"Dieci anni dopo"

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IMPORTANTE:

La storia NON è la mia. Io la pubblico soltanto qui con il permesso dell'autrice :D (la storia la trovate anche su EFP pubblicata dall'autrice ufficiale).

Dieci anni dopo

Scesi lentamente le scale, scostando la frangetta nera dagli occhi grandi e verdi, cercando di guardare bene dove mettessi i piedi.Legai i capelli ricci e lunghi in una coda alta e disordinata, mentre serrai le labbra troppo rosse, per non respirare pesantemente."Candy!", esclamò una voce alle mie spalle, facendomi bloccare sul posto e, per la sorpresa, mi cadde la borsa rossa e grande dalle mani.

"Pa-papà...", balbettai, girandomi verso di lui con un sorriso falso e ampio, che faceva spuntare due fossette ai lati della mia bocca,"Che fai sveglio a quest'ora?!", sputai a denti stretti.

Lo scrutai. I suoi capelli ricci erano sempre ribelli, ma nei suoi occhi c'era quell'aria che dava la consapevolezza di essere adulti. Le fossette ai lati della bocca erano quasi sparite, ad eccezione di quella sinistra ancora ben marcata.Lui chinò la testa di lato, guardandomi con quegli occhi troppo uguali ai miei.

"Candy, quale parola della frase 'non puoi uscire', non ti è chiara?", chiese raggiungendomi e mettendo una mano sulla mia spalla.Era maledettamente alto e mi sentivo impotente ogni volta che mi sovrastava con la sua altezza.

"Papà ti prego!", lo implorai inginocchiandomi ai suoi piedi, unendo le mani a mo' di preghiera,"È importante!"Lui si abbassò con me, dandomi un bacio delicato sulla guancia e facendomi sorridere ampiamente.

Forse ero riuscita a smuovere quel suo cuore di pietra.

"No amore", disse poi, alzandosi e scendendo in cucina.

Bastardo."

Papà non puoi farmi questo! Attendo quest'uscita dall'inizio dell'anno scolastico e adesso che lui finalmente si era deciso a notarmi e a chiedermi di andare in discoteca, tu me lo impedisci?!", urlai isterica, mettendomi dinanzi a lui, con le braccia aperte per impedirgli di passare.

"Candy smettila. Ho detto di no, e quando dico no è NO! Non permetterò a mia figlia di andare alle undici di notte in un locale pieno di pervertiti che le toccano il culo! Chiaro?!", urlò anche lui, puntandomi un dito affusolato contro il petto, fasciato da un vestitino stretto in vita e con la gonna larga, rosso fuoco.

"Cosa diavolo ti sei messa?!", sbraitò, spostando il giaccone nero e grande che copriva in parte il mio abbigliamento.Fece scorrere gli occhi infuocati sulle mie gambe scoperte e diafane, stringendo così forte i pugni da far diventare le nocche bianche.

"Sei impazzita?! Se ero in te uscivo nuda!!", tuonò afferrandomi un polso e stringendolo con forza, scuotendomi leggermente.

"Papà è la moda! E poi se non lo sai, così si va in discoteca! Quindi non mi seccare. Sei antico e noioso", sbuffai, cercando di fargli allentare la presa.

Lui, però, strinse ancora di più le dita intorno il mio polso, raccogliendo intanto la borsa da terra per vederne il contenuto.Arrossii subito, cercando di afferrarla dalle sue mani, ma lui la portò in alto, sopra le nostre teste dove mi era impossibile arrivare."Dammela papà", mi lagnai, saltando."Perché? Cosa c'è dentro?", chiese ancora più incazzato, facendomi rimpicciolire sul posto.

"Ni-niente.... Co-cosa vuoi che ci si-sia?", balbettai scrollando le spalle in modo indifferente.

"Allora perché ti preoccupi tanto se la apro?", domandò retorico, avvicinando i nostri visi.Poi, mi trascinò sul divano, facendomi sedere con forza, dopo vari tentativi da parte mia di svignarmela.Ero morta.

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