Mi guardo allo specchio più e più volte, cercando di trovare un senso al miserabile riflesso restituito dallo stretto specchio del camerino. Il vestito che ho addosso assomiglia a uno scampolo di stoffa abbandonato sul fondo di una scatola da cucito di un gigante: il tessuto è pesante e ruvido contro la mia pelle, pieno di grinze e di un colore alquanto discutibile. Inoltre, è troppo largo nella parte superiore e decisamente troppo lungo.
- Come va là dentro?- mi domanda Jonah. Mi sta aspettando in piedi fuori dal mio camerino da almeno cinque minuti.
- Male. Molto male.- sospiro, afferrando la zip sul lato destro del vestito per abbassarla e togliermi di dosso questo sacco di iuta.
- Te l'avevo detto che era osceno. È come se Gordon Ramsay preparasse un sofisticatissimo controfiletto di vitello gratinato con salsa italiana e poi ci piazzasse a fianco le patatine fritte del McDondald's.
Non riesco a trattenere un sorriso. Chissà come gli vengono in mente certi paragoni.
- Ti ringrazio per avermi appena dato del vitello gratinato.- replico, con tono fintamente offeso.
- Credimi, se avessi idea di cosa sto parlando ti sentiresti lusingata.- scherza ancora Jonah.
Scuoto la testa senza riuscire a smettere di sorridere. Non so perché, ma pensavo che Jonah sarebbe stato molto più... distaccato. Voglio dire, i suoi occhiali da sole costano più del mio intero guardaroba, ho il diritto di pensare avrebbe preso un po' le distanze da me.
Mi infilo in fretta i miei vestiti e riappendo l'abito sulla gruccia, lasciandolo poi sopra al bancone appena fuori dai camerini. La commessa non ci saluta nemmeno quando usciamo dal negozio. Anzi, ci rivolge un'occhiata truce che lascia intendere che ha origliato le nostre conversazioni.
Quando lo faccio notare a Jonah, lui getta la testa all'indietro e scoppia a ridere.
- Meglio così. Forse si sarà resa conto che il mercatino dell'usato a confronto è un negozio di Gucci.
Trascino Jonah in altre due botteghe, ma se nella prima non ci sono abiti abbastanza eleganti per il ballo, nella seconda sono rimaste solo taglie forti. In un quarto negozio, dopo una buona mezz'ora trascorsa a passare in rassegna ogni capo d'abbigliamento come se fossi un cane da tartufo, trovo finalmente un vestito piuttosto carino. È bordeaux, ha le maniche lunghe e in pizzo e un corpetto stretto sopra ad una gonna leggermente plissettata. Mi piace il contrasto fra il tessuto rosso scuro e la mia pelle diafana.
- Mi piacerebbe provarlo. Credo che sia anche della taglia giusta.- guardo Jonah tenendo il vestito sollevato davanti a me.
Jonah, però, scuote la testa e mi fa notare una macchia nera sul bordo inferiore del tessuto, che a me, troppo occupata a rallegrarmi per non aver sprecato tutto il pomeriggio alla ricerca di un vestito, era evidentemente sfuggita. Alzo gli occhi al cielo, esasperata. Sul più bello che sembrava avessimo trovato un vestito decente, scopro che ha un difetto di fabbrica e che, a parte quello che sto tenendo in mano, non ci sono vestiti della stessa taglia.
Riappendo la gruccia sull'appendiabiti mobile e saluto il commesso, il quale ricambia con un cenno desolato. Sono molto amareggiata, anche perché quel vestito costava solo trenta dollari. Il ballo è questo fine settimana e ovviamente non mi sono preoccupata prima di cercare un abito perché non era previsto che ci andassi.
- Senti, non ci voglio più venire al ballo.- esordisco ad un certo punto mentre io e Jonah stiamo camminando verso le scale mobili che conducono al primo piano.- Sono certa che troverai in meno di un secondo qualche altra ragazza con cui andarci. Ah, e se pensi di essere in debito con me per quella notte, be', siamo a posto così.
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Venom// Jonah Marais Why Don't We
Fiksi PenggemarAmore è solo una parola, ma tu porti la definizione.