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Erano nella stessa stanza, e Senza Nome era già sdraiata sul proprio letto, appena creato.

La Regina si tolse solo in quel momento la mantella scura, lasciando scoperta la schiena e i monconi che un tempo erano stati delle ali.

Senza Nome parve guardarla in modo strano, con le sopracciglia aggrottate.

- Cosa c'è?

- Cosa sono quelle?

La Regina sfiorò una delle proprie piume - Un tempo avevo delle ali. Ma non ricordo perché non le ho più.

- Sembra che tu ricordi ben poco.

- Non so nemmeno da quanto tempo sono qui, è come se il tempo non esistesse. Forse ho creato questo posto ieri, forse decenni fa. Non lo so, ma non mi importa.

La Regina si stese sul letto, mettendosi su un fianco e rivolgendo la schiena a Senza Nome.

- E allora come fai a sapere con certezza che quelle erano ali?

- Cos'altro potrebbero essere state?

Chiusero entrambe gli occhi, finché non riuscirono a farsi cullare dal silenzio della notte. La Regina pensava sempre molto prima di stringersi tra le braccia dell'amato sonno che la ripudiava fin troppo spesso. Quella sera pensò a cose che in tutto quel tempo non si era mai chiesta.

Fino ad allora la presenza della Barriera aveva bloccato il suo corpo all'interno del regno dai colori freddi, ma anche la sua mente.

Se la Barriera c'era ed era nel suo regno allora l'aveva creata lei. E se l'aveva creata lei un motivo certamente c'era.

Però Senza Nome aveva trovato un passaggio, un passaggio che prima non si era mai visto. Quasi come se la Barriera avesse aperto un varco alla ragazza per farla passare.

Se così era, anche quello doveva essere accaduto per un motivo.

La sua mente non aveva mai provato a viaggiare oltre alla dolce quiete dei Pensieri Spezzati. Eppure era nato in lei un desiderio che non riusciva a spiegarsi. Si chiese cosa vi fosse fuori, si chiese come sarebbe stato oltrepassare la Barriera.

Sapeva che un giorno sarebbe diventata polvere. E se così era, davvero voleva passare la propria vita nel proprio regno? C'erano tante cose da pensare, da creare, da immaginare. Ma era possibile che valesse la pena di vedere qualcosa di più?

La Regina si lasciò andare al sonno con questi pensieri, aggrottando leggermente le sopracciglia. I muri sicuri del suo mondo erano stati rotti, e probabilmente non vi era alcun modo di ripararli.

Si alzò quando ancora era notte. Il cuore le rimbalzava nel petto e il sudore le bagnava la fronte. Talvolta si svegliava così.

Si liberava di ombre di incubi che non ricordava mai e tornava nel suo regno sereno e dalle tonalità timide. Alzò la schiena e si stiracchiò con uno sbadiglio, sentendo però un certo tremolio nel proprio respiro.

Non sapeva cosa vedesse nei propri sogni, ma certo non parevano cose felici.

Senza Nome era di fianco a lei, e sembrava dormire, volgendole la schiena e la nuca coperta da capelli bruni dalle punte leggermente più chiare. Ciò che era certo era che la Regina non sarebbe riuscita a riaddormentarsi presto, di conseguenza decise che non sarebbe andata a dormire affatto.

Sì alzò, afferrando la mantella e stringendosi in essa. Lasciò la figura dai capelli bruni nell'altro letto, a dormire con aria tranquilla. Con i piedi nudi uscì dal castello e si immerse nell'aria scura e fredda della notte. Era aria simile ad un cristallo, fredda, luminosa, e magnifica. Scese nel prato sottostante la montagna nera e si addentrò verso il suo albero preferito.

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