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Il giorno dopo ne parlai con Cecil che tutta esaltata iniziò a fantasticare.

"Pensa," urlò "potresti avere la stessa età di Jeremy Renner!"

Non ci avevo pensato in realtà, ma sarebbe stata una cazzata grande come una casa. Era impossibile che un uomo fosse riuscito a costruire una cosa del genere. Perfino nei film era passata di moda la mania del viaggio nel tempo.

"Scherzi?! È una stronzata madornale!" Ridacchiai uscendo da scuola.

"Beh, provaci almeno. Se non torni saprò che sarai indietro nel tempo... Tranquilla, mi inventerò qualcosa." Sorrise dandomi una gomitata.

"Contaci, ci si vede Cece. Ti voglio bene lo sai?" La abbracciai.

"Cosa sono questi sentimentalismi?"

La guardai negli occhi facendo la finta confusa.

"Lo sapevo! Hai intenzione di tornare indietro nel tempo!" Gridò attirando l'attenzione di metà umanità.

"Ma che dici! Volevo solo dirtelo, tutto qui." Mentii. Volevo provarci, e lo avrei fatto immediatamente.

Camminai veloce verso quel negozio dall'aria magica. Entrai senza dire niente e mi bloccai davanti al bancone con le braccia incrociate al petto.

L'uomo alzò lo sguardo e sorrise.

"Sapevo che saresti tornata." Disse radrizzandosi.

"Giuro che se è una cazzata ti denuncio."

Lui rise e mi fece segno di seguirlo. Non so perché, ma anche non conoscendolo mi sentivo come se lo conoscessi da una vita.

"Ecco qui."

Mi voltai trovando una macchina enorme al centro di una stanza troppo piccola per contenere tutta quella meraviglia.

"Wow." Riuscii a dire solo quello.

"Dove vorresti andare?" Chiese il tipo.

"1991. Los Angeles."

"Si può fare. Puoi rimanere quanto vuoi, non ci sono limiti. Solo che se rimarrai troppi a contatto con le persone del passato cambierai il futuro significativamente." Spiegò schiacciando qualche pulsante qua e là nella macchina e facendomi segno di sedermi al centro.

"Posso almeno sapere il tuo nome e perché hai scelto proprio me?" Domandai sedendomi nella sedia al centro della macchina.

"Sono Jason, e tu sei quella giusta."

Lo guardai confusa ma non feci a tempo a parlare che una luce invase la stanza e mi accecò.

Poi buio.

...

Aprii leggermente gli occhi, ritrovandomi sdraiata in un prato. Non riuscivo a crederci. Mi guardai le mani, il corpo. Era tutto vero.

"Porca puttana." Sussurrai alzandomi in piedi.

Ma come facevo a capire se ero davvero dove volevo? Ebbi subito la risposta alzando lo sguardo e trovandomi una scritta enorme in una collina.

Hollywood.

Deglutii e mi sistemai la maglietta dei Guns 'n Roses. Era davvero freddo. Non riuscivo a crederci, e non sapevo come dire a Jason che la sua invenzione non poteva che essere più che perfetta.
Con passo svelto mi incamminai verso il centro, osservando e gustandomi quel panorama mozzafiato che non avevo mai potuto vedere.

"Scusi," fermai una signora anziana "in che anno siamo?" Domandai.

Lei mi guardò stranita, ma poi mi rispose.

"7 gennaio 1991."

Il compleanno di Jeremy! La ringraziai voltandomi e camminando per il centro. Come facevo a scoprire dove abitava Jeremy? Sapevo solo dove avrebbe abitate nel 2018, non nel 1991.

Dovevo inventarmi qualcosa, qualcosa che mi aiutasse a trovarlo. Era tutto nelle mie mani, potevo controllare il futuro.

Mi ricordai il nome della scuola dove Jeremy studiava recitazione, così non ci pensai due volte che ero già in cammino verso la mia meta.
Avevo freddo, indossavo solo una maglietta maniche corte e un paio di jeans neri strappati sulle ginocchia. Avevo con me la borsa, il che voleva dire che avevo qualche spicciolo per acquistare una giacca. Entrai in un negozio super vintage, poi realizzai che in realtà era tutto nuovo essendo negli anni '90.

"Salve signorina, le serve qualcosa?" Chiese squadrandomi da testa a piedi una commessa pressappoco sulla ventina.

"Ehm, mi servirebbe una giacca." Sorrisi cercando di sembrare più normale possibile.

"Grunge giusto?" Domandò indicandomi un reparto.

La guardai male, non ero grunge! Ma poi capii che in quegli anni chi si vestiva come me era un rockettaro tormentato che fumava molto e, a volte, si drogava.

Annuii subito dopo per poi seguirla nel reparto.

C'erano una serie di giacche in pelle o in jeans, molto meglio visto il mio stile nel 2018.

"Prendo questa." Era una giacca in jeans leggermente strappata qua e là ma proprio del mio stile.

Lei sorrise e, per mia grandissima fortuna, era super scontata. 35£ e via!

Uscii dal negozio più riscaldata di prima e chiesi un po' in giro delle informazioni per raggiungere la scuola. Dopo circa un quarto d'ora arrivai a destinazione.

Il cuore mi andava a mille, ero lì impalata a fissare uno stabile in cui dentro ci sarebbe stato l'amore della mia vita. Anche se forse non era proprio l'amore della mia vita, ma io lo consideravo così.

La campanella mi risvegliò da tutti i miei pensieri confusionari e le porte della scuola di aprirono di scatto, facendo uscire un macello di persone con la mia stessa passione.
Con lo sguardo cercai di trovarlo, ci porvai, ma niente mi riportava a lui.

"Ma chi è questa?"

Mi voltai verso un gruppo di ragazze della mia età, forse un po' più grandi. Erano le tipiche ragazze perfette e che sanno di esserlo in un modo sfacciato.

"Scusa, non credo sia posto per te questo." Disse una di loro venendomi incontro.

"Non... Non sono di qui purtroppo." Dissi cercando di allontanarmi.

"Oh poverina... Immagino che non ti puoi permettere una scuola del genere, mica sei come noi." Ridacchiò seguita a ruota dal suo gruppo di galline.

Sorrisi cordialmente e mi voltai per sedermi nelle scale. Riuscii a passare inosservata almeno per il resto degli studenti.

"Non ascoltarle, non ne vale la pena."

Mi voltai verso questa voce profonda, la che allo stesso tempo così famigliare.

Era lì, davanti a me, così stranamente unico da togliere il fiato.

Era lui.

Era Jeremy.

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