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"Che film guardiamo Emy?" Cecil si sedette accanto a me e mi mostrò una serie di film con protagonista il mio attore preferito, Jeremy Lee Renner.

Ridacchiai dolcemente, come avrei potuto non amarla?

"Questo." Sorrisi.

Era il film di cui ero follemente innamorata, cioè Arrival. In quel film Jeremy mi aveva trasmesso una miriade di emozioni indescrivibili.

In più dopo pochi giorni sarei andata al Festival del cinema di Seattle solo per vederlo da lontano ma almeno per ammirare la sua infinita bellezza.

"Dai che manca poco!" Gridò saltellando verso il lettore Blu-ray e infilando il DVD.

Io sorrisi e mi sistemai nel divano con una vaschetta piena di popcorn.
Il film iniziò e passai tutta la serata con Cecil guardando l'uomo dei miei sogni, ma forse troppo grande per me.

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Camminavo, camminavo e camminavo... Ogni mattina era così, troppo impegnativa per essere una mattina di un'adolescente.
Anche se era l'ultimo anno di liceo era davvero uno stress dover alzarmi e fare mezz'ora di camminata per arrivare nella mia insignificante e triste scuola.
Come ogni giorno mi fiondai nel mio armadietto e presi i libri di quel giorno. Avevo voglia di andare a casa, fiondarmi nel mio letto e suonare un po' la chitarra.

"Eccoti!"

Mi voltai trovando Cecil appoggiata nell'armadietto accanto al mio.

"Ma buongiorno, è da molto che non ci vediamo." Ridacchiai abbracciandola.

"Solita camminata mattutina?"

Le lanciai uno sguardo storto ma scoppiai a ridere subito dopo. "Oggi torno a casa da sola."

"Perché?" Ci inviammo verso la nostra aula insieme, come ogni santo giorno.

"Devo andare dal dottore e quindi passo direttamente dopo scuola. Mamma ha detto che mi devo arrangiare." Sottolineai sedendomi nel mio banco.

"Quando mai." Blaterò affiancandomi.

La lezione iniziò e io, come sempre ultimamente, non riuscivo a concentrarmi, finendo per non capire nulla della lezione.

Appena sentii l'ultima campanella della mattinata suonare, mi fiondai fuori dalla classe senza salutare nessuno e, con passo veloce, mi incamminai dal dottore.

Non so che mi prendeva, ma la mia vita era noiosamente monotona. Sarà stato il periodo, forse l'adolescenza, la scuola... Che ne sapevo. Ma sentivo che mi mancava qualcosa, e quel qualcosa era davvero importante.

All'improvviso sentii dei rumori strani provenienti da un negozio che faceva angolo accanto a quello del mio dottore. Non ci pensai due volte che ero già dentro.

"Buongiorno signorina, sta cercando qualcosa?" Un uomo uscì da una porta che non avevo minimamente notato e sorridendo si appoggiò al bancone.

Avrà avuto cinquant'anni, forse un po' meno. Era alto, con i capelli castani spettinati e con due occhi ghiaccio davvero profondi.

Mi schiarii la voce raddrizzando la mia postura.

"Dò... Dò solo un'occhiata." Dissi iniziando a gironzolare per il negozio.

Era tutto molto particolare, ma decisamente superiore vintage, il che mi rendeva più interessate dell'inizio.

"Vorresti essere più grande?"

Mi voltai di scatto, divertita ma allo stesso tempo confusa da quella domanda insolita.

"Beh, sì. Credo di sì. Perché me lo chiede?"

"Se te lo dico mi promette che non lo dirai ad anima viva?" Si avvicinò a me pian piano.

Deglutii "certo, lo prometto."

Si sedette in uno sgabello accanto alla cassa e mi guardò con un mezzo sorriso dipinto sul volto.

"Ho costruito una macchina del tempo." Affermò.

Lo guardai cercando di non ridere, ma scoppiai dopo pochi secondi.
Lui mi guardò serio, come se avessi appena insultato la sua enorme invenzione.

"Scusi, ma proprio non riesco a capire come può essere vero." Dissi cercando di asciugarmi le lacrime dagli occhi.

"Tu non capisci, non c'è cosa più vera di quello che ti sto per mostrare." Si alzò dalla sedia venendomi in contro così mi alzai di scatto e mi avvicinai alla porta.

"Non ho tempo, devo scappare."

Aprii la porta e con una velocità supersonica mi precipitai nello studio del dottore accanto.

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