raccontato cosa fosse successo ma a Giulio parve evidente c'entrasse Claudio dal momento in cui aveva passato la notte a casa sua.

Solo un'ora dopo, probabilmente arreso all'idea che il suo coinquilino non sarebbe uscito dalla sua stanza finché non avesse parlato e finché non lo avesse visto stare leggermente meglio, parlò.

"Claudio mi ha... lui...", singhiozzò, "ha fatto sesso con me".

Giulio rimase perplesso. "E?", chiese infatti.

"Io non... io gli avevo chiesto di smetterla. È stato brutto Giù", ammise ricordando le sensazioni della sera precedente, il senso di impotenza e di rassegnazione. "Ed ero brillo", aggiunse poi per far capire al suo coinquilino quanto Claudio si fosse approfittato di lui.

"Stai scherzando?".

Mario fece segno di no con il capo, mordendosi le labbra per non scoppiare a piangere rumorosamente, che le lacrime che continuavano a scendergli dagli occhi erano già sufficienti.

"E non si è fermato quando gliel'hai chiesto?", chiese sconcertato il suo amico, il viso contratto in una smorfia tesa.

"No", sussurrò.

"Che bastardo, io lo ammazzo", grugnì a denti stretti, "come stai ora?" chiese poi dolcemente accarezzandogli una guancia.

"Male", si limitò a rispondere voltandosi e dando le spalle al suo coinquilino. Aveva bisogno di stare da solo. "Chiudi la porta quando esci".

*

Una regola che Claudio si era sempre imposto di seguire, oltre a quella di nonna Chiara, era di andare a letto solo con gente consenziente che sapesse fin dove si sarebbe potuto spingere e ne godesse insieme a lui.

E così aveva sempre fatto, senza mai torcere un solo capello a nessuno dei tanti ragazzi ed uomini con cui era stato.

E gli veniva naturale, in realtà, perché solo alle bestie capita di far prevalere l'egoismo, la brutalità e la dominanza su qualcuno di indifeso o di non corrisposto e complice.

A volte era selvaggio nel sesso, è vero, - ma mai cattivo - e alle sue prede piaceva da impazzire e nessuno si era mai tirato indietro o dimostrato dispiaciuto. Anzi. Godevano e, talvolta, chiedevano ancora di più.

Mario, invece, lo aveva fermato.

E lui se ne era fregato.

Aveva continuato a spingersi in lui senza pensare alle lacrime che sgorgavano dai suoi occhi o ai lamenti di dolore e disapprovazione che fuoriuscivano dalle sue labbra o al suo corpo che provava ad allontanarsi dal suo.

L'aria per me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora