La primavera era quasi alla fine ormai, ed era strano come le stagioni in America fossero così diverse l'una dall'altra. In Egitto si somigliavano un pò tutte, si passava dal caldo torrido e soffocante dei mesi estivi a quello tiepido ed afoso dei mesi invernali.
Erano già circa due mesi che mi trovavo a Davenport. La mia pancia era cresciuta e tra un paio di mesi ancora sarebbe nato il mio bambino. Edward era stato, ed era molto disponibile con me; la sua dolcezza e premurosi nei miei riguardi, mi aveva fatta affezionare tanto a lui. Vivendo sotto lo stesso tetto non poteva che essere altrimenti. Pian piano la nostra amicizia diventava qualcosa di più, lo percepivo, almeno da parte sua.
Si era innamorato di me e anche se non ricambiavo appieno il suo amore, avevo deciso di assecondarlo. Non avrei mai più amato nessun uomo, ne ero certa, ma probabilmente avrei potuto vivere una vita con qualcuno che stimavo e per cui provavo un grande affetto e immensa riconoscenza. Oltretutto Edward era anche un bell'uomo, di soli 3 anni più di me e fisicamente era anche decisamente il mio tipo. Se non avessi passato l'inferno in terra, probabilmente me ne sarei innamorata a mia volta.
Edward, suo malgrado, mi teneva aggiornata su ciò che succedeva a DavenWood. Suo malgrado perché lui non avrebbe mai voluto parlarmene ma non riusciva a dirmi di no.
Qualche giorno dopo il mio arrivo, la contessa aveva cominciato a non sentirsi bene, le erano cominciate le contrazioni e di li a poco aveva partorito, prematuramente, un bambino di nome Lucas. Il bimbo però non era sopravvissuto.
Sapevo perfettamente che quel bambino, la contessa non avevano nessuna colpa per ciò che Thomas mi aveva fatto, ma non riuscivo ugualmente a dispiacermi per l'accaduto e anzi, ogni volta che qualcosa di brutto capitava ai Daven era come se io mi rinvigorissi. Stavo veramente bene dal punto di vista fisico e mi sentivo più forte, anche moralmente.
Alla contessa era stato detto, poco dopo la mia partenza, che mi era lanciata dalla nave e che ero morta. Un'idea di Thomas per convincerla che io sarei sparita per sempre dalle loro vite.
Lui ovviamente sapeva che ero viva e vegeta ma pensava fossi tornata in Egitto. Non immaginava neppure che invece vivevo proprio sotto il suo naso.
Intanto stavo facendo pratica con gli incantesimi della prima Nasheeta, un pò per ammazzare la noia, un pò per sincerarmi continuamente di non essere pazza e non essermi immaginata di aver venduto la mia anima al una divinità egizia in cambio di vendetta.
E dire che solo qualche mese prima pensavo fosse un libro pieno di stupide superstizioni scritte da una donna di epoca antica e suggestionabile ma, adesso sapevo che era tutto vero. Lo sapevo perché lo avevo provato sulla mia pelle, perché dopo aver ceduto la mia anima ad ogni piccolo dolore patito da Thomas i miei poteri diventavano più forti, li sentivo crescere e il mio stato d'animo diventava più stabile e sereno.
Alcuni incantesimi non potevo farli in casa, avrei fatto troppa confusione e in più rischiavo di distruggere tutto quanto, per cui un giorno cominciai a vagare per il bosco in cerca di un posto sicuro.
Stavo passeggiando da oltre dieci minuti quando mi resi conto di essere su un vecchio sentiero in disuso e ormai praticamente ricoperto da erbacce; decisi di continuare a seguirlo e pochi minuti dopo mi ritrovai davanti l'ingresso di una piccola grotta dall'aspetto quantomeno insolito.
Era di pietra nera ma veramente troppo perfetta per essere naturale, sembrava intagliata.
Inizialmente ero indecisa de entrare o no ma qualcosa mi spingeva a farlo. Avevo la sensazione che avrei trovato qualcosa che non sapevo di cercare, li dentro.
Il sentiero proseguiva dentro la caverna, in discesa per quello che credo fossero un centinaio di metri; all'inizio le orecchie fischiavano un pò per via della pressione, ma dopo poco tornai a camminare in maniera perfettamente orizzontale e non avevo più male ai timpani.
Continuai a camminare, ed anche se li dentro era buio pesto io riuscivo a vedere perfettamente ciò che mi circondava. Diversi minuti dopo mi trovai davanti un muro di marmo liscissimo e freddo, ci poggiai le mani sopra e spinsi, non succedeva niente. Toccai l'intera parete, ci poggiai ancora le mani sopra e ancora una volta non succedeva nulla.
Mi spostai indietro di qualche passo, osservai il muro e quando stavo per andar via sul lato destro della parete intravidi un bastone in metallo che somigliava ad una leva.
Provai a spingerla ma non accadde niente, allora la tirai con forza verso di me.
Un paio di secondi appena e sentii il rumore di due pietre che strofinavano tra loro, il marmo si spostò di circa mezzo metro lasciando un varco dal lato opposto a quello in cui mi trovavo.
Ci pensai su solamente una frazione di secondo e decisi di oltrepassare l'apertura; davanti ai miei occhi un altro pannello, dinuovo in marmo, o forse no.
Poggiai le mani sulla nuova lastra e mi resi conto che era molto meno fredda di come avrebbe dovuto essere il marmo, ed infatti marmo non era. Si trattava di una lastra sottile in pietra che provai a spingere lateralmente e questa, come fosse un treno sulle rotaie seguì la direzione in cui la mossi.
Filtrava luce adesso e mi diressi in quella direzione, appena due passi e... non riuscivo a credere ai miei occhi: ero nel salone dei Daven, proprio a DavenWood, nello stesso salone dove pochi mesi prima avevo comunicato alla contessa che suo marito aspettava un figlio da me.
Dunque la grotta portava ad un passaggio segreto che conduce va direttamente a DavenWood attraverso il camino.
Sentii dei rumori, delle voci e tornai indietro, da quell'apertura alle spalle del camino potevo sentire e vedere praticamente tutto ciò che succedeva senza che nessuno si accorgesse che io ero lì.
«Non so cos'altro fare padre, mia moglie non è più la stessa persona da quando ha perso il bambino. Da quando il nostro povero Lucas non c'e l'ha fatta.
Dice di sognare il suo bambino, di essere sicura che la sua anima sarà per l'eternità nel tormento di una maledizione. Mi aiuti padre, la prego!»
E cosi la contessa stava impazzendo! Questa notizia mi rese più felice che mai. Una moglie fuori di testa, ecco ciò che meritava quel vigliacco di Thomas.
La mia parte malvagia riaffiorava prepotente. La mia anima, che ormai era proprietà dell'oscuro Seth aveva sete di vendetta.
«Solo la preghiera può aiutarvi figliolo. Abbiate fede»
Il parroco liquidò Thomas cosi, tipico di quella religione, tutto ciò che non riuscivano a spiegare veniva archiviato con "abbi fede".
Vidi Thomas accompagnare il prete alla porta, lo salutò e poi si diresse verso le scale.
Mentre nella mia mente ormai corrosa dalla cattiveria escogitavo il modo per aiutare la contessa ad impazzire ancora più velocemente, rimisi a posto il pannello e richiusi il passaggio alle mie spalle.
La moglie di Thomas mi credeva morta, pensava che mi fossi suicidata lanciandomi dalla nave sulla quale suo marito mi aveva spedita, se avesse dovuto vedermi avrebbe creduto che fossi un fantasma;
Bene, sarei stata io ad aiutarla, l'avrei guidata io sul baratro della pazzia, in una strada senza ritorno!
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La Maledizione di Davenwood
Mystery / ThrillerSusan è una giovane arredatrice d'interni, viene assoldata per il restauro di un vecchio castello, DavenWood. Presto però delle strane presenze si paleseranno chiedendole aiuto per spezzare un maleficio lanciato sulla famiglia, e che, da oltre un...