Jonah

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Penso che uno dei ricordi più belli della mia adolescenza rimarranno le escursioni in spiaggia con i miei amici, la metà fatte quando saremmo dovuti essere a scuola.

Passeggiare sulla battigia con il fondo dei pantaloni arrotolato sui polpacci, i piedi nudi che toccando l'acqua gelida provocano dei brividi in tutto il corpo, il falò sulla piccola altura rocciosa attorno al quale ci riuniamo al tramonto: ogni volta è come se fosse la prima. Anche se ogni giorno che veniamo qui siamo più grandi rispetto alla volta precedente, in realtà ritorniamo tutti bambini mentre ci stringiamo nelle nostre coperte impolverate attorno al fuoco e ci passiamo buste di patatine e altre schifezze.

Stasera fa più freddo del solito, così dopo esserci resi conto che il falò e due bottiglie di vodka non sono serviti a scaldarci, decidiamo di tornare alle nostre macchine. Saliamo tutti nell'auto di Jack, che è la più spaziosa: io e Julia stretti a fianco a Corbyn e Christina nei sedili posteriori, Gabriela e Jack che occupano invece i due rimanenti.

Mi approprio della bottiglia di whisky che Jack ha appena aperto e ne scolo qualche sorso, sperando che oltre a bruciarmi la gola possa bruciarmi anche i pensieri. L'immagine di un altro sogno ha infatti iniziato a emergere nella mia mente. Stavolta sono certo che non si tratti di un evento reale solo perché riguarda mia madre, e so che è morta. Non nego però che, anche solo per un brevissimo istante, ho dubitato persino della sua morte.

Sospiro rumorosamente, avvicinandomi di nuovo la bottiglia di whisky alla bocca. Come posso andare avanti così, se sono arrivato al punto di nutrire dei dubbi anche sulla persona sulla cui tomba porto i fiori ogni santo mese?

- Vacci piano, non l'ho portata solo per te.- protesta Jack, girandosi per strapparmi la bottiglia dalle mani e passandola poi a Gabriela.

Lei lo ringrazia con un bacio a stampo, per poi attaccarsi alla bottiglia come se fosse una fontanella d'acqua.

Alzo il dito medio in direzione di entrambi, accendendomi una canna. Ormai è come un rituale per me, l'unico modo che ho per annebbiare la mia mente a tal punto da non riuscire più a pensare in modo lucido e, di conseguenza, l'unico modo per risolvere temporaneamente il mio problema, per cui non distinguo il sogno dalla realtà.

Julia, raggomitolata accanto a me con la testa sulla mia spalla sinistra, mi guarda sospettosa. Anche Corbyn sembra accorgersi che c'è qualcosa di strano, infatti mi chiede se va tutto bene.

- Che cazzo dovrebbe andare storto?- biascico, espirando una nuvola di fumo davanti a me. Sollevo gli angoli della bocca in un sorriso per essere ancora più convincente.

- È da quando siamo arrivati che in mano hai sempre o una bottiglia, o una canna, o una sigaretta.- mi fa notare Julia.- Puzzi di erba come...

- Come cosa?- sbotto alzando la voce, del tutto fuori di me. Non riesco a modulare né il tono né le parole, che escono dalla mia bocca senza filtro.- Cos'è che hai tu in mano in questo momento? Un bastoncino di liquirizia? Mi dispiace rovinarti la vita, ma se non sbaglio anche nella tua manina destra c'è una cazzo di canna, quindi non farmi la predica visto che fino a poche ore fa il sapore della mia bocca sembrava piacerti.

- Io sto solo facendo due tiri per divertirmi, tu così tanti che ti stai riducendo a un catorcio umano.

- Ragazzi, come siamo passati dal saltellare felici fuori da scuola a scannarci per due canne?- interviene Jack.

- Corbyn, fai smettere di parlare questi coglioni.

- Jonah, Julia ha ragione.- dice Corbyn con cautela.- Non ti sembra di star esagerando un po'?

Mi volto di scatto verso il mio migliore amico, sorpreso dal fatto che non abbia preso le mie difese. Mando tutti a quel paese prima di aprire la portiera della macchina e trascinarmi fuori, nel gelo della sera inoltrata, senza cappotto. Ruzzolo a terra, mi rialzo e barcollo in direzione della spiaggia, con passi lenti e incerti.

Mi porto istintivamente la mano alla bocca, ma la canna deve essermi caduta quando ho aperto la portiera. Inizio a imprecare contro me stesso, contro Corbyn che non mi vuole difendere, contro Julia che sembra piacermi più di quanto volessi, nonostante io non voglia ammetterlo. Impreco contro qualsiasi cosa mi capiti a tiro, persino contro i sassi e le foglie secche, contro il veleno di cui continuo a riempire il mio corpo e addirittura contro mia madre per avermi fatto nascere.

Alla fine mi ritrovo sul ciglio dell'altura, stremato, con le ginocchia strette al petto e gli occhi offuscati dalle lacrime, mentre i singhiozzi prendono a farmi sussultare violentemente.

Dopo pochi istanti avverto accanto a me la presenza di Julia. Mi strofino gli occhi con una manica per guardarla meglio, mentre lei mi posa una coperta attorno alle spalle e mi circonda con le sue esili braccia, stringendomi il più forte possibile.

- Sono una merda. Lasciami perdere.- comincio a ripetere senza sosta, affondando il viso nell'incavo della sua spalla.- Sono una merda.

- Sei solo Jonah, nulla di più e nulla di meno.

- Mi dispiace per quello che ti ho detto prima.

- Anche a me. Mi ha fatto male perché mi piaci davvero, Jonah.

Alzo lo sguardo fino ad incrociare quello di Julia. Potrei dirle qualcosa di romantico, qualsiasi cosa, visto che è palese quanto penda dalle mie labbra. Ma la mia mente è così offuscata che non riesce neanche ad elaborare una misera bugia.

- Non è vero.- scuoto la testa.- Non ti piaccio. Ti piacciono la mia popolarità, la mia faccia, i miei capelli, la mia macchina, i miei soldi, ma non io.

- Perché dici così?

- Perché non sai niente di me, e se non sai niente non posso piacerti. Tu non mi conosci, sai solo quello che ti dicono i miei amici di me e quello che faccio vedere, ma non è che la punta dell'iceberg. Puoi guardarmi negli occhi, ma non leggere i miei pensieri. Puoi baciarmi, ma non assaggiare la mia tristezza.

Julia è profondamente ferita, glielo si legge in faccia; di fatti si alza e fa per allontanarsi da me. Prima, però, si volta un'ultima volta per lanciarmi una lunga occhiata.

- Tu devi farti aiutare da qualcuno. Si vede che hai qualcosa che non va, l'ho capito stasera. Ma se non mi permetti di aiutarti, allora trovati qualcun altro, ma fallo sul serio perché se vai avanti così, Marais, tenendoti tutto dentro, finirai con l'implodere.

Venom// Jonah Marais Why Don't WeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora