- Amore all'ottanta percento, c'è qualcosa che ci vorresti dire?
Nemmeno il tempo di richiudermi la porta di casa alle spalle, che la voce di zia Laila rimbomba allegra all'interno del piccolo salotto di casa mia. Dire che sono sorpresa è un eufemismo, visto che l'ultima volta che zia Laila è venuta a fare visita a sua sorella, cioè mia madre, io dovevo ancora cominciare le superiori. Ora sono al penultimo anno, quindi ho ragione di essere sbigottita da questo incontro inatteso.
Guardo con aria interrogativa mia madre, seduta sul bordo del divano e a debita distanza da sua sorella. La sua schiena è rigida, segno di tensione. Non fa che rigirarsi fra le mani una tazza bianca, senza mostrare interesse per il contenuto.
- Laila è venuta a parlarci del negozio. Non ha più clienti e deve chiudere.- dice secca mia madre.
- Le cose non stanno affatto così. Non è così che ti ho descritto la situazione!- esclama mia zia con tono offeso.
- Ti sei persa in utili giri di parole, ma il succo del discorso è questo.
- È solo un momento di defaillance, con il tuo aiuto posso superarlo e, una volta sistemata la situazione, sai che ti renderò tutto.
- Sai cosa ti dico? Hai voluto fare quello che volevi, ti sei aperta il negozio e avresti dovuto prevederlo e tenerti da parte i soldi invece di spenderli in cianfrusaglie.- mia madre alza la voce in un modo che non le ho mai sentito fare.
- Mi potete spiegare di cosa state parlando?- le interrompo.
- Cara, vuoi del tè?
- No, zia, voglio sapere cosa sta succedendo col negozio.- il mio tono è più duro di quanto volessi, tanto che zia Laila sussulta, facendo tintinnare la marea di braccialetti che le circondano i polsi.
- D'accordo. Hai ragione.- si schiarisce la voce e lancia un'occhiata timorosa a mia madre, ma lei non la degna di uno sguardo. Continua a rigirarsi la tazza fra le mani fissando un punto indefinito sul pavimento davanti a sé.
- Penso che l'abbia notato anche tu, visto che vieni spesso ad aiutarmi.- comincia a parlare mia zia.- Ultimamente gli affari non vanno proprio a gonfie vele.
- Oh, per favore.- sbuffa contrariata mia madre.- Di' le cose come stanno in realtà: stai accumulando debiti su debiti.
- Però non voglio chiudere.- si affretta ad aggiungere mia zia.- Per questo sono venuta a proporre a tua madre un accordo, ma non ha voluto accettarlo.
- Non voglio e non posso.- specifica mia madre.
- Di che accordo si tratta?
- Per mandare avanti il negozio ho pensato di entrare in affari con i Gray, gli imprenditori che abitano appena fuori città. Penso tu li abbia già sentiti nominare.
Annuisco.
- Loro figlia, Loren, frequenta la mia stessa scuola.- confermo, un po' sorpresa per il fatto che mia zia conosca i Gray. Voglio dire, non siamo esattamente il tipo di persone che girano con giacche da duemila dollari e una supercar.
- Ecco, loro sarebbero disposti a prestarmi il denaro che mi serve se in cambio tua madre fa da garante.
- Laila, quella è gente da cui bisogna stare alla larga.- ribatte mia madre con tono esasperato, come se fosse la decima volta che glielo ripete.
- Perché devi rivolgerti proprio a loro? Perché non possiamo prestarti noi i soldi?- domando confusa.
- È una lunga storia.- risponde cauta mia zia, misurando con cura le parole.- Diciamo che tanti anni fa ho commesso un errore e per questo ora siamo... legati, se così si può dire.
- È gente pericolosa e tu lo sai meglio di me.- la interrompe mia madre, poggiando la tazza sul tavolino di marmo e alzandosi in piedi.- Un passo falso e tutti noi ci ritroviamo coinvolti nella spire della criminalità. Ora, se permetti, devo andare. La lezione di pianoforte di Keith finirà fra poco e devo andare a prenderla a scuola.
Zia Laila annuisce, si alza e si aggiusta lo scialle intorno alle spalle. Mi saluta con un abbraccio frettoloso prima di seguire mia madre fuori di casa, lasciandomi sola nella stanza. Ho ancora il cappotto addosso e una marea di domande che mi frullano in testa.
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La conversazione con zia Laila non fa che rimbalzarmi in testa di continuo, come una pallina da ping pong. Non riesco nemmeno a concentrarmi sui compiti, che sto facendo sul letto con una marea di fogli, penne, evidenziatori e libri sparsi tutt'intorno a me. Posso dire che questo caos rispecchia quello nella mia mente al momento.
Sospiro e rileggo per la terza volta la consegna della relazione di letteratura che devo scrivere per dopodomani, ma non riuscendo a concentrarmi non riesco nemmeno a farmi venire in mente delle idee decenti. Di sicuro non è un caso che sulla copertina del libro di inglese ci sia il disegno ad acquerello di un garofano giallo, simbolo di sdegno e dolore. Mordicchio l'estremità della matita per qualche minuto ancora, sperando in un'illuminazione, ma ho la testa da un'altra parte. Con un sospiro di frustrazione decido di lasciar perdere e riprovarci domani, anche perché sono le undici passate. Mia sorella dorme da un pezzo ormai. Il suo respiro leggero e regolare proveniente dall'altra parte della stanza rischia di venire interrotto più volte dai miei miseri tentativi di non fare troppo rumore nel prepararmi lo zaino. Dopo essermi infilata il pigiama, faccio per spegnere la luce della lampada sulla mia scrivania e andare a letto, ma la mia attenzione viene catturata dal mio cellulare che vibra sul comodino. Quando vado a recuperarlo, curiosa di sapere chi mi cerca a quest'ora, noto che si tratta di un messaggio da parte di Aaron. Mi chiede se, visto che è da tanto tempo che io, lui e Anne non usciamo tutti insieme, mi andrebbe di andare al cinema con loro due questo fine settimana. Danno un film della Marvel che si chiama Venom. Sinceramente non me ne importa molto del film, l'unica cosa che conta per me è staccare la spina e passare un po' di tempo con i miei amici, perché fra i problemi degli altri- di cui mi sto facendo carico attraverso il Telefono Amico- e i miei- che comprendono mia zia, mia madre e Harvey- non mi sta rimanendo spazio per la mia vita sociale. Ah, no, giusto. Questo non è un problema dal momento che non ne ho mai avuta una.
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Venom// Jonah Marais Why Don't We
FanfictionAmore è solo una parola, ma tu porti la definizione.