Da piccolo sono sempre rimasto affascinato dai pattinatori sul ghiaccio. Ero imbranato per quanto riguardava qualsiasi sport che non prevedesse la presenza di un pallone, quindi forse per questo rimanevo letteralmente incantato dallo sforzo e dalla tensione muscolare che quegli atleti celavano così bene dietro ad un'apparente- ma credibile- leggerezza. Mio padre mi continuava a ripetere che ero una promessa del basket e, se devo essere sincero, devo ammettere che sì, me la cavavo anche piuttosto bene. Sapendo di essere bravo nella pallavolo, nel rugby e anche piuttosto decente nella pallamano, non ho mai provato a mettermi realmente in gioco in sport totalmente differenti. Per questo, quando Claire mi ha detto che le piace andare a pattinare qualche volta con i suoi migliori amici, le ho proposto di andare a pattinare sul ghiaccio insieme a me. Lei è abituata ai pattini con le rotelle e per questo era un po' riluttante a provare le lame, ma l'ho subito rassicurata confidandole che io non ho mai provato né l'uno né l'altro.
Così, eccoci in pista. Siamo qui da meno di cinque minuti e io sono già caduto due volte, mentre Claire si ostina a voler rimanere aggrappata alle transenne che delimitano la pista. Allungo una mano verso di lei, ma in tutta risposta Claire le rivolge un'occhiata riluttante.
- Grazie, ma piuttosto vado da sola. Sei meno stabile di una carriola sulla cima di una collina.- scoppia a ridere, decidendosi finalmente a muovere qualche passo verso il centro della pista.
La raggiungo, mezzo barcollando e mezzo scivolando. Proviamo a pattinare sostenendoci a vicenda e riusciamo a compiere qualche metro prima di cadere rovinosamente a terra.
- Mi chiedo come facciano a fare tutte quelle acrobazie stando in appoggio solo su queste due lame.- borbotto fra me e me, rialzandomi da terra per l'ennesima volta.
- C'eravamo quasi.- batte le mani fiduciosa Claire.- Proviamo a raggiungere il lato opposto della pista.
Muovendo sgraziatamente le braccia in aria per mantenerci in equilibrio, riusciamo a pattinare a una velocità discreta fino alla balaustra opposta. Facciamo poi un paio di giri, sentendoci sempre più a nostro agio sul ghiaccio. Arriviamo persino a chiacchierare del più e del meno mentre pattiniamo fianco a fianco. Lei mi parla di quanto sia stufa di dover continuamente aiutare sua sorella con i compiti, mentre lei non veniva aiutata da nessuno quando era piccola.
- Non tutti siamo nati geni come te.- commento, stringendomi nelle spalle.
Claire arrossisce e ribatte che non è vero, ma in fondo so che il complimento le ha fatto piacere. Altrimenti non starebbe sorridendo compiaciuta fra sé e sé come sta facendo ora.
Aumentiamo un po' la velocità, approfittando del fatto che un gruppo di ragazzi ha appena abbandonato la pista. A quanto pare, però, Claire non ha calcolato bene la spinta e in un attimo si ritrova a terra. Prova a rialzarsi, ma una smorfia di dolore le attraversa il viso e ripiomba sul ghiaccio. Quando mi avvicino, mi dice che forse cadendo ha accidentalmente appoggiato male il polso. Difatti sembra farle talmente male da non riuscire nemmeno a muoverlo.
Le avvolgo l'addome con un braccio e l'aiuto a rialzarsi, poi con cautela raggiungiamo il bordo della pista per valutare se è il caso di riaccompagnarla a casa.
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Dal momento in cui riapro gli occhi avverto un'emicrania lancinante, tanto che sono costretto a rimanere disteso sotto alle coperte ancora qualche secondo. Quando mi abituo alla sensazione di dolore martellante, scosto le coperte e scendo dal letto. L'ora sul display del cellulare indica le sette del mattino. Sono piuttosto sorpreso, perché non mi ricordo quand'è stata l'ultima volta che mi sono alzato ad un orario decente. Di solito mi sveglio in piena notte o all'alba e rimango sveglio fino a quando non arriva un orario accettabile per iniziare a prepararmi per andare a scuola. Nemmeno stavolta, però, ho la certezza di aver sognato. Affronto essenzialmente ogni giornata all'insegna del dubbio, vivendo in uno stato di allerta ogni fottuto secondo fino a quando non mi corico la sera. Penso che solo un sordomuto presti così tanta attenzione ai comportamenti delle persone come faccio io. Infatti, devo sempre tenere d'occhio ogni sguardo, commento, posizione del corpo del mio interlocutore per capire se devo fare marcia indietro perché sto dicendo una stronzata mai successa ed elaborata come verità dalla mia mente durante il sonno, oppure se posso continuare. Per questo motivo cerco di mantenere argomenti di conversazione neutri, ma capisco che non si possono costruire amicizie profonde limitandosi a parlare del tempo, così mi ritrovo a rischiare spesso.
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Venom// Jonah Marais Why Don't We
FanfictionAmore è solo una parola, ma tu porti la definizione.