Jonah

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Espiro tenendo la bocca socchiusa, facendo fuoriuscire anelli di fumo che galleggiano per un attimo davanti a me prima di disperdersi nell'aria.

Appoggio i piedi sulla sedia di plastica che mi sta di fronte. Allungo una mano oltre il bracciolo di quella su cui sono seduto e faccio cadere a terra un po' di cenere, poi riavvicino la sigaretta alle labbra.

- C'è così freddo che il mio culo si sta trasformando in una lastra di ghiaccio.- Corbyn, seduto alla mia sinistra, si sfrega le mani una contro l'altra.

- Ci vorrebbe qualche bicchierino per scaldarci un po'.- propongo.

Ogni fine settimana passato con Corbyn, Jack, Zach e Daniel va a finire così: tutti ci diamo dentro con l'alcol e poi stiamo a dormire da Corbyn, che ha una cazzo di villa con attico proprio in fondo alla strada dove si trova il nostro locale preferito, il scmocosfcmc. Il problema è che il settantacinque per cento delle volte io e Corbyn siamo così ubriachi da non riconoscerci neanche a vicenda, e allora Jack, Zach e Daniel devono trascinarci fino ai piedi del maggiordomo di casa Besson. Con quel vecchio cazzone non si può mai star tranquilli: aspetta sempre l'occasione buona per spifferare tutto ai genitori di Corbyn.

- Aspettiamo Loren o cominciamo subito?- domanda Daniel, dando un'occhiata al suo orologio.

- Loren non viene, è a casa di Julia.- risponde Zach.- Mi ha appena mandato un messaggio.

- Peccato.- mi stringo nelle spalle, tirando un'ultima boccata di fumo prima di schiacciare il mozzicone sul fondo (pieno) del portasigarette.

Mi alzo e mi tasto la tasca posteriore dei jeans per controllare di avere il portafoglio.

- Stasera offro io.

Si alza immediatamente un coro soddisfatto mentre quattro paia di mani prendono a battere con entusiasmo in segno di approvazione.

- Fanculo Babbo Natale, noi abbiamo Jonah Natale!- urla Corbyn, tirandomi una pacca tra le scapole.

Agito in aria la banconota da cinquanta dollari appena estratta dal portafoglio e mi avvicino all'entrata del bar, mentre gli altri quattro continuano a gridare nella mia direzione.

All'interno del locale regna un miscuglio di fumo di sigaretta e detersivo, ma ormai ci sono talmente abituato che è come il profumo di casa mia: non sono più in grado di sentirlo.

Mi avvicino al bancone e aspetto che la barista finisca di servire l'uomo alla mia destra.

- Venti shottini e due Margarita.- dico preparando già sul bancone i soldi e la carta d'identità falsa, del tutto uguale alla mia ma con l'anno di nascita spostando indietro di un paio d'anni.

La barista, una donna sulla quarantina con degli appariscenti capelli rossi e dei tatuaggi indefiniti sulle dita, controlla in fretta la carta d'identità e annuisce. Mentre è intenta a preparare la mia ordinazione dietro al bancone, vedo con la coda dell'occhio che l'uomo seduto sullo sgabello a fianco a me ha preso a fissarmi con un sorriso beffardo.

- C'è qualche problema?- mi volto irritato verso di lui.

L'uomo scuote la testa, mantenendo stampata sul viso quell'espressione derisoria che mi sta facendo innervosire.

- Mi fa solo ridere il fatto che un bambino come te sia già esperto di alcolici come un vecchio marinaio.- spiega in tono canzonatorio.- Bevi per dimenticare, nanerottolo? E cosa deve dimenticare un bambino riccone con i jeans da ottanta dollari come te?- continua.- Le tabelline? La fidanzatina che non ti ha mandato il messaggino della buonanotte?

Venom// Jonah Marais Why Don't WeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora