5

168 14 4
                                    

Mi svegliai perché il mio telefono speciale, il mio Huawei non funzionava, iniziò a squillare.

"Arrivo." Sussurrai alzandomi. "Pronto?"

"Ben svegliata direi."

"Jason, buongiorno." Dissi ancora con la voce impastata.

"Come sta andando?"

"Nella norma."

"Ho trovato un modo per cancellare l'incontro con il giovane Clarke."

"Cioè?" Domandai curiosa.

"Gli cancelli la memoria."

"Altra invenzione, uh Clarke? Come faccio?"

"Digiti nel telefono 1 7 7."

"Perché?" Chiesi.

"È la sua data di nascita, la mia, la nostra... Ah che confusione."

"Ok, posso farlo anche da qui?" Domandai.

"No, devi avvicinarti a lui, almeno due metri di distanza, dire il suo nome e digitare il numero."

"Tu ti ricorderai di me?" Ero molto preoccupata.

"Certo. Si dimenticherà di te solo fino alla mia età, quando ci siamo veramente incontrati."

"Ok, perfetto. Allora dopo sistemo tutto. Torno domanj."

"Ci vediamo dopodomani allora. Mi raccomando, non fare casini."

"Certo capo Clarke." Ridacchiai chiudendo la chiamata.

Infilai un paio di jeans stretti, un maglione bordeaux e un giubbotto come quello di Jeremy. Scesi le scale con la mia borsa e mi precipitai davanti alla scuola di Jer, aspettando che uscisse.

"Ehi tu."

Mi voltai trovando il Jason ventenne. Mi prese una tachicardia incontrollabile, quasi mi stava prendendo un colpo.

"Senti, mi dispiace per quello che ti ho detto. Ti avevo scambiato per un'altra persona." Dissi prendendo il telefono.

"Ah sì? Beh penso che domani non andrò neanche ad un provino." Mi si avvicinò in modo leggermente preoccupante.

"Jason Clarke." Premetti il pulsante del numero 177 e lui si bloccò.

Mi guardò come se non capisse più quello che gli stava succedendo intorno.

"Ehi, che problemi ci sono?" Domandai facendo finta di niente.

"Scusa ho... Avuto un lapsus." Disse confuso.

"Stavamo parlando di quanto sei adatto per fare l'attore e del provino di domani."

Mi voltai salutandolo e scappando via. Mi nascosi dietro un albero, sospettando Jeremy. Dopo circa una mezz'oretta qualcuno mi sorprese alle spalle.

"Buongiorno."

Sentii delle mani appoggiarsi ai miei fianchi così mi voltai e trovai Jeremy. Era uno splendore.

"Ciao." Sorrisi baciandolo.

Passammo tutta la giornata insieme, tra negozi, mare e risate. Con lui mi sentivo me stessa, potevo essere chi ero davvero senza essere giudicata male. Parlammo del più e del meno senza stancarci mai.
In poco tempo arrivò sera.

"Vedi quel pub? Noi andiamo lì. Di solito fanno bella musica, io ci vado sempre." Sorrise.

"Andiamo allora." Esclamai trascinandolo.

Anche se era periodo invernale, lì a L.A. si stava davvero bene. C'era quell'arietta giusta giusta per non morire di caldo ma neanche di ipotermia. Semplicemente perfetta.

Ballammo come dei pazzi per tutta la sera. La gente intorno a noi ci guardava leggermente male, forse perché la maggior parte erano compagni di Jeremy, forse per il modo in cui non ci facevamo problemi nel ballare. Era strano vedere due persone così, ma riuscivamo ad esserlo naturalmente, senza farci troppi problemi.

Poi, il momento disco music finì. Partì una canzone per le coppiette ovvero One degli U2. Una delle canzone più significative nella storia della musica, almeno secondo me.

"Allora, le andrebbe di ballare con me?" Chiese inchinandosi mentre tendeva la mano verso me.

"Che onore." Sorrisi prendendogliela.

Incrociai le mani dietro alla sua nuca, lui invece appoggiò le sue nei miei fianchi. Eravamo così vicini, così uniti. Eravamo due corpi ma un'anima sola.

We're one, but we're not the same.

In effetti era vero, non dovevo stare con lui perché era la cosa più sbagliata nei suoi confronti.

"Mi sembra di sognare." Sussurrai guardandolo negli occhi.

"No, tu sei un sogno." Mi baciò dolcemente, facendomi sciogliere.

"Devo... Devo andare a casa." Dissi appena la canzone finì "domani mattina parto e non voglio fare tardi."

"Ti accompagno." Sorrise.

Camminammo mano nella mano, lasciando le impronte nel bagnasciuga. Lasciando le impronte del nostro amore impossibile.
Appena arrivammo davanti a casa mia, lui si voltò guardandomi.

"Non mi fai entrare?" Domandò con un sorriso furbetto dipinto in volto.

"Purtroppo no. Non voglio che... Mi padre ti veda. Non vuole vedermi con dei ragazzi." Mi inventai. Almeno lo avessi avuto un padre.

"Ok, beh domani mattina vengo qui. Ti porto io all'aeroporto." Disse baciandomi.

"C'è mio padre." Lo ripresi.

"Allora solo qui, ti prego. Solo per vederti un'ultima volta." Mi pregò guardandomi negli occhi.

Io annuii e lo baciai.

"Ci vediamo domani mattina." Sospirai tristemente.

Mi baciò passionatamente e mi abbracciò.

"A domani."

IS THAT ALRIGHT? Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora