Epilogo

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Tre anni dopo

Cheyenne
Oggi, quando mi sono svegliata, il mondo era di un colore diverso. Tutto sembrava più luminoso, più nitido, più brillante, come se qualcuno avesse applicato un filtro alla realtà.
Guardo fuori dal finestrino su cui, parzialmente riflesso, c'è il mio sorriso. Ogni istante che passa racchiude un paesaggio diverso. Macchie di verde si intersecano ad altrettante gialle, azzurre, bianche. Si fondono e creano una coperta calda e avvolgente. La primavera simboleggia rinascita da sempre, e non mi sono mai sentita più in sintonia con la natura, anche se ormai, a fine maggio, l'estate inizia a farsi spazio con il frinire dei grilli e le giornate più lunghe.
Chiudo gli occhi e lascio che la schiena aderisca al sedile del treno che mi sta riportando a casa. Sono cambiate tante cose. Io sono cambiata. Alcune persone arrivano, altre se ne vanno. È la vita. Eppure all'inizio ha fatto male. Terribilmente.
Non ho più sentito mia madre, e l'ultima immagine che ho di lei continua ad essere quella della sua figura slanciata in cima al balcone che si affaccia sul salotto di Villa Leroy. Due anni fa, una sera, Amélie mi ha chiamata e mi ha dato una delle notizie che mi hanno cambiato la vita, e che ha cancellato quella sensazione di disagio e paura con cui convivevo da ormai diciannove anni: «I nostri genitori hanno divorziato». Papà ha scoperto che il matrimonio tra me ed Hans era stato architettato da nostra madre, e che era il motivo principale per cui ho deciso di andarmene. Hanno iniziato a discutere, e sono usciti fuori tutti i ricatti di cui papà non era a conoscenza. Le bugie. Le amicizie forzate. Noi abbiamo sempre pensato che agissero insieme, invece a quanto pare non era così. Alla fine lui ha deciso di divorziare e allontanarla da noi.
Amélie ha lasciato Lionel, e finalmente gestisce l'azienda di famiglia da sola, perché ne è perfettamente capace. Gli affari non sono mai andati così bene. Papà ed io abbiamo instaurato un rapporto sano, e anche se non siamo esattamente la coppia padre-figlia più affiatata del mondo, ce la caviamo abbastanza bene. Apprezzo davvero lo sforzo che ha fatto verso di me, soprattutto a pensare che per il primo anno a Philadelphia non ho mai risposto alle sue telefonate.
Tre anni fa, non pensavo che allontanarmi all'improvviso da tutto ciò che conoscevo sarebbe stato così... sconvolgente. Ho dovuto imparare a prendermi cura di me stessa e di un altro essere vivente – che ora dorme tranquilla accanto ai miei piedi. Ho dovuto imparare a fare i conti con gli imprevisti della vita, con le separazioni, con la distanza, con l'ignoto. E tre anni dopo, posso dire di essere davvero fiera della persona che sono diventata. Prima avevo paura di qualsiasi cambiamento, percorrevo solo la strada conosciuta, ma ormai quella è una Cheyenne che appartiene al passato.
Al Curtis sono riuscita a farmi anche un sacco di amici, ed altrettanti li ho conosciuti in giro per Philadelphia. Mi sono imposta di essere più socievole, e all'inizio ero rigida e goffa, ma col tempo ho imparato ad aprirmi. Adesso l'espressione di ghiaccio è stata rimpiazzata da una un po' più calda.
Wendy sbadiglia. Mi chino per accarezzarle le orecchie pelose, e lei sbatte la coda arricciata in approvazione. È cresciuta tantissimo, e sarà per sempre un ricordo di uno dei periodi più difficili e al contempo più belli della mia vita. Quel lontano dicembre di tre anni fa è iniziato tutto, e se oggi sono ciò che sono lo devo soltanto ad una persona.
Il disco registrato annuncia che la prossima fermata è la stazione di New York.
Il cuore salta un battito, e quel consueto sfarfallio nello stomaco mi fa sorridere.
Se c'è una cosa che dopo anni non è cambiata, è l'amore per la mia casa. C'è un solo posto in cui voglio sempre tornare, e proprio adesso mi sta cercando tra la folla che si è riversata nella stazione stracolma di speranze, emozioni, lacrime e risate. C'è chi parte e chi ritorna, ma ognuno lascia sempre qualcosa indietro, o meglio qualcuno, che saluta con le lacrime agli occhi o con un sorriso. Perché ci sarà sempre una persona ad aspettarti. E la mia persona, il mio qualcuno, sta scrutando la folla con un'espressione adorabilmente concentrata.
All'inizio è stato davvero difficile. Io mi sentivo perduta e lui non c'era. Ho dovuto imparare a gestire le mie ansie da sola, reprimendo la necessità di chiamarlo per ogni problema. Dal canto suo, lui veniva a trovarmi ogni volta che poteva, principalmente nel fine settimana, e il tempo trascorso insieme, proprio perché limitato, mi sembrava ancora più prezioso. Ci ha fatto bene davvero, la distanza, ed ha rafforzato il nostro rapporto.
Allen ancora non mi ha individuata, e ne approfitto per osservarlo. È da un po' che non ci vediamo, negli ultimi tre mesi ho avuto da fare con gli esami finali, e lo stesso vale per lui. Si è tagliato i capelli, che adesso non gli sfiorano più le orecchie e sono tirati indietro sulla fronte. Ma non in modo ordinato. Non sarebbe da lui. Hanno preso quella direzione perché ci ha passato le mani in mezzo tantissime volte. Sul volto dai lineamenti decisi spicca anche un velo di barba e, quando si decide a mollare il labbro che stava torturando, riesco a vedere il solito piercing.
«Che dici, Wendy, ci ha cercate abbastanza?»
In risposta, l'husky mi strofina il muso contro la coscia.
«D'accordo, allora possiamo farci trovare».
Vorrei provare a levarmi il sorriso dalla faccia, ma non ne sono in grado, e poi perché dovrei? Essere felici è la cosa più bella al mondo. Prima avevo paura di esserlo, ma ora sono terrorizzata all'idea che questa sensazione svanisca. Eppure quando i miei occhi incontrano i suoi, ho l'assoluta certezza che non succederà mai. Non finché saremo insieme.
«Mi scusi, stava per caso cercando qualcuno?»
Il suo sorriso è sempre lo stesso. Ride e ci viene incontro. Vedo tutto ciò che prova per me. È così chiaro, ce l'ha scritto in faccia, ed è la mia espressione preferita.
«Solo una ragazza con una folta chioma rossa e un husky».
Mi stringe il volto tra le mani con delicatezza. La sua fronte si lascia andare contro la mia, ma il nostro momento è interrotto da Wendy, che gli si struscia sui jeans. Allen ride piano e si piega per carezzarla finché non è soddisfatta delle attenzioni ricevute. Poi torna a guardare me. Mi mordo il labbro, emozionata come non mai. Mi sembra di vederlo per la prima volta, con la maglietta a maniche corte che gli fascia il torace e una vecchia giacca di jeans sopra. È bellissimo. Un'altra cosa che non cambierà mai.
«Pensi di baciarmi, o...», lo provoco. Lui scruta ancora un po' il mio volto, pigramente, come se volesse memorizzare ogni dettaglio, poi scoppia a ridere e mi prende il viso tra le mani. Il suo naso sfiora il mio, le sue labbra socchiuse lasciano che il respiro caldo s'insinui tra le mie.
«Siamo nel Ventunesimo secolo, puoi anche baciarmi tu», protesta con una risatina.
«Oh, 'fanculo James».
Lo afferro per il bavero della giacca e lo tiro contro le mie labbra. La risata corposa che stava per lasciare la sua bocca, si spegne contro la mia. In modo automatico le sue mani mi afferrano i fianchi, imprigionandoli nel loro abbraccio. Gli passo le mani tra i capelli, spettinandoli ad arte. Mi piacciono i suoi capelli morbidi. E anche i suoi baci. E le sue mani forti. E la sua schiena muscolosa. E la sua voce. E tutto il resto.
«Mi sei mancata», mormora tra un bacio e l'altro.
«Te l'ho detto che sarei tornata da te», sussurro.
Allen si stacca lentamente dalla mia bocca dopo non so quanto tempo. Le sue mani sono ancora sui miei fianchi, e il sorriso furbo che gli tira le labbra gonfie mi fa tremare le ginocchia.
«Sei pronta per un'avventura?»
«Ma sono appena tornata da Philadelphia!» piagnucolo. In realtà ho già accettato, e lui lo sa, infatti continua ad avere quell'espressione divertita e sexy.
«Tutto comincia...» Mi prende per mano, e noto che anche lui ha una valigia. Cos'ha in mente? «...all'aeroporto JFK International».
«Aeroporto?» sgrano gli occhi, esterrefatta. «Dove andiamo?»
«Chi lo sa, non ho ancora deciso».
Scoppio a ridere. Ormai quella sensazione di paura, disagio verso l'ignoto che provavo all'inizio non c'è più. «E andiamo!»
Questa è la lezione più grande che mi ha insegnato Allen, e di cui farò sempre tesoro. Nella vita non bisogna sempre fermarsi a pensare. A volte è necessario agire, seguire l'istinto, il cuore. Dopo tanti tentativi di far prevalere la ragione, ho capito che la vita non funziona così. Non sarai mai felice se ti privi di tutto ciò che temi fare. Non c'è spazio per la paura.
Vivi, rischia, ama.
Questo è ciò che ho imparato da Allen, e mentre ci teniamo la mano, ridiamo e ci raccontiamo le cose successe negli ultimi mesi, sono più che certa che se non avessi seguito il mio cuore, adesso non sarei qui. All'aeroporto internazionale di New York. Con una valigia ancora fatta che partirà per un altro viaggio. In questo preciso momento. In questo attimo.
E 'fanculo tutto ciò che verrà dopo, perché, qui ed ora, io sono felice.

Ciao fiori di campo!

THE END!

Misfits è finito 🥺

Perdonatemi come sempre per l'orario improponibile, ma io sono un animale notturno 🦇

Cosa ne pensate di questo finale??

A me personalmente piace molto 💘

Ho voluto scrivere qualcosa che fosse breve, ma racchiudesse il completamento del percorso di crescita intrapreso da Cheyenne, che l'ha portata ad essere la persona del finale...
Quanto è cresciuta la mia bambina! 🥺

Quest'avventura è giunta al termine, ma ve ne propongo subito un'altra!
Ho pubblicato una nuova storia (Che disastro!), potete trovare i primi due capitoli sul mio profilo, il terzo è in uscita lunedì 💘
Ecco la trama:
"Quando Emma Hawthorne è venuta al mondo, il Signore onnipotente l'ha impostata secondo criteri non riscontrati in nessun altro essere umano: per la maggior parte sarcasmo - un solido settanta percento -, una consistente tendenza a straparlare - almeno un buon venticinque percento - e, in quest'ordine, un pizzico di follia, melodramma e insana abilità a fare figuracce.
La ricetta è esplosiva, e lo sa bene chi frequenta Emma tutti i giorni, come la sua famiglia e i suoi migliori amici dalle mille diversità: Maya, la cinica e sarcastica amante della musica rock e dei giacchetti di pelle dagli eclettici capelli blu, e Seth, la parte razionale del gruppo, a cui spetta il compito di mantenere le ragazze sulla retta via. Il solo problema è che nella maggior parte dei casi nemmeno lui sa quale essa sia. Poi ci sono gli amici di suo fratello Grayson: Liam e Cedric, che Emma considera come dei fratelli maggiori. Cedric è alla mano e sta sempre allo scherzo, mentre Liam è più riservato, ma il suo senso dell'umorismo è pronto ad emergere.
In un modo o nell'altro si ritrovano sempre tutti a casa Hawthorne, dove tra tradizioni, videogiochi e strambe sfide non ci si annoia mai, ma soprattutto si cresce, imparando il valore del rispetto e l'importanza della famiglia.
Un giorno, però, tutto cambia. Ethan Moore, il ragazzo d'oro della Hampstead High, per cui Emma ha una cotta immensa da anni, rompe con la storica fidanzata Taylor e inizia ad interessarsi proprio a lei. Emma è al settimo cielo, ma tutti sembrano remare contro la sua storia con Ethan, e anzi le fanno notare di continuo che qualcun altro, che aveva avuto a lungo un posto d'onore nel suo cuore, sembra interessato a lei...

E ora?

Che disastro!"

Spero che le darete una chance!

Inoltre vi ricordo della mia pagina Instagram (@xholdonpainends), su cui troverete sneak peeks, aggiornamenti sulle mie storie, citazioni e tanto altro! Lasciate un follow e un commento a vostro piacere e vi seguirò! 💘

Vi voglio bene, grazie per questa magica avventura ❤️

Al prossimo capitolo!🔜

-A

Misfits - DisadattatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora