Il volto del maggiordomo era palesemente imbarazzato, mi si avvicinò e a voce bassissima mi disse «La prego signorina, non renda le cose ancora più difficili di quello che sono già, mi segua.»
Mi voltai ancora un istante verso Thomas, era in ginocchio vicino a sua moglie, le parlava sottovoce mentre lei guardava nella mia direzione con lo sguardo perso nel vuoto.
Il maggiordomo mi scortò fuori dal castello e cordialmente mi domandò:
«Come siete arrivata fin qui?»
«In carrozza» balbettai «ho chiesto al cocchiere di aspettarmi qui fuori.»
L'uomo si guardò intorno per qualche istante, ad un certo punto si accorse della carrozza ferma al lato destro del cortile, la indicò e mi chiese: «È quella, giusto?»
Annuì e mi incamminai a testa bassa verso il mezzo di trasporto. Come fossi un cane bastonato, come se dovessi vergognarmi quando chi avrebbe dovuto vergognarsi era quell'uomo ripugnante che si faceva chiamare conte!
Fu Edward, il maggiordomo che diede indicazioni al cocchiere, che salì in carrozza con me, io mi limitai ad entrare in carrozza ed a singhiozzare sempre a testa bassa.
Ripensai a quello che era appena successo, ripensai alla freddezza di Thomas davanti alla notizia della mia gravidanza.
Cosa credeva? Che non lo avrei mai più cercato, anche se non fossi stata incinta?
Pensava forse che mi sarei dimenticata di lui non vedendolo tornare?
Ero profondamente disgustata, ed ero sola ormai, proprio come la prima Nasheeta.
Solo in quel momento, pensando a lei, mi resi conto di quello che avevo fatto, avevo maledetto Thomas!
Avevo fatto ciò che lei stava per fare al padre di suo figlio, all'essere spregevole che aveva ucciso il suo bambino.
Avevo maledetto Thomas e la sua intera famiglia, perfino la sua discendenza.
Mi resi conto che mentre poco prima pronunciavo quelle parole, mentre sputavo la mia rabbia su Thomas, era come se non fossi in me. Il mio stato d'animo era uguale a quello che avevo provato nelle mie visioni, mi ero sentita esattamente come lei, come la mia antenata.
E come lei avrebbe voluto fare avevo maledetto l'uomo che si era preso gioco di me.
Lo avevo fatto e non me ne pentivo, anzi, se avessi potuto, se avessi saputo che le maledizioni erano reali, ne sarei stata felicissima e avrei fatto tutto ciò che fosse stato necessario affinché la maledizione lanciata si realizzasse.
Ma forse, forse un modo per avere la una vendetta c'era. Forse il libro della prima Nasheeta avrebbe potuto aiutarmi.
Avevo sempre pensato che tutte quelle storie su maledizioni e incantesimi fossero solo delle stupidaggini ma, infondo cosa avevo da perdere?
Nulla! Non avevo nulla, solo il mio bambino e dovevo proteggerlo a qualunque costo.
Mentre pensavo a tutto questo le lacrime scendevano copiose dai miei occhi e i miei singhiozzi non si erano fermati, ma io non me ne accorgevo nemmeno.
Edward, il maggiordomo che era in carrozza insieme a me per eseguire gli ordini del suo padrone, si accorse delle mie lacrime e mi porse un fazzoletto candido e distogliendomi dai miei pensieri dissi soltanto un debole:
«Grazie!»
«Signorina Taymur, non faccia così. Una donna bella e giovane come lei, cosi intraprendente da affrontare un viaggio tanto lungo fino ad una terra lontana e sconosciuta, tutta da sola, troverà senz'altro un uomo degno di starle accanto» cercava di incoraggiarmi.
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La Maledizione di Davenwood
Mystery / ThrillerSusan è una giovane arredatrice d'interni, viene assoldata per il restauro di un vecchio castello, DavenWood. Presto però delle strane presenze si paleseranno chiedendole aiuto per spezzare un maleficio lanciato sulla famiglia, e che, da oltre un...