XIV Capitolo

25 2 2
                                    


Mentre stavamo scendendo in cucina per la cena Chris mi parlava di un ristorante francese, dicendo che avrei dovuto assolutamente provarlo ma, io non mangiavo ostriche e lui mi prese in giro.

«Non è possibile, tu, la signorina "sono super chic e raffinata", non mangi ostriche?»

«Le trovo viscide, hanno un sapore troppo forte ed una consistenza a me sgradevole, cosa c'è di male?» Dissi fintamente indispettita

«Ah nulla, ma non sai cosa ti perdi!» Sorrise

«Oh lo so benissimo invece. I miei genitori mi portarono ad un ristorante francese a New York per la mia laurea, papà ha ordinato ostriche ed ha insistito affinché ne assaggiassi almeno una... ho vomitato appena messa in bocca! Che figura mi guardavano tutti come se fossi uscita da un film dell'orrore» ci guardammo e scoppiammo in una fragorosa risata

«Che darei per rivedere la scena, e i tuoi che hanno detto? Che hanno fatto?» Mi chiese Chris divertito

«Mamma cercava di pulire tutto, me, il tavolo, il pavimento. Papà imbarazzatissimo diceva ai camerieri che non mi sentivo bene, e che sicuramente era il caso di andar via. Si è fatto preparare il conto immediatamente. Ancora ricordo il suo volto rosso di vergogna.» Continuavo a raccontare senza smettere di ridere, Chris mi guardava intensamente e intanto arrivammo al piano terra mentre esclamò in tono sincero «Credevo fossi di ghiaccio. Invece sei ironica, simpatica e socievole... non sei solo bella.»

Ho avuto il tempo di sentire il sangue salire sul volto ed arrossire, ma non di dire nulla, perché sentii chiamare il mio nome «Suse, eccoti! » Era Timothy «La mia escursione in paese mi ha impegnato tutto il giorno, scusami se sono sparito! Josy mi ha parlato di una chiesetta qui dietro che sei andata a vedere con Mr. Daven, raccontatemi.»

«In realtà siamo arrivati solo fino al cimitero alle spalle della chiesa, magari uno di questi giorni possiamo vederlo insieme ed entrare anche in chiesa, è meglio fare i rilievi insieme!» Tagliai corto.

Entrammo in soggiorno mentre Josy stava dando da mangiare al piccolo Collin che si pasticciava il visino con la sua pappata verde e Thara stava cominciando a servire la cena.

Timothy si sedette allo stesso posto che aveva occupato anche in precedenza e con un sorriso fintissimo che sembrava di plastica, mi fece cenno di accomodarmi vicino a lui. Come se non lo avessi fatto di mia iniziativa. Quegli atteggiamenti che aveva, per fortuna non sempre, mi infastidivano.

La cena andò avanti parlando di ristrutturazione Josy chiese se il piano che sarebbe diventata casa sua, avrebbe potuto conservare degli elementi originali. Timothy spiegò che avremmo cercato di rendere la casa funzionale e sopratutto sicura ma che, allo stesso tempo, avrebbe cercato di rendere la ristrutturazione il più affine possibile all'anima del castello, proprio come da loro era stato richiesto.

«Il nostro interesse è che non venga fuori solo un bel lavoro dal punto di vista estetico, ma che vi sentiate al sicuro in casa vostra e che siate certi di esserlo, specie in un posto così datato, è fondamentale!» concluse con calma.

Ci ritirammo ognuno nella nostra camera ma, mentre già in pigiama mi lavavo i denti, sentì bussare alla porta:

«Posso entrare?» Era Timothy

«Si, vieni!»

Tim era agitato con uno strano sguardo, sospirò e cominciò a parlare: «Non so come dirtelo Suse, dobbiamo andarcene, dobbiamo cercare di seguire il progetto a distanza, senza soggiornare qui, oppure dobbiamo rinunciare al progetto finché siamo in tempo!»

«Come?»

«Ho detto che dobbiamo andarcene da qui, non possiamo portare avanti questo progetto, non così almeno.»

La Maledizione di DavenwoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora