Claire|| Crisantemo

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Io e Harvey camminiamo in silenzio in direzione del centro per andare all'attività di volontariato. Accelero il passo per non dover stare a fianco a lui. In questo momento preferirei essere lontana mille miglia da lui, dalle sue bugie, dal suo finto cambiamento. Vorrei tirarmi uno schiaffo in pieno viso per essere stata così stupida da averlo lasciato rientrare nella mia vita. 

- Va tutto bene?- mi domanda Harvey, uniformando il passo al mio.

Ignoro la sua domanda, tenendo lo sguardo fisso a terra. Cosa mi aspettavo da lui? Un cambiamento radicale? Un ritorno a ciò che siamo stati qualche mese fa? Non lo so nemmeno io. L'unica cosa certa è che provo un'immensa irritazione mista a confusione e rancore. 

- Ovviamente no.- si risponde da solo.

Ad un tratto, probabilmente stanco dei miei silenzi, Harvey si ferma in mezzo al marciapiede e comincia a recitare la parte della vittima, cosa di cui a questo punto non mi stupisco.

- Si può sapere che hai?- alza la voce, facendo voltare un paio di passanti.- Sto facendo di tutto per te. Mi sto sforzando con ogni fibra del mio essere di ritornare ad essere quello di una volta solo per fare un piacere a te. Mi spieghi dove sto sbagliando o hai intenzione di chiuderti come al solito nei tuoi silenzi di superiorità?

L'ultima frase mi punge sul vivo, tanto che sento le guance arrossarsi dalla rabbia. Mi fermo di botto e mi volto verso Harvey.

- I miei silenzi di superiorità?- sbotto.- Li chiami così i momenti in cui anziché sparire da un giorno all'altro, come avrei avuto il diritto di fare, ho scelto di darti una "seconda" possibilità dopo l'altra? Li chiami così i momenti in cui anziché litigare ho scelto di non chiederti più dove andassi il sabato sera? Hai una minima idea di quanto mi sia interrogata su cosa avessi sbagliato io? Di quanto abbia odiato me stessa perché preferivo incolpare me per quello che ci stava succedendo anziché te, che nel frattempo sostituivi le nostre uscite al cinema con feste da sballo con i tuoi nuovi amici e soprattutto...- la mia voce si spezza.- Hai sostituito me con una qualunque?

Guardo Harvey con disprezzo mentre tenta di arrampicarsi sugli specchi.

- Io...- boccheggia. 

- Senti. - sospiro.- Tu non sei mai cambiato. L'ho capito quando Marais prima ha parlato di quella festa e di te e Luna.

Lui fa per interrompermi, ma gli faccio segno di stare zitto.- Non riesco più a sopportare questo tira e molla. L'altro giorno, per un attimo, ho pensato che, forse, qualcosa si stesse riaggiustando.

- Ed è così, Claire!- esclama Harvey, provando ad afferrarmi una mano.

- No.- scuoto la testa e m i ritraggo, sentendo all'improvviso solo una grande stanchezza.- Non ce la faccio più a litigare con te. Non so perché tu insista tanto nel voler recuperare il nostro rapporto se poi nella realtà dei fatti rimani lo stesso. Quindi... finiamo qui questa sceneggiata, d'accordo? Non parlarmi più d'ora in avanti. 

Harvey prova ad obiettare, ma ormai è inutile. Giro sui tacchi e riprendo a camminare, lasciandolo dietro di me una volta per tutte. In tutti i sensi.

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Quando torno a casa, vorrei solo stendermi sotto alle coperte e dormire fino all'ultimo giorno di scuola. L'attività del Telefono Amico oggi mi è sembrata più pesante del solito e, come se non bastasse, dopo devo anche aiutare mia sorella coi compiti. 

Sto per tirare fuori il pigiama dal cassetto del comò quando sento il cellulare suonare. Vado a recuperarlo in fondo allo zaino e noto che si tratta di un numero sconosciuto. Mi batto una mano sulla fronte: mi sono totalmente dimenticata che Marais mi doveva chiamare. 

- Ciao, sono Jonah.

Ricambio il saluto, andando a sedermi sul bordo del letto. Dall'altro capo sento calare il silenzio.

- Hai avuto un arresto cardiaco o possiamo parlare dei vestiti per il ballo d'inverno?- domando dopo un po'.

- Oh, cazzo.- lo sento imprecare sottovoce dopo qualche secondo di silenzio.

- Eh già.- commento con tono ironico.- Mi devi accompagnare sul serio al ballo. Mi dispiace, non era uno scherzo.

Silenzio totale. 

- Ho paura a chiedertelo, ma cosa stai facendo?- chiedo, stranita dal comportamento di Jonah.- È difficile mettersi d'accordo se non parli. 

- Allora sei tu.- bisbiglia lui con voce incredula.- Sei tu.

- Claire? Sì, a quanto pare sono io.

- Intendo la ragazza del Telefono Amico. Tu hai parlato con me, ho riconosciuto la tua voce.

- Oh.- esclamo. 

Ho parlato con così tante persone che mi ci vuole qualche istante, ma poi me ne rendo conto anch'io.

- Senti, è troppo imbarazzante. Pensavo fossi a mille miglia da me e invece siamo nella stessa scuola. E ci ho anche provato spudoratamente con te senza sapere che fossi... tu.

- Perché, se l'avessi saputo non l'avresti fatto?

Non so dove trovo il coraggio di domandarglielo. Fatto sta che la risposta di Jonah mi spiazza più del mio comportamento.

- L'avrei fatto di persona.- replica con nonchalance. 

Mi sento arrossire fino alla radice dei capelli. Meno male che non può vedermi, altrimenti mi scaverei una fossa profonda fino al nucleo della Terra.

- Sai, ora che ci penso questa storia potrebbe avere un risvolto interessante.

- Non diventerò la tua terapeuta personale, se è questo a cui pensi.

- Però potremmo vederci qualche volta. Sarebbe bello sentire più spesso quella voce che ho sempre sentito distorta dal telefono. 

- Io...- comincio, titubante.- Non so come ci si comporti in queste situazioni. Voglio dire, non è stata violata la tutela dell'anonimato? Ho dovuto firmare un sacco di carte prima di cominciare, non vorrei che...

- Stai tranquilla, Dio mio.- mi interrompe Jonah ridacchiando.- Non ho intenzione di denunciarti. 

- Sul serio, possiamo finirla qua. Non devi accompagnarmi per forza al ballo, l'ho detto solo per ferire Harvey e ora che io e lui non ci parliamo più non ha senso continuare. E poi non so ballare. 

- Senti, giuro solennemente che non ti farò firmare nessun contratto prematrimoniale.- scherza Jonah.- Ormai mi hai incuriosito e mi farebbe piacere conoscerti. Il ballo è solo un modo per agevolare il tutto. 

- Non lo so...- non sono ancora convinta. Sospiro, cercando le parole giuste per comunicare a Jonah qual è il vero nocciolo della questione.- Il fatto è che io so cose di te che non dovrei sapere. E se anche tu avessi voluto dirle a qualcuno, di certo non saresti venuto da me se mi avessi conosciuta di persona. È una specie di imbroglio.

- Imbroglio?- ripete Jonah con tono perplesso.- Credo di non aver seguito l'ultima parte del tuo ragionamento.

- È quella che io chiamo "una situazione crisantemo".- sospiro.- Perché in alcune culture è considerato il fiore per onorare i morti, mentre in realtà è portatore di bene, gioia e prosperità. Quello che sto cercando di dirti- continuo, ormai spazientita- è che è una situazione controversa e...

- Va bene.- mi interrompe di nuovo.- Facciamo che tu e la tua "situazione crisantemo" venite al centro commerciale con me domani, dopo le lezioni. Ti aspetterò fuori dal cancello. Ah, e avvisa i tuoi genitori che non tornerai per cena. 


Venom// Jonah Marais Why Don't WeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora