X Capitolo

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Quella lettera metteva i brividi.

C'è ne erano delle altre ma non ebbi il coraggio di leggerle, almeno non in quel momento. I taccuini poi non avevo nessuna intenzione di aprirli.

Mentre ero ancora sorpresa per la lettera e tutto il contenuto di quella scatola bussarono alla porta, era Thara:

«Ciao signorina Susan, io volevo mettere ordine in tua camera. Disturbo?»

«No Thara, non disturbi. Grazie mille. Ti lascio lavorare»

Scesi al piano di sotto e incontrai Chris in cucina davanti ad un portatile, stava scorrendo vati siti di arredamento.

«Ehi amico, stai cercando di rubarmi il lavoro? Ti va di prendere un pò d'aria?»

«Certo, andiamo a fare due passi in giardino, però fa freddo, metti un cappotto e dei guanti».

Andammo fuori e passeggiammo, ad un certo punto raccontai a Chris dello strano sogno della notte precedente e delle lettere che avevo trovato nel cassetto della scrivania.

«Non voglio spaventarti, ma la scrivania era vuota, se c'è dentro qualcosa è perché glielo hai messo tu. Ho svuotato personalmente tutti i mobili delle camere al primo piano»

«Ok, allora stanotte sono andata in giro per la casa seguendo un fantasma in camicia da notte, sono entrata in una camera da letto polverosa sfuggita alla tua pulizia ed ho preso quelle lettere, ti sembra più plausibile?»

«Suse, non ci sono altre camere al primo piano, le avrai trovate in qualche scatola ieri in salone, le avrai messe nel block notes e poi lo avrai dimenticato. Che data ha la lettera si cui parli?»

«Mmm, 15 Febbraio 1908 mi pare, perché?»

«Perché molte vecchie case hanno un cimitero nel giardino sul retro, o comunque nelle immediate vicinanze, e questa non fa eccezione. Deve esserci seppellita la mia bisnonna, vediamo che data riporta la lapide»

«Che cosa macabra un cimitero in giardino, va boh, andiamo a vedere.»

Ci dirigemmo verso il retro del castello, il vento ci spingeva con forza ed il freddo penetrava attraverso i cappotti. Dalla parte posteriore della tenuta il prato era anche peggio che sul lato facciata, si vedevano pezzi di ferro spuntare dalla neve che quella notte era caduta copiosa, e in fondo al giardino si scorgeva una piccola cupola. Christopher mi disse che si trattava di una chiesa privata fatta costruire dalla contessa Christine Mary Senders/Daven.

Più ci avvicinavamo e più mi rendevo conto che la chiesetta era veramente piccola, una struttura piccolissima circondata da un piccolo giardino con delle lapidi.

«Ok, cerchiamo la tomba di nonna Christine, deve essere qui, sono praticamente tutti sepolti qui!»

Annuii e cominciai a sbirciare tra le lapidi, intanto mi tornò alla mente il sogno che avevo fatto e più ci pensavo, più mi convincevo che non si trattasse di un sogno, era troppo reale, troppo vero per essere un sogno.

Ma qualche istante più tardi realizzai che stavo pensando a delle stupidaggini, certo che era un sogno, non poteva essere altrimenti!

Dopo qualche minuto passato a togliere muschio da lapidi praticamente anonime, nella parte del cimitero più vicina alla chiesa notai una lapide più grande, non una semplice lastra di pietra con una croce sopra ma una croce larga e cesellata in marmo che un tempo doveva essere stato bianco, c'era una foto quasi completamente sbiadita da decenni di sole e pioggia dove si riusciva ad intravedere una giovane donna con dei capelli lunghi, sotto la vecchia diapositiva c'era scritto:

La Maledizione di DavenwoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora