Claire|| Calendula

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Nessuno che conosco si è iscritto al progetto di volontariato di sostegno telefonico, ma questo non mi ha impedito di dare il mio nominativo all'organizzatrice, che mi ha persino invitata a cominciare già da domani.

Ho accettato con entusiasmo, perché sono molto incuriosita e non vedo l'ora di cominciare. I miei genitori non hanno niente in contrario, visto che i turni vengono decisi in base alle disponibilità di ognuno, quindi non mi porterebbero via troppo tempo allo studio.

Nel momento in cui chiudo sbattendo l'anta dell'armadietto, incrocio un paio di occhi chiarissimi che mi fissano con curiosità. Prima ancora che il mio cervello comunichi una qualsiasi reazione ai miei nervi effettori, la limpidezza di quegli occhi di diamante pare scalfirmi il petto per riaprire una ferita che ho cercato faticosamente di rattoppare.

Prima ancora che nella mia testa si formi il nome del ragazzo che mi sta davanti, la mia memoria si protende nel passato di pochi mesi fa, in cui ero solita passare le dita fra quei capelli biondi, scambiare sguardi eloquenti con quegli occhi chiari, sentire quelle braccia attorno a me e intrecciare le mie dita con le sue, lunghe e affusolate come quelle di un pianista.

- Harvey.- pronuncio il nome del mio ex ragazzo con tono fermo. Non voglio lasciar trasparire neanche un briciolo del dolore che mi ha inferto. Non gli darei mai questa soddisfazione.

- Come va?- mi domanda, appoggiandosi con nonchalance all'armadietto a fianco al mio.

- Va.- mi limito a rispondere.

Lui annuisce pensieroso.

- Ho visto che ti sei iscritta al progetto di volontariato.

Alzo un sopracciglio, non riuscendo a capire dove vuole andare a parare. Non ci parliamo da mesi e tutto d'un tratto se ne esce così?

- Dato che mi sono iscritto anch'io, avremo la possibilità di vederci. Di nuovo.- aggiunge.- E non pretendo che tu mi accolga a braccia aperte e con un sorriso, ma penso che potremmo sfruttare quest'occasione per ricominciare a parlare, non credi?

- No.

La mia risposta fredda e lapidaria non sembra toccarlo minimamente. Difatti, si passa la lingua sul labbro inferiore, come era solito fare quando, sdraiato sul mio letto, era tutto impegnato a fare i compiti di matematica mentre io me ne stavo seduta alla scrivania e lo guardavo di nascosto ogni tanto, chiedendomi se fosse reale.

- Penso che potremmo tornare amici.- torna all'attacco.- Mi manca confidarmi con te, mi manca chiacchierare al telefono con te ogni sera, mi manca passeggiare in centro con te e fermarci ad osservare le vetrine. Mi manchi tu.

- Mi dispiace, ma non posso dire lo stesso.- scuoto la testa.- O meglio, se mi manca qualcuno, quello è il vecchio Harvey, quello con cui fare maratone di film sul divano il sabato sera o quello che se ne fregava delle opinioni altrui. Invece guardati, sei diventato una copia patinata di te stesso. Ora sei bello da morire, con quelle tue polo di marca e gli occhiali di Dior. Prima eri bello da vivere, perché eri sincero e onesto.

- È stata solo una fase, posso dimostrartelo. Non sono l'egoista che...

- È qui che ti sbagli. Sei egoista per il semplice fatto di pretendere di poter rientrare nella mia vita non appena sono riuscita a gettarmi la nostra storia alle spalle.

Non aspetto che Harvey risponda alla mia accusa. Mi limito a girare sui tacchi e camminare impettita verso Aaron e Anne, che mi stanno aspettando in atrio. Mentre ci dirigiamo fuori da scuola, mi chiedono cosa volesse Harvey da me.

- Gli ho detto che non voglio saperne più niente di lui.- aggiungo alla fine del resoconto.

- Ed è la verità? Perché il modo in cui lo guardavi era lo stesso di pochi mesi fa.

- Sì, Anne, ma a me piace il vecchio Harvey, che non esiste più da tempo ormai. Me ne devo fare una ragione. Non posso rimettermi con lui, perché so che non sarebbe più lo stesso. Lui non è più lo stesso.

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Non appena finisco i compiti, mi reco al negozio di fiori senza nemmeno chiedere il permesso a mia madre. La conversazione avuta stamattina con Harvey (la prima dopo la nostra rottura) mi ha lasciata nervosa e irritata. Ho bisogno di liberare la mente, e conosco solo un posto dove poter accantonare i miei pensieri e distrarmi.

- Felicità al diciotto percento.- sentenzia zia Laila non appena mi richiudo la porta del negozio alle spalle.- Vuoi parlarne?

Rimango sempre stupita dalla convinzione con cui mia zia espone le sue doti astrologiche, come se desse per scontato che tutti le accettino.

- Ho parlato con Harvey stamattina.- mi stringo nelle spalle, avvicinandomi al bancone mentre zia Laila si sposta di lato per farmi spazio al piano di lavoro.- Non so di preciso cosa voglia, ma di qualunque cosa si tratti, può tenersela.

La zia scuote la testa, facendo ballonzolare su e giù i boccoli grigi. Non mi sento a disagio a confidarmi con lei, tanto che ho rivelato più cose a mia zia che a mia madre. Forse perché mia madre non fa che minimizzare i miei problemi e usarli come incipit per una lezione di vita, mentre mia zia almeno mi ascolta e si limita ad esprimere un'opinione. Più di tutti sa quanto a volte non abbiamo bisogno di soluzioni o consigli, ma semplicemente di parlare a ruota libera, senza curarci di rispettare un ordine logico.

- Hai qualche lavoro da farmi fare nel retrobottega?- chiedo dopo un momento di silenzio, passato a fissare il solito quadro appeso a fianco all'orologio da parete. Si tratta della rappresentazione piuttosto realistica di un vaso di calendule, i fiori del dolore e della pena.

Lo sguardo di zia Laila si illumina.

- Se riuscissi a realizzare almeno un paio dei bouquet da sposa che devo consegnare stasera, mi faresti veramente un grande favore. Sulla prima mensola a sinistra dovrebbero esserci dei foglietti su cui ho già scritto i fiori e i nastri da usare.

È perfetto, visto che oggi non ho voglia di stare a contatto con la clientela. Inoltre, adoro combinare i fiori per i bouquet da sposa. Mia zia si scrive sempre tutto per non dimenticarsi eventuali richieste particolari dei clienti, quindi non si tratta nemmeno di un lavoro troppo complicato. Devo solo cercare i fiori giusti e comporli insieme fino a dare vita al mazzo descritto a parole nella calligrafia svolazzante della zia.

Se tutto funzionasse così, potrei programmare la mia vita fino a dopo il college. Mi piace creare dei piani e affidarmi totalmente ad essi per raggiungere un obiettivo, mi dà sicurezza e mi risparmia molti inconvenienti. Purtroppo, però, questo schema non può essere applicato a tutte le situazioni. Ahimè, fin troppe circostanze sono imprevedibili e un programma dettagliato in quei casi è utile come un Arbre magique in una fogna.

Sono arrivata a pensare che forse la mia mania di voler avere tutto sotto controllo è stata, paradossalmente, ciò che ha fatto scivolare via Harvey da me e che lo ha spinto a cercare un'altra persona, meno introspettiva e più impulsiva, che sappia prendere una decisione senza dover prima stare a valutarne tutti i pro e i contro.

Sospiro, mentre scorro velocemente con lo sguardo la descrizione del primo bouquet. Mi ero ripromessa di non incolparmi per come sono andate le cose fra me e Harvey. In fondo, non sono stata io a baciare un'altra persona e a evitare gradualmente il mio fidanzato, facendo corrispondere all'aumento della popolarità un aumento della vergogna provata nello stare insieme in pubblico, sotto agli occhi di tutti.

Eppure, il mio essere così riflessiva mi porta a contemplare l'idea che, se magari mi fossi sforzata per uscire dalla mia bolla di perfezione, rigidità e quotidianità, forse piacerei ancora ad Harvey. E magari sarei anche un po' più in pace con me stessa.

Venom// Jonah Marais Why Don't WeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora