L'alba trascorreva nel lento schiarirsi del cielo, guardando fuori dalla grande lastra di vetro che formava uno dei muri della sua stanza.
L'ombra di una ragazza esile e stretta osservava il proprio piccolo mondo, il proprio piccolo cielo. Era tutto suo, suo e di nessun altro.
Ogni cosa era come lei l'aveva voluta plasmare, all'interno dei propri confini. E così guardava, con occhi dalla tonalità più intensa dell'azzurro, il terreno spoglio della montagna e le scale, intagliate in essa, che conducevano fino ad un prato di erba bianca. La Regina, senz'altro nome se non questo, percorse le stanze di vetro del proprio castello, osservando il proprio riflesso poco chiaro nelle pareti. Sfiorò la propria corona e, zoppicando un poco, uscì dal castello. Come ogni giorno, l'aria era fresca e aveva un odore delicato. Come ogni giorno, c'era silenzio.
La Regina, dopo essersi coperta con una mantella del colore della notte, scese le scale, sentendo a ogni passo una leggera fitta alla schiena.
Ancora aveva due moncherini piumati dove una volta aveva avuto le ali. Le aveva amate, ma erano l'unica cosa, insieme a vite diverse da quelle delle piante, che lei non poteva decidere di creare dal nulla. Per creare delle ali serviva ben di più che la propria corona somigliante a un paio di corna. Quella stessa corona era ciò che le permetteva di controllare il proprio mondo solitario, nessuno le aveva mai spiegato perché, era una cosa che sapeva e basta.
I suoi piedi nudi sfiorarono l'erba chiara del prato circolare al termine della scala. Quasi l'intero suo regno era di colori che sfumavano dal blu al più chiaro dei lilla. Le trasmetteva una serenità intensa e quasi inspiegabile. Camminò con calma, fino ad arrivare su un lato dell'artiglio nero che pareva emergere dal nulla, dove si era formato un profondo specchio d'acqua tondeggiante, circondato dall'erba chiara.
La Regina si privò della mantella, restando con un solo abito bianco privo di maniche che fasciava delicatamente il suo corpo magro, forse troppo.
Fu così che, a piedi nudi, si immerse nell'acqua fredda. Non vi era alcun rumore, se non lo scroscio impercettibile di un lago quasi immobile. Lo stesso lago che bagnava la sua veste e la sua pelle, correndo su di lei. Si sdraiò sull'acqua e lasciò che solo il viso emergesse dalla cristallina purezza di quel blu. Passò con dolcezza le mani tra i propri capelli, chiudendo gli occhi e beandosi dell'usuale calma, lasciandosi cullare con dolcezza dallo specchio liquido.
Tirò la testa leggermente all'indietro, restando così a lungo, assaporando il silenzio. Infine tornò verso riva, indossando ancora la mantella e sistemandosi come meglio poteva i capelli bagnati.
Successivamente tornò a camminare, immergendosi in un bosco dai tronchi scuri e ricco di foglie azzurre. Si arrampicò su uno di essi, raccogliendo un grappolo di piccoli frutti non più grandi del suo pollice. Si sedette e li mangiò lentamente.
Passavano nella solitudine e nel silenzio tutte le sue giornate. La sua esistenza, per quanto priva di eventi, non la annoiava. Alla fine, era l'unica cosa che conosceva. E non le dispiaceva.
Talvolta però si chiedeva dove fossero le sue ali, e dove le avesse perse. C'erano tante cose che non ricordava e che non sapeva. Ma non vi era modo di rispondere a questi quesiti, lo sapeva.
Perciò si limitava a godersi il proprio quieto e calmo regno. Fece dondolare i piedi nel vuoto per un po', scendendo poi nel prato.
Alla fine se ne tornò nel castello. Si rinchiuse ancora tra le mura di vetro, dove si aggirava cantando, non potendo fare altro. Le piaceva creare. Era semplice, per lei.
Chiudeva gli occhi, e pensava a ciò che desiderava. Era così che aveva costruito il proprio intero mondo. Fu così che fece anche in quel caso.
Lasciò andare un respiro, senza veder nulla, e quando ebbe rialzato le palpebre si trovò davanti alla statua di qualcuno che un po' le somigliava. Ma aveva il viso più tondo, gli occhi più grandi, i capelli più ricci. E aveva ancora delle ali. Era una nuova statua di vetro.
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Il Confine
FantasyIn un mondo che si trova sul bordo che divide l'energia pura del caos da ciò che l'uomo definisce normalità, una Regina senza ricordi vive in totale solitudine. La sua vita scorre lenta e pacifica, isolata dal resto del mondo. Fuori, la aspetta una...