36 Ritorno dall'aldilà

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Dolore alla testa.
Dolore su tutto il corpo.
Dolore nel cuore.
Non c'era un centimetro di pelle, ossa o muscolo dove Natsu non sentiva dolore al solo utilizzo. L'unica cosa che riuscì a fare fu riaprire gli occhi, ma fu accecato appena lo fece: la finestra alla sua sinistra era spalancata, facendo entrare un sole che gli abbrustoli' gli occhi. Dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte ci si abituò e si mise seduto: era nel letto di casa sua, con addosso il pigiama - pantaloncini corti se dobbiamo essere precisi - e la stanza completamente illuminata. Guardandosi attorno, vide seduta con la schiena appoggiata alla porta una figura grottesca, nera per via del mantello; a Natsu gli ci volle qualche secondo per riconoscerla: si era intromessa nello scontro, distruggendo l'Arma Proibita.
"Come sei entrato qui?", domandò Natsu.
"Mirajane mi ha dato le chiavi dell'appartamento", disse prima di levarsi il foulard dalla bocca.
"Chi sei tu?".
"Ieri ti ho salvato dalla tua pazzia".
Ora che il ragazzo la sentiva parlare senza che la voce fosse oscurata dal cappuccio, si irrigidì: quella voce poteva appartenere solo a...no, non era possibile, non era fisicamente e moralmente possibile!
"No..." mormorò Natsu "non puoi, insomma, come-".
La figura si tolse il cappuccio: capelli lunghi e arancioni, barba su buona parte del volto, petto semi fasciato, braccio di ferro...era lui, Gildarts Clive. Natsu non poteva crederci: l'aveva visto morire davanti ai suoi occhi, e poi in una bara, depositato in una fossa dove nessuno era mai più ritornato.
"Sei veramente tu?".
"Sì Natsu, non sono una tua allucinazione o uno spettro. Sono vivo e vegeto".
"Come sei tornato in vita?".
"Mi sono sempre finto morto".
Natsu si alzò dal letto e corse da lui, ma invece di abbracciarlo iniziò a riempirgli il petto di cazzotti; era ancora debole, quindi quei pugni per Gildarts erano carezze. Il ragazzo doveva sfogarsi, e dopo ogni pugno sottolineò una parola che assieme alle altre formavano una frase di senso compiuto:
"Male-detto! Per-tutto-questo-tempo-ti-sei-finto-morto! Per-ché?!".
Gli diede un ultimo cazzotto e crollò in ginocchio, piangendo con la testa bassa; Gildarts si fece avanti e Natsu lo abbracciò con le poche forze rimaste. L'uomo barbuto ricambiò.

Nel pomeriggio andarono alla gilda; appena entrato, Gildarts venne accolto come chi tornava da una guerra invincibile, e dopo essersi riunito con Cana, dovette spiegare come potesse essere sopravvissuto, sedendosi attorno a un tavolo.
"Detto in parole povere" cominciò "il mio cuore è ricoperto di una lastra metallica e quindi non è possibile sentire il battito. Per il respiro mi è bastato trattenerlo, e per fuggire dalla fossa ho distrutto la bara e mi sono creato una galleria che conduceva fuori dal cimitero".
"Ma perché?" gli domandò Makarov "Perché ti sei finto morto per così tanto tempo?".
"Volevo investigare su Artemis, e facendomi credere morto era l'unico modo perché non mi scoprisse".
"E cos'hai scoperto?", domandò Natsu.
Gildarts sospirò e rispose.
"Non ho scoperto molto su Artemis. Sembra neanche esistere nei documenti, ma le informazioni che ho racimolato ieri sono molto promettenti".
"Dì tutto quello che sai", lo incitò Erza.
L'uomo annuì.

Gildarts si fermò e si voltò a guardare colei che lo stava inseguendo: aveva capito che era una donna dalla voce quando aveva parlato con Artemis e dai lunghi capelli neri e lisci che si vedevano dal cappuccio.
"Sei Gildarts Clive, vero?", domandò quest'ultima.
". Vuoi eseguire gli ordini di quella ?".
"Non posso fare altrimenti. Ha sterminato tutta la mia gilda e ammazzato a sangue freddo la mia migliore amica. Sono l'ultima sopravvissuta dell'Alleanza Balam".
"Davvero? A quale gilda appartenevi?".
"Grimoire Heart. Mi chiamo Urrutia".
"E saresti quindi la serva di Artemis".
". Quella mi ha sconfitto e invece di uccidermi mi ha rapita costringendomi a lavorare per lei: mi tratta come fossi un oggetto, e io non riesco a ribellarmi. È troppo forte per me".
"Lo so bene. Che mi sai dire su di lei?".
"Questo non è il miglior momento per parlarne, ma quando vorrai mi potrai trovare nella cappella di Rachele a pochi chilometri da qui, situata sul confine tra la foresta e la scogliera".

"Urrutia hai detto?" domandò Erik "Ma ho sentito che tutti i membri dell'Alleanza Balam erano stati uccisi".
"A quanto pare Artemis ha fatto una prigioniera".
"Avevo già affrontato Urrutia" s'intromise Gray "e sconfiggerla è stata dura".
"Siamo in una situazione disperata" disse Erza "un aiuto così può essere fondamentale".
Natsu era più che deciso a partire in seduta stante; anche se era Urrutia, era disposto a tutto pur di incontrarla e parlarle, ma la porta della gilda si aprì di colpo, rivelando in controluce una figura umana. I membri di Fairy Tail impallidirono: alta e slanciata, capelli lunghi e biondi - legati con un codino sulla tempia destra - occhi grandi e marroni come nocciole, ventre rigonfio, un viso magro e bello: Lucy Heartphilia. Era lei, ma sembrava anche non essere lei: gli occhi sembravano spenti, e la pelle poco luminosa, con lo sguardo fatto di ghiaccio.  Il ragazzo non ci poteva credere: la sua Luce era lì, davanti a lui, tornata chissà come.
"Lucy!", esclamò Natsu.
Il rosato corse da lei, ma la ragazza gli diede un calcio sul ventre, scaraventandolo verso il bancone; il legno esplose in mille schegge, e gli altri divennero bianchi a quell'esplosione.
"Devo distruggere Fairy Tail".
La voce di Lucy era la stessa, ma sembrava un robot, un robot privo di anima: nessuno comprese il senso delle sue azioni, ma Erik temette di capire.
"Non è in sé" disse "Artemis sta manipolando il suo corpo".
Lucy prese una sedia con la frusta e la scaraventò verso i ragazzi; questi si spostarono, evitando l'attacco. La ragazza poi puntò Kinana: lasciò perdere gli altri e con la frusta sguainata fece per colpire la viola, ma Natsu la bloccò immobilizzandole le braccia dietro la testa.
"Cerca di tornare in te!".
Lucy gli pestò il piede e gli diede una gomitata sulla guancia, poi lo prese per il collo e lo scaraventò verso una parete; Erza intervenne sguainando la spada, ma la biondina gliela afferrò e fu di sua proprietà, mandando la rossa verso l'uscita con un calcio. Lucy cominciò a massacrare tutto con la spada: sedie, tavoli, tutto ciò che era alla sua portata venne distrutto, sfruttando una forza non sua. Natsu decise di fermarla come aveva fatto prima.
"Siamo noi! Siamo i tuoi amici, la tua famiglia! Sono io, il tuo Natsu!".
La ragazza gli schiacciò il piede, ma invece di colpirgli la tempia col gomito lo fece con il pomolo della spada, stordendo il rosato; questo era claudicante, e la biondina lo finì con un calcio in testa. Prima di perdere i sensi, giurò di aver sentito la voce di Lucy che gli sussurrava una supplica di aiuto, una supplica che dopo quello che aveva fatto non le sembrava appartenere.
Aiutaci Natsu

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