Guardando l'ora mi resi conto che erano le 9:30 e ancora non arrivava nessuno. Thomas aveva detto che sarebbe venuto a prendermi per andare al campo a visitare quel Wilson o come diavolo si chiamava.
Stavo cominciando a pensare che tutto fosse un pretesto per portarmi a letto o in quel caso sul tavolo quando, in lontananza vidi arrivare un'auto, era lui!
Arrivò e saltò letteralmente giù dall'auto, insieme a lui c'erano anche due uomini, gente locale.
«Buongiorno bellissima, vorrei tanto baciarla, ma a quanto pare in pubblico non è consentito» Mi parlava con quel sorriso splendido, che quasi mi faceva dimenticare di essere arrabbiata per il ritardo, mentre mi prendeva la borsa dalle mani.
«Si, buongiorno! Ci siamo addormentati stamattina eh?» Risposi sarcastica mentre mi avvicinavo all'auto e lui ribatté:
«Ma no, dottoressa, vede... ieri sera non riuscivo a prendere sonno, e quando finalmente mi sono addormentato, ho fatto un sogno così bello che non volevo più svegliarmi»
In macchina mi sentivo molto nervosa ma, non capivo il motivo.
Thomas si sedette vicino a me sui sedili posteriori dell'auto, ci separava la mia ingombrante borsa da lavoro in pelle marrone; i due ragazzi che lo avevano accompagnato parlavano tra loro in arabo, si stavano raccontando dei programmi per i loro giorni liberi: uno dei due voleva andare a fare un giro in città per far visita alla fidanzata, l'altro invece diceva che sarebbe rimasto tutto il giorno a poltrire sul letto.
Thomas si avvicinò, mi accarezzò dolcemente un braccio e piano mi sussurrò all'orecchio «non vedevo l'ora di rivederti, e non vedo l'ora di stare di nuovo da solo con te, dottoressa!»
Mi parlava piano, sospirando, ed io sentivo il mio viso arrossire e risposi semplicemente «anche io» .
Una volta giunti al campo restai sbalordita, immaginavo che avrei trovato un insieme di tende approssimate mantre invece era tutto così ordinato.
Furgoni che circondavano il perimetro, tende grandi come case, zona cucina... erano veramente ben organizzati.
«Mi sorprende che non abbiate anche un punto medico» mi rivolsi a Thomas
«Vedi quando mi sono fatto male eravamo più vicini all'ambulatorio dove lavori tu, per cui mi han portato li a farmi ricucire la ferita e l'unico modo per rivederti era togliere i punti da te. In ogni caso qui c'è solo un infermiere, nessun medico; sarebbe stato capace anche lui di rattopparmi, ma fortunatamente quel giorno eri di turno»
Thomas parlava guardandomi negli occhi e questo, per me, era un atteggiamento dolcissimo.
Intanto camminando arrivammo ad una tenda in fondo all'accampamento, prima di entrare Thomas mi avvisò «Nasheeta, stanotte mentre ero con te Wilson si è svegliato. Però è piuttosto strano, non fa che urlare e delirare, ha la febbre. Temo si tratti di una qualche infezione, per cui sii cauta, potrebbe essere infettivo» mi comunicò con fare protettivo
«Sta tranquillo, vedremo di capire cosa ha» risposi in maniera frettolosa, cercai di non guardarlo negli occhi, non potevo permettermi di innamorarmi.
Entrando trovai una zona piuttosto spoglia e attraverso un separè posto circa al centro della stanza, scorsi le ombre di due persone che tentavano di tener fermo qualcuno su una branda, si sentivano delle urla.
Oltrepassai il divisorio e trovai un uomo con gli occhi fuori dalle orbite, sudato e coperto da un camice. L'uomo urlava e si dimenava mentre altri due uomini cercavano di tenerlo fermo per potergli fare una iniezione. Quell'uomo era Wilson, l'amico di Thomas, appena alzò lo sguardo e mi vide cominciò ad agitarsi più di prima, si dibatteva e indicandomi urlava «È la strega, la strega che mi ha tenuto prigioniero! Thomas, è la strega, la strega! Lasciatemi! Uccidetela!»
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La Maledizione di Davenwood
Mistério / SuspenseSusan è una giovane arredatrice d'interni, viene assoldata per il restauro di un vecchio castello, DavenWood. Presto però delle strane presenze si paleseranno chiedendole aiuto per spezzare un maleficio lanciato sulla famiglia, e che, da oltre un...