XVI Capitolo

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Aprii gli occhi ed era già mattina, il sole passava dalle tavole usate per sbarrare le finestre, l'armadio era dinuovo aperto anche se non ricordavo di averlo chiuso ieri sera ma, neanche di averlo aperto a dire il vero, "le cerniere di questi mobili sono andate", pensai.

Chiusi un istante gli occhi e ripensai alla sera precedente, a quando Chris era venuto a salutarmi, non mi sarei mai aspettata che andasse a finire in quel modo.

Allungai le gambe nel letto fino a toccare la parte fredda del materasso, tirai su le braccia e aprii la bocca in uno sbadiglio scomposto mentre sentivo tutte le articolazioni del mio corpo scricchiolare, sorrisi mentre mi stiracchiavo e contestualmente decisi di alzarmi dal letto.

I piedi nudi sul pavimento ghiacciato mi fecero salire un brivido in tutto il corpo, faceva veramente freddo, infilai le pantofole e andai in bagno, avevo bisogno di una doccia calda ma.... Uffa! Avevo dimenticato che in quel posto infernale c'era solo quella brutta vasca smaltata! Sospirai ed aprii i rubinetti.

L'acqua ci mise un pò a riempire la vasca e la temperatura, oltretutto, non era esattamente quella che avrei voluto che fosse ma, mi sarei adattata.

Mi immersi e mi lasciai accarezzare dall'acqua tiepida, ripensai alla sera precedente e nella mia mente si susseguivano gli attimi trascorsi con Chris.

Stavo rilassando i muscoli quando ad un tratto una pressione sulla mia testa mi spinse giù, sotto l'acqua, con forza. Era come se delle mani cercassero di tenermi sotto il livello dell'acqua di forza per impedirmi di respirare.

Con le braccia mi aggrappai ai bordi della vasca e cercai di tirar fuori la testa dall'acqua e, anche se per pochi secondi, ci riuscì ma, quelle mani mi spinsero sott'acqua ancora una volta.

Annaspavo e mi affannavo cercando con tutte le mie forse di uscire fuori dall'acqua.

Con un urlo ed uno sforzo non indifferente balzai letteralmente via dalla vasca scaraventando acqua ovunque.

Mi guardai intorno affannata cercando di capire chi avesse tentato di annegarmi ma la stanza era vuota, non c'era nessuno oltre me.

Mi voltai e incontrai la mia immagine riflessa allo specchio, ero in piedi, completamente nuda e bagnata fradicia, con le spalle ricurve ed il viso stravolto, gli occhi rossi e ancora il respiro affannato.

Alle mie spalle si rifletteva allo specchio la porta che collegava la camera da letto al bagno, fu una frazione di secondo e vidi qualcuno. Mi voltai immediatamente ma, non c'era nessuno e allora corsi nella camere accanto che trovai vuota.

Con la coda dell'occhio intravidi qualcosa muoversi alla mia destra, scattai in quella direzione e le ante dell'armadio si spalancarono facendomi spaventare e indietreggiare.

Mi avvicinai all'armadio aperto e ci guardai dentro ma, chiaramente non c'era nessuno all'interno ed in quell'istante che mi sentii una stupida.

Mi vestii e mi asciugai il più velocemente possibile e scesi al piano di sotto dove trovai tutti seduti a tavola intenti a far colazione.

Tutti tranne Christopher che era partito all'alba.

Josy mi accolse con il suo solito caloroso sorriso:

«Buongiorno Susan, dormito. bene?»

Annuì e prima che potessi aprir bocca, con la sua solito irruenza, la sorella di Chris continuò:

«Mio fratello è dovuto tornare in città per sistemare delle questioni relative alle proprietà di famiglia.»

«Oh, bene... ha dato disposizioni relative di restyling del piano che sarà il suo appartamento?» Chiesi come se non sapessi già tutto.

«Affatto, ha detto che puoi occuparti tu del progetto in autonomia, e che puoi spedirlo alla sua mail, così se dovesse essere necessario ti suggerirà le modifiche da fare.»

«Come desiderate» risposi educatamente interrompendo la conversazione.

Vicino a me Timothy sorseggiava una tazza fumante di caffè nero, lo guardavo malissimo e lui finse indifferenza.

Finimmo la nostra colazione, Josy portò i bambini a scuola e suo marito a fare fisioterapia accompagnati da Harry.

A quel punto in casa eravamo solo io e Tim, oltre ovviamente a Thara e sua madre Leah.

Mi diressi in salone seguita a ruota da Timothy, una volta entrati chiusi la porta e gli ringhiai a voce bassa «La prossima volta che provi a farmi uno scherzo simile giuro che con me hai chiuso!»

«Cosa?» mi domandò con lo sguardo stranito.

«Hai capito bene. Non ho gradito lo scherzo. Non farlo mai più!» Mi voltai per andare a finire i miei rilievi al primo piano ma Tim mi bloccò per un braccio.

«Posso sapere di che diavolo parli Suse?» Il suo viso da santarellino non mi avrebbe incantato. Cominciai a parlargli senza farlo replicare:

«Bene, visto che te ne sei già dimenticato ti rinfresco la memoria!

Parlo dello stupido scherzo di stamattina, quello in cui hai finto di annegarmi mentre facevo il bagno. Allora, punto primo volevi spaventarmi? Compimenti, sei riuscito a spaventarmi!

Punto secondo: Non amo essere vista nuda, a meno che non sia io a deciderlo;

Punto terzo: la prossima volta che ti azzardi a fare una cosa del genere ti prendo a sprangate, e sono seria!»

«Ma di cosa cazzo parli?» Sbottò Tim furioso «Ma ti senti? Sono settimane che passi giornata intere con me, come hai solo potuto pensare che io sia in grado di una simile cattiveria?»

«Tu hai detto che dovevamo andar via. Mi sembra evidente che era un modo per convincermi a farlo!» Risposi stizzita «E comunque, non me ne andrò! Sia nel caso in cui tu sia l'autore dello scherzo sia che tu non c'entri nulla.» Conclusi con tono volutamente antipatico.

«Ti dico solo una cosa Suse, fai attenzione! Questa famiglia è maledetta, e perché una maledizione sia reale non serve che tu ci creda.»

Lo guardai come si guarda un folle e scoppiai a ridere «Mettiamoci al lavoro che lunedì arrivano gli operai» mi voltai facendo intendere che la conversazione era terminata.

La Maledizione di DavenwoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora