18. Attrito

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Cheyenne
È tardo pomeriggio e mi trovo in camera di Lauren con lei e Wendy. Lauren è sdraiata sul letto a pancia in sotto e legge un libro, mentre io sono seduta sulla poltrona di fianco alla piccola libreria con in braccio Wendy. Mi mordicchia l'indice mentre tento di carezzarla, facendomi capire che vuole giocare, non le coccole, ma non sono in vena. All'improvviso sento il rumore del libro che viene chiuso, e alzo lo sguardo su Lauren, che adesso è seduta sul letto e mi osserva con l'aria di chi la sa lunga.
«Cosa c'è che non va? Avanti, sputa il rospo.»
«Eh?»
«Non prendermi in giro, Cheyenne, ti conosco... che cosa succede?»
Sospiro e lascio che Wendy scenda per terra, poi mi passo una mano fra i capelli.
«Allen» mormoro soltanto. Le ho raccontato un po' del nostro rapporto, di come stanno le cose... è l'unica a sapere così tanto su di noi a parte me e lui. Di Lauren mi fido, è la sorella che non ho mai avuto – Amélie non si può contare come tale – per questo le racconto tutto.
«Bingo! Problemi di cuore, eh?»
«Non sono problemi di cuore» borbotto, mentre cerco un filo invisibile da tirare nel maglione di cashmere che indosso. «Credo che mi stia mentendo.»
Lei alza le spalle, come se non fosse una gran cosa. «Allora chiediglielo.»
«Non è così facile, Lauren» sbotto.
«Certo che lo è, siamo noi che complichiamo tutto perché ci facciamo troppi scrupoli: chiedere è lecito, rispondere è cortesia.»
«Come sei saggia.» Mi do una spinta col piede e giro su me stessa, Wendy cerca di mordere la poltrona, fallendo miseramente.
«Quando lo rivedrai?»
«Stasera» sospiro, con le braccia penzoloni ai lati dei braccioli.
«E stasera chiediglielo.»
«Non posso...»
«I limiti stanno solo in noi, Cheyenne.»
«No, Lauren, non è quello... non posso perché ci sarà sia la squadra di football che le cheerleader, e sai molto bene che Courtney e Chantal, e in generale nessuno di loro, deve sapere ciò che succede fra me e lui, o Hitler ci farà fuori entrambi» dico, riferendomi a mia madre.
«Sei proprio drammatica» alza gli occhi al cielo.
«Smettetela di dirmelo!» borbotto, strofinandomi il volto.
Sentiamo bussare alla porta, e ci scambiamo un rapido sguardo. Io afferro Wendy e la chiudo nell'armadio, mentre Lauren si aggiusta la divisa e va ad aprire.
«Sam!» esclama, sollevata. Mi rilasso all'istante. «Ci hai fatto prendere un colpo.»
La nuova arrivata entra nella stanza, i capelli neri le sfuggono allo chignon e le ricadono in ciocche dritte come spaghetti davanti al viso. Sam è molto bella, con i capelli scuri e gli occhi chiari, verdi come i miei, e la carnagione olivastra.
«C'è qualcuno alla porta per te» mi dice. «È una ragazza» aggiunge poi, probabilmente rendendosi conto dalla mia espressione facciale che non aspettavo visite. Lauren solleva le spalle in risposta alla mia muta domanda. Chi può essere? Non mi resta che scoprirlo.
Scendo le scale e vado in salotto, dove di solito aspettano gli ospiti. C'è una figura minuta che è seduta sul divano, di spalle, e da questa posizione scorgo solo una chioma bionda.
«Ehi» mi annuncio. La ragazza sobbalza, probabilmente era soprappensiero, poi si volta verso di me. Spalanco la bocca, e temo che la mascella possa cadermi a terra. «Amy?» Avrei così tante cose da chiederle, a partire da cosa ci fa qui, ma non mi esce nemmeno una parola.
«Ciao, Cheyenne» mi dice, un po' impacciata. Vedendo che non dico altro, decide di prendere lei la parola. «Tra un paio d'ore c'è questa cena, e volevo chiederti... ti dispiacerebbe se ci preparassimo insieme?»
Mi viene in mente soltanto una parola: «Perché?» Lei arrossisce un po', e sul suo viso risulta quasi innaturale.
«Perché non so bene come funzionano queste cose, e di sicuro Allen non mi sarebbe d'aiuto, quindi...» mormora.
«E non potevi chiedermelo oggi?» le domando, ma il mio tono è bonario, non di rimprovero, anche se la sua presenza qui è un bel casino.
Lei apre la bocca, ma non dice nulla, a parte: «Scusa, hai ragione.»
Sorrido, perché in realtà mi fa tenerezza, Amy mi sta simpatica, e non riesco neanche ad immaginare quanto possa essere importante per lei questa storia delle cheerleader se è venuta fino a qui soltanto per sapere come vestirsi. Vado verso di lei e le passo un braccio attorno alle spalle, poi la trascino verso la mia camera. «Come sei arrivata fin qui?»
Mi guarda e solleva le spalle, poi con un dito indica la strada. «Autobus.»
«Allen lo sa? Oh, lasciami indovinare...» Lei scuote la testa con un sorrisetto innocente. Sospiro. Da quando ho conosciuto Allen-dannato-James la mia vita è diventata un'avventura.
Un paio d'ore dopo sto finendo di passarle la piastra ai capelli, mentre Sam – che di sicuro è più brava di me – la trucca e Lauren le mette lo smalto.
«Mi sento la persona più importante al mondo» esclama Amy, tutta contenta. Ha gli occhi chiusi perché Sam le sta mettendo l'ombretto, e anche se non posso vederla so che sta sorridendo. E mi sento bene, per una volta ho fatto una buona azione che non riguarda me.
«In questo momento lo sei, piccolo terremoto» le dice Lauren, che le ha affibbiato da subito il soprannome, perché quando è entrata in camera mia per l'emozione ha colpito con la busta di vestiti che aveva in mano una palla di vetro, mandandola in frantumi. Non che ci tenessi, era un altro degli inutili regali dei miei. Qualcuno bussa alla porta della mia camera, e spero con tutta me stessa che non sia né mia madre né Amélie. Sam va ad aprire e sulla soglia compare la signora Viscogliesi con un vassoio enorme in mano. «Vi ho preparato i biscotti con le gocce di cioccolato.» Mi rivolge un occhiolino. «Non dirò niente a sua madre di questo piccolo extra calorico.»
Le sorrido a mo' di ringraziamento. Lei si trattiene per un po' con noi, fa qualche domanda ad Amy che invece la ricopre di complimenti per i biscotti, poi scende al piano di sotto per preparare la cena.
«Qui abbiamo fatto» annuncia Sam dopo essersi scambiata uno sguardo d'intesa con Lauren. «E devo dirvi che abbiamo dato vita ad una principessa» aggiunge, con tono sognante. Amy si alza e poi si volta verso di me. Rimango senza fiato. È davvero bella, e mi sembra che in questo modo risalti ancora di più la somiglianza con Allen. I capelli, perfettamente lisci, le ricoprono le spalle come una cascata d'oro, l'ombretto azzurro mette in risalto il colore dei suoi occhi e li rende addirittura più grandi, mentre il rossetto rosa quasi si confonde con il colore naturale delle sue labbra, conferendole un look giovanile ma elegante.
«Gran bel lavoro, ragazze» mi complimento con loro, poi sorrido ad Amy. «Che ne dici di specchiarti?» Andiamo insieme verso il mio armadio e le apro l'anta, in cui si trova incastonato lo specchio.
«Wow» sussurra, poi si liscia le pieghe del vestito bianco, come se dovesse toccarsi per accertarsi di essere reale. «Grazie mille, ragazze!»
«Non c'è di che» le rispondo io, con un sorriso. Lauren e Sam si congedano perché devono andare ad allestire la sala da pranzo, dunque rimaniamo solo io ed Amy. Lei si siede sul mio letto mentre io mi cambio e inizio a truccarmi.
«Non so davvero come ringraziarti, Cheyenne, tutto questo è importantissimo per me... non è solo una questione estetica, io voglio che le altre mi accettino come compagna di squadra» mi confessa, ma lo avevo capito.
«Lo faranno, vedrai, ci vuole solo un po' di tempo perché capiscano che non sei una minaccia.»
Rimane per un po' in silenzio, poi spara un colpo che mi arriva dritto al cuore. «Che succede fra te e mio fratello?»
Sospiro. «Siamo amici.»
«E va bene, ma perché non volete che si sappia?»
Osservo con grande attenzione il tubetto del mascara, poi sospiro di nuovo. Ormai conosce la verità, tanto vale dirgliela fino in fondo. «Mia madre non lo accetterebbe, è un tipo snob e pieno di sé, e sarebbe capace di impedire che ci frequentassimo se solo lo volesse, dunque preferisco evitare l'eventualità.»
«E perché rischiare così tanto?» Forse era questa la domanda che temevo più di tutte. Mi prendo del tempo, ma non posso tacere all'infinito.
«Perché quello che abbiamo io ed Allen è vero, e nella mia vita ho avuto poche cose vere, non so se riesci a capirmi» confesso, a bassa voce.
Lei ci pensa un po' su, poi annuisce. «Era da un po' che non lo vedevo così felice, dunque qualsiasi cosa sia... continua a farla, per favore.»
Mi volto a guardarla. Da quando mi conosce Allen è felice? Lei mi sorride ed io faccio lo stesso. È piacevole passare del tempo con Amy, più di quanto pensassi. Mi alzo in piedi e le faccio cenno di seguirmi.
«È ora di andare, chiama tuo fratello e digli che ti accompagno io, sarà preoccupato.»
Amy annuisce senza fare storie e scendiamo al piano inferiore.
«Comunque hai una casa bellissima» mi dice mentre compone il numero.
«Grazie.»
«Cheyenne Leroy.» Mi blocco come se mi avessero pietrificato, Amy mi viene addosso. I tacchi echeggiano sul pavimento, e alzo lo sguardo soltanto quando ho i suoi piedi nella mia visuale. «Chi è la tua amica?» Un sorriso fintamente cordiale le stira le labbra senza arrivarle agli occhi. Sono fottuta, non mi resta che recitare come meglio mi riesce.
«Lei è Amy, è nelle cheerleader e stasera dobbiamo andare alla cena di ritrovo prima della partita, ci siamo preparate insieme.»
Mia madre le stringe la mano, sospettosa. «Piacere, Lorelie Leroy... perché non hai invitato anche Courtney e Chantal?» mi chiede, ma suona più come un'accusa che come una domanda.
«Erano già impegnate e non sono potute venire» mi invento su due piedi, e lei sembra crederci.
«Va bene, vuoi che chiami Pierre oppure guidi tu?»
«Guido io, Amy avrà bisogno di un passaggio per tornare a casa» le sorrido, impaziente di superarla e uscire da questa casa. In realtà Amy non ha bisogno di un passaggio, ma io ho bisogno di poter decidere quando andarmene.
«Oh, se non sono indiscreta, Amy...»
«James, signora» risponde lei con un sorriso cordiale, mia madre annuisce e io perdo un battito.
«Allora ci vediamo più tardi, divertitevi» con un ultimo sorriso finto gira sui tacchi e torna in sala da pranzo. Riprendo a respirare normalmente e mi incammino di nuovo verso la macchina. Adesso farà tutte le ricerche del caso, anche se so benissimo che non ne ha bisogno, perché mio padre ha già concluso un affare con il padre di Allen anni fa, e di sicuro lei si ricorda chi è William James. Spero solo che non decida di sindacare su Amy e, di conseguenza, su Allen. Il nostro segreto non è proprio venuto a galla, ma comunque è un bel rischio.
Finiamo di attraversare il salotto e mi accorgo di aver smesso di respirare solo quando ricomincio a farlo, una volta chiusa la porta di casa alle spalle.
«Wow, tua madre...» commenta Amy mentre andiamo verso la macchina.
«Non starmelo neanche a dire» sospiro, sconsolata. Spero soltanto che non dia troppo peso alla presenza di Amy. Saliamo in macchina e metto subito in moto, lei ne approfitta per chiamare Allen.
«Sarà arrabbiato da morire» mormora fra sé e sé. Spero solo che non la tratti troppo male. Lui risponde subito, e a giudicare dall'espressione di Amy non deve essere molto calmo.
«Sono con Cheyenne, mi accompagna lei alla cena, ci siamo preparate insieme» gli spiega. La osservo con la coda dell'occhio, si passa una mano fra i capelli e mi lancia una rapida occhiata.
«Te lo spiego dopo, okay?» sbotta a un certo punto. «Ciao, Allen.» E butta giù.
«Anche tuo fratello...»
«Non starmelo neanche a dire» sbuffa, citando me poco prima. Ci guardiamo e scoppiamo a ridere. Forse siamo più simili di quello che pensavo.
Circa una ventina di minuti dopo parcheggio davanti al ristorante e scendiamo dalla macchina. Siamo fra i primi ad essere arrivati, gli altri sono seduti sulle panchine ai lati del parcheggio e parlano fra loro. Man mano che ci avviciniamo riconosco Courtney e Brad, che ovviamente sono arrivati per primi, Jordan e suo fratello minore, Mary e un'altra ragazza che sta sempre sulle sue, Jenna.
«Merda!» esclama Amy, con il braccio mi sposta di lato e si nasconde dietro di me, aggrappandosi alla mia giacca di camoscio.
«Che succede?» le chiedo, confusa. Non capisco cosa possa averla fatta scattare in questo modo. È l'ansia da prestazione?
«Cameron Peck» sussurra, come se mi avesse sentito.
«Il fratello di Jordan?»
«Ho tipo una cotta stratosferica per lui! Abbiamo un corso in comune, a scuola» mi confessa, e d'istinto sorrido. La trovo una cosa tenera, e apprezzo il fatto che me l'abbia detto, come se fossi sua sorella.
«Beh, stare nascosta dietro di me per tutta la sera non mi sembra una buona idea, no?» Le afferro un braccio e la porto di nuovo al mio fianco, poi continuo a camminare verso il gruppo. Dato che devo fare finta di non conoscere Allen per tutta la serata – cosa che, d'altronde, a lui non sembra risultare difficile, visto che da oggi a pranzo non si è più degnato di rivolgermi la parola – posso almeno fare da cupido per sua sorella. Non conosco bene Cameron, ma so che ha due anni meno di Jordan ed è un ragazzino sveglio, il suo opposto, non sta fermo un attimo. Lui ed Amy sono praticamente fatti l'uno per l'altra.
«Cheyenne, Amy! Ben arrivate, ragazze» ci accoglie Courtney, poi ci bacia entrambe sulle guance. Le rivolgo un sorriso tirato, ma non posso fare a meno di notare il braccio di Brad stretto attorno alla sua vita. Come fa a stare con un idiota del genere non lo capirò mai. Lui mi fa un cenno col capo, a mo' di saluto, che ricambio con un «ciao» detto a mezza bocca. Questa serata sarà lunga e dolorosa.
«Oh, che sbadata» mormora Courtney, ruota su se stessa facendo ondeggiare la gonna del vestito rosso e prende Amy a braccetto, che è costretta a mollare la presa su di me. I suoi occhi cercano i miei, carichi di terrore, ma le rivolgo un sorriso rassicurante. Non l'ho mai vista così ansiosa, è un'emozione che non le si addice.
«Per tutti quelli che ancora non la conoscono, lei è Amy» dice, più che altro rivolta a Jordan, Cameron e Brad. Jordan le fa un cenno di saluto con la mano, Brad... è Brad, invece Cameron resta in silenzio, con l'espressione pensierosa.
«Amy James!» esclama infine, come se adesso fosse tutto chiaro. «Abbiamo trigonometria insieme, giusto?» E le sorride. Gli occhi di Amy si sgranano, come se non riuscisse a capacitarsi del fatto che lui sappia della sua esistenza.
«Sì» mormora infine, trasognata. Wow, quasi non mi ricordo come sia avere una cotta, meno male che c'è lei a ricordarmelo. Poi si mettono a chiacchierare seduti su una panchina. Beh, direi che è stato più facile del previsto. Sospiro sconsolata dentro di me. Adesso che faccio? Courtney e Brad sono seduti sulla panchina di fianco a loro e per ora sono fermi alla stazione "scambio saliva", non che avrei comunque intrattenuto una conversazione con loro, però... Mary sta guardando il cellulare, Jenna non mi sembra in vena di parlare, dunque resta solo Jordan.
«Ehi, Cheyenne» mi dice proprio quest'ultimo. Faccio qualche passo verso di lui e gli sorrido. La situazione non deve essere fraintesa: so che Jordan ha una cotta per me, o almeno me l'ha fatto notare Allen, e anche se non voglio uscire con lui è comunque un ragazzo per bene, forse potremmo anche diventare amici, prima o poi. La verità è che ti fa comodo che abbia una cotta per te, mi sussurra il mio subconscio, ma scaccio la sua vocina arcigna.
«Ehi» rispondo. E già non so più cosa dire. Sono proprio una frana a fare conversazione.
«Sei molto bella, stasera» mi dice lui, vagamente imbarazzato, dopo avermi osservata dalla testa ai piedi. «Non che tu non lo sia sempre, ovviamente» aggiunge subito dopo, e l'urgenza nella sua voce mi fa sorridere. E un po' mi lusinga. Non ho ricevuto molti complimenti da parte di ragazzi, nella mia vita.
«Anche tu stai bene» rispondo, e Jordan arrossisce leggermente. Mi sento un po' in colpa, ma cerco di non pensarci.
«Allora... ci sarai alla partita di venerdì?»
«Certo.» Non che io abbia scelta, faccio parte delle cheerleader.
«Magari potremmo...» Smetto di ascoltare. Non ho nessuna via di fuga, e sono costretta a sorbirmi l'"e magari" di Jordan. Questa volta mi chiederà di uscire e non potrò rifiutare senza sembrare una vera stronza.
«Che ne pensi?» la sua voce fa scoppiare la bolla in cui mi ero rinchiusa.
«Cosa, scusa?» Jordan arrossisce, e spero che l'imbarazzo di ripetere ciò che ha detto prima lo fermi.
«Niente, non ti preoccupare» dice rapidamente, e dentro di me tiro un sospiro di sollievo. All'improvviso il rombo di un motore attira l'attenzione di tutti noi, e annuncia l'arrivo dell'Audi di Rick, vice capitano e migliore amico di Brad, da cui scendono lui e Chantal. Lei indossa un attillato vestito blu e dei tacchi dello stesso colore, e viene verso di noi a passo deciso, come una modella. Rick invece si avvicina col suo solito sorriso ebete e l'andatura da scimpanzé. Se si mettessero insieme formerebbero una coppia stupenda, neppure la somma dei neuroni di entrambi raggiungerebbe un livello socialmente accettabile. Vacci piano, Cheyenne, il karma ti punirà istantaneamente per questa cattiveria, mi suggerisce il mio subconscio, e so che ha ragione. Il karma è particolarmente propenso a tornarmi indietro e colpirmi dritta in faccia in tempo reale. E anche questa volta non si smentisce. Nel parcheggio entra l'unica auto mancante: quella di Allen, da cui scendono lui, Francisco e Bridgette, l'unica cheerleader che mancava. Tra le altre cose, mentre le cheerleader sono invitate tutte alla cena, la squadra di football è rappresentata soltanto dall'élite, cioè Brad, Rick, Allen, Francisco, Jordan e suo fratello Cameron, che ricoprono i ruoli più importanti e sono i più promettenti. Una cosa, a mio parere, davvero crudele, in special modo se ripenso a ciò che mi ha detto Allen, ovvero che il football è un gioco meritocratico, in cui ogni giocatore è fondamentale. Non è questo il messaggio che la suddivisione in élite e "plebe" lascia intuire, ma d'altronde che me ne frega?
«Ciao, ragazze» ci saluta animatamente Bridgette. Si sofferma un po' troppo a lungo su Amy, con uno sguardo a metà fra il compassionevole e il disgustato. Bridgette, tra tutte, è quella che mi sta meno simpatica, forse anche meno di Chantal. Assottiglio lo sguardo e incrocio le braccia al petto, ma la mia occhiata infuocata non viene recepita.
«Siamo tutti?» chiede Courtney dopo essersi finalmente staccata da Brad. È raggiante stasera, le cene pre-partita sono quelle che preferisce, nessuno sa il motivo, o almeno io non lo so, perché non mi è mai interessato venirne a conoscenza. Tutti annuiscono e iniziano ad incamminarsi in massa verso il ristorante. Io rimango qualche passo indietro e cerco di incrociare lo sguardo di Allen, ma lui è girato verso Francisco e non mi guarda nemmeno una volta.
Una volta entrati all'interno un piacevole brivido dovuto al cambio di temperatura mi investe. Chiudo per un secondo gli occhi e gioisco dentro di me. Non ne potevo più di quel dannato freddo.
«Ti piace il caldo, eh» mi dice Jordan. Arrossisco un po' al pensiero di essere stata beccata in un attimo così personale e infantile, ma nonostante ciò annuisco. «Anche a me» aggiunge lui con un sorriso, poi allunga le mani verso la mia giacca per aiutarmi a toglierla, e infine la appende sull'attaccapanni.
«Grazie» gli dico, e di nuovo sento il senso di colpa per aver sviato ancora una volta il suo "e magari". Faccio un profondo sospiro dentro di me, e giungo alla conclusione che prendere un tè con Jordan non mi ucciderà. «Che ne dici se dopo la partita andiamo a bere qualcosa? Per festeggiare la sicura vittoria.» Lui sgrana occhi e bocca così tanto che ho paura possa svenire, ma fa finta di non essere stupito e sorride. Probabilmente doveva essere un sorriso sicuro e affascinante, in realtà gli è uscito uno di quei sorrisi da bambino che ha ottenuto proprio ciò che desiderava, come spesso mi succede anche con Allen. Allen. Chissà perché si sta comportando in questo modo. Okay cercare di non insospettire gli altri riguardo alla nostra amicizia, ma non salutarmi neanche è esagerato. Almeno un cenno del capo! Ho aspettato il giorno in cui sarebbe tornato dal campeggio con tutta quest'ansia, per poi ritrovare un antipatico. Ho il sospetto che abbia a vedere con quello che mi ha detto Francisco, e giuro su Wendy che stasera lo scoprirò, fosse l'ultima cosa che faccio, dannazione!
«Mi farebbe davvero piacere, Cheyenne! So di un posto niente male che devo farti assolutamente conoscere!» Il suo entusiasmo un po' mi destabilizza, ma mi sforzo di sorridere e soprattutto di non pensare ad Allen e a come ciò che ho appena proposto a Jordan mi faccia sentire come se lo stessi tradendo.
Tutti insieme raggiungiamo il tavolo prenotato a nome Dean e ci sediamo. È divertente vedere come anche all'infuori della mensa l'ordine dei posti rimanga sempre lo stesso. C'è solo un'eccezione: alla mia destra si siede Amy anziché Jordan, e gliene sono grata. Non sapevo più cosa dirgli. Vicino a lei c'è Cameron, seguito poi da Jordan, Mary e Jenna. Courtney si siede a capotavola, alla mia sinistra, davanti a me c'è Brad, di fianco a lui Rick, poi Chantal, Allen, Francisco e Bridgette. Sono costretta a guardare Brad per tutta la sera, oppure potrei concentrarmi su Rick, che è peggio, o ancora peggio su Chantal che si è seduta vicino ad Allen, o forse sarebbe meglio dire il contrario? Devo smetterla di lasciarmi infastidire da questa cosa. La sensazione di fastidio all'altezza dello stomaco torna a colpirmi con ancora più violenza, ma cerco di ricacciarla giù con un pezzettino di pane.
«Siamo tredici» afferma Bridgette con la voce carica di tensione. «Porta sfortuna.»
«Piantala, Gigi» la rimbecca Mary con un'alzata di occhi al cielo. So anch'io dove vuole andare a parare. Bridgette si infervora, arrossisce fino alla punta delle orecchie per la rabbia ed esclama: «La realtà è che c'è una persona di troppo.»
«Sì, e sei tu.» Tutti si girano verso di me con gli occhi sgranati. Oddio, l'ho detto davvero? Credevo di averlo soltanto pensato. Merda. Amy mi stringe la mano con riconoscenza, Courtney mi rivolge un'occhiata che non riesco a decifrare, gli altri sono confusi. Non guardo Allen, perché non voglio vedere la sua espressione. Bridgette rimane in silenzio, stavolta rossa per la vergogna. Quando ho detto quella frase non mi è uscita né in modo scocciato né ironico, ma piatta come un dato di fatto, e forse è per questo che Bridgette non ha saputo come rispondere.
Per fortuna arriva la cameriera che ci porta i menù e la conversazione riprende normalmente.
«Grazie, Cheyenne» sussurra Amy, quando in preda al tintinnio dei bicchieri nessuno può sentirla. Le rivolgo un rapido sorriso, da una parte sono contenta di averla protetta, ma dall'altra devo stare molto più attenta a quello che dico. Ho passato quattro anni a non farmi notare da loro, non è il momento di mandare tutto a puttane e farmeli nemici. Mi serve che io gli rimanga indifferente, tanto più continuo ad allontanarmi dal volere di mia madre. La cena prosegue in tranquillità, nessuno solleva più la questione della sfortuna e io posso tornare a essere invisibile. Nonostante tutto però sembra che non ci riesca, come se dicendo quelle parole, prendendo una posizione, io non possa più tornare nell'ombra e fare finta di niente. È una verità scarsamente percettibile, ma se si presta un po' di attenzione si nota subito. Prima, quando uscivo con i popolari, parlavano fra loro e non si giravano mai verso di me, perché ero invisibile. Adesso, ogni volta che Courtney dice qualcosa, guarda per primo Brad, e poi si sofferma su di me per un paio di secondi, come a includermi e trascinarmi fuori dall'ombra ogni volta che cerco di tornarci. E così tutti gli altri, o almeno tutti tranne Allen (sì, alla fine l'ho guardato di nuovo). Lui fa proprio finta che io non esista, neanche che sia invisibile. La cosa comincia a darmi sui nervi.
All'incirca due ore dopo abbiamo finito di cenare, ma anziché tornare a casa Courtney propone un'idea – a sua detta – migliore.
«I miei conoscono i proprietari di un pub a Brooklyn, che di sicuro ci lasceranno entrare a bere qualcosa, a patto che ci teniamo lontani dall'alcol, che ne dite?» Brad e Rick lanciano un coro di disapprovazione quando scoprono di non poter toccare alcol, ma Courtney li rimette al loro posto con un'occhiata. Un po' invidio il potere che ha su tutti, deve essere divertente dire qualcosa e avere tutti intorno che fanno come hai ordinato. Non che io non possa farlo col personale di Villa Leroy, ma non è la stessa cosa, e poi sono per me le persone che mi hanno cresciuta, non vorrei mai trattarle come meri domestici.
Ci dirigiamo tutti verso il parcheggio dopo aver saldato il conto che, come da tradizione, viene pagato dal capitano delle cheerleader e da quello della squadra di football, in segno di buon augurio. Ognuno sale nella propria auto nella stessa suddivisione in cui siamo arrivati, poi ci immettiamo in strada uno dopo l'altro.
«Allora...» esordisco aggiustando lo specchietto retrovisore. «Com'è andata la tua prima cena con la squadra?»
Amy non riesce a stare ferma sul sedile dalla gioia. «Benissimo! Cameron mi ha anche invitata alla festa che si tiene dopo la partita, ti rendi conto?» Vorrei dirle che le cheerleader sono invitate a prescindere, ma sorrido e le lascio questo attimo di felicità.
Facciamo un paio di chilometri in auto, poi ci fermiamo di fronte al pub di cui parlava Courtney. Questa serata non sta nemmeno andando così tragicamente come pensavo, anzi oserei dire che mi sto quasi divertendo. L'unica pecca sta nel comportamento di Allen che, per quanto mi sforzi, non riesco a comprendere. So bene che il suo totale ignorarmi non è dovuto al fatto di dover nascondere la nostra amicizia, per questo cerco ogni modo possibile per tirarlo da una parte e chiarire la situazione, ma non sembra esserci occasione.
«Chi stai cercando?» la voce acuta di Chantal quasi mi fa prendere un infarto. Si riferisce al fatto che mi stavo guardando intorno per trascinare Allen in disparte.
«Cosa?»
«Stai cercando qualcuno?» ripete. Sta masticando un chewing gum in modo tremendamente fastidioso.
«No» rispondo, desiderosa di mettere un punto a questa conversazione il prima possibile. Sento Amy ridere piano alle mie spalle, e la cosa fa sorridere anche a me.
«Ah, okay» risponde Chantal, poi saltella verso Rick. I capelli biondi le ondeggiano da una parte all'altra, facendola sembrare ancora più infantile di quanto non sia.
«La sua stupidità è paurosa» mi sussurra Amy dopo avermi affiancata.
«Non me lo dire.»
Il pub è molto carino all'interno, con un lungo bancone in legno scuro e una serie di lucine natalizie attaccate al soffitto che creano un'atmosfera intima e soffusa. C'è un gruppo di ragazzi del college che bevono una birra a uno dei tavoli, una coppia e altri ragazzi.
Noi ordiniamo un paio di bibite analcoliche e andiamo a sederci su un tavolo in alto, nascosto da sguardi indiscreti.
Sento il proprietario che ferma Courtney e le dice: «Mi raccomando, Courtney, non più di un'ora.»
«Va bene» risponde lei, poi abbassa così tanto il tono di voce che riesco a sentirla solo io che sono rimasta indietro. «Non dirlo ai miei, Max, per favore.»
Courtney Dean ha dei segreti con sua madre? Incredibile! Decido di appuntarmelo mentalmente mentre prendo un sorso dalla mia Coca Cola. Potrà tornarmi utile in futuro.
Finalmente, dopo mezz'ora in cui avevo cominciato a perdere la pazienza, la mia occasione d'oro si presenta quando Allen si alza per andare in bagno. Con una scusa, dopo qualche minuto, lo seguo. Devo sapere che diavolo gli passa per la testa, a costo che ci scoprano entrambi. Attraverso il corridoio abbellito con una serie di deliziose lucine natalizie e lo trovo di fronte al bagno degli uomini, da cui probabilmente è appena uscito.
«Cheyenne?» esclama, sorpreso. Senza dire nulla lo spingo all'indietro contro la porta, che si apre, e poi fin dentro a uno dei bagni. Lui alza le mani per non toccarmi, dato che lo spazio è troppo angusto per entrambi. «Se non vuoi alimentare gossip su di noi, questo è il modo più sbagliato per farlo.»
«Stai zitto e ascoltami» sibilo, lui tace all'istante.
«Che diavolo ti prende?» lo attacco.
«Di cosa stai parlando?»
«Perché fai finta che io non esista? È da oggi a pranzo che ti comporti così.»
«Non ricordi che noi due nemmeno ci conosciamo per loro?»
«Non è questo, Allen, e lo sai bene... c'entra quello che mi ha detto Francisco, non è vero?» Lui trasalisce. Bingo! «Sputa il rospo, James, qual è la verità su questo dannato test dell'amicizia?»
«Non c'è nessuna verità, Cheyenne, è una scemenza che fa Francisco, adesso possiamo uscire da qui? Si insospettiranno» quasi mi supplica, ma io non sono soddisfatta.
«Mi ha detto tutto.» Non appena sente questa frase la sua faccia cambia totalmente, diventando una maschera di pietra.
«Di che cazzo parli?» L'asprezza delle sue parole mi colpisce come uno schiaffo, tanto che indietreggio fino ad aderire con la schiena alla porta del bagno. Prendo coraggio e rispondo lo stesso.
«Mi ha detto che eravate amici prima delle superiori, anzi prima delle medie! Perché mi menti?» confesso, quasi urlando, e d'istinto mi sento meglio. Allen invece sbatte una mano sulla porta alle mie spalle, producendo un rumore sordo che echeggia in tutto il bagno. Sobbalzo per la paura.
«Fatti i cazzi tuoi, Cheyenne, mi hai capito?!» urla a un palmo dal mio naso. Non so davvero cosa dire, sono sconvolta dalla sua ira. Mi sposta di lato, per quanto le dimensioni del bagno lo permettano, poi spalanca la porta ed esce, lasciandomi qui. Sono scioccata. Non mi aspettavo una reazione del genere. Con le braccia strette attorno al corpo mi siedo sul gabinetto e tiro le gambe contro il petto.
Non ho neanche ottenuto una risposta, anzi tutto quello che ho ottenuto è un grande buco all'altezza dello stomaco, che fa male come se avessi un coltello infilzato al suo interno, e il coltello, nello specifico, sono le parole che mi ha rivolto.
Devo trovare un modo per conoscere la verità.

Ciao fiori di campo! 🙊

Ecco il capitolo, scusate il ritardo ma le sere passate – che è il momento in cui posso scrivere – non sono mai stata a casa!

Ora sono in ritardassimo e devo scappare, non ho riletto la seconda parte del capitolo e probabilmente lo farò stasera, quindi scusate se trovate degli errori!

Ecco il primo litigio di Allen e Cheyenne, cosa le starà nascondendo?

Che ne pensate del rapporto di Amy e Cheyenne?

Di Jordan?

E Cameron?

Credete che Courtney sia davvero perfida e viziata, oppure anche lei ha dei segreti?

Al prossimo capitolo!🔜

-A

Misfits - DisadattatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora