Scappatella col boy

2.2K 80 21
                                    

Guardate lo spazio d'autrice, grazie!

Sto camminando per i corridoi. Sono completamente vuoti e fanno una leggera impressione.

Si sentono soltanto i miei passi.

Mi sento osservata.

Lo sento sulla mia pelle.

Sento come se qualcuno mi stesse seguendo.

Lo sguardo passa da destra verso sinistra, ma nulla.

Volto la testa, ma il corridoio continua ad essere deserto.

Mi giro e vado a sbattere contro un petto parecchio muscoloso. Salto all'indietro dallo spavento e quasi caccio un'urlo, ma esso viene incatenato nella mia gola dalla sua mano. Mi attira verso di lui serrando il mio sottile polso con l'altra sua grandissima mano guardandosi intorno sperando di non aver attirato l'attenzione di nessuno.

-Tanto chi vuoi ci sia all'ora di cena.-

-Te...-

《Gianpierfranalberto, ma sei scemo!?》lo sgrido sussurrando.

Alza un sopracciglio e fa un sorrisino incuriosito.

《Come mi hai chiamato, scusa?》ridacchia infine.

Arrossisco violentemente e balbetto una risposta plausibile, anche se non esiste.

《Ti ho chiamato...oh, ma piantala, perché sei qui?》svio la domanda facendone un'altra.

《Che tipo di piant-》lo fermo poggiandogli istintivamente il dito davanti al labbro, in un silenzioso gesto di silenzio.

《Non provare a fare quella battuta.》aguzzo gli occhi minacciosa.

Odio quando mi rispondono così, soprattutto quando cerco di rispondere a una domanda con un'altra, ovvero quando non so cosa rispondere, quando sono in imbarazzo o in soggezione ecco.

Sposta la mia mano dalla sua soffice bocca, infastidito, e mi guarda.

《Allora? Rispondi.》gli dico.

《Se tu non rispondi a me, io non lo faccio a te.》mi sfida con gli occhi.

《Che palloso che sei.》sussurro alzando gli occhi, cosa che lo infastidisce assai visto che serra la mascella e rafforza la presa sul mio polso.

《Ripartiamo. -respira profondamente e domanda nuovamente- Come mi hai chiamato?》dice serrando i denti cercando di calmarsi, anche se non gli serve a niente visto che ci sto io qua, sotto la sua presa ferrea.

《GianPierFranAlberto...》sussurro scocciata guardandolo in quei pozzi marroni illegibili.

E mi spavento.

Mi spavento ingrandendo di poco gli occhi.

Sono sempre, sin da piccola, stata capace di "leggere", tra virgolette, gli occhi altrui.
Con lui non riesco.
Mi sta vietando di farlo e questo non mi è mai successo.

Nota il mio cambio d'umore, sposta lo sguardo infastidito e lascia il mio polso.

《Cosa stai facendo qua? Perché non sei a mensa?》chiede.

《Potrei farti la stessa domanda...》dico, ma in cambio ricevo un'occhiata dura quindi continuo, ovviamente mentendo anche a lui.

《...ma evidentemente non te la posso fare. Stavo andando in camera a prendere un libro. Si, un libro.》

《Un libro?》chiede iniziando a ridere.

《Si, un libro.》sussurro insicura.

Appena la smette, ribatte.

|La Militare|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora